Quasi mezzo miliardo di nuove perdite al mese. È questo, secondo la Fipe, il danno a carico dei pubblici esercizi provocato dal Dpcm firmato nella notte dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte. «Scongiurare una nuova chiusura generalizzata deve essere la priorità assoluta per ciascuno di noi. Ma stiamo chiudendo uno dopo l'altro. Se agli operatori della ristorazione e dell’intrattenimento viene chiesto l'ennesimo sacrificio, è necessario che lo Stato ci metta nelle condizioni di sopravvivere».
Bar ancora penalizzati dall'ultimo decreto
La Federazione Italiana dei Pubblici Esercizi (Fipe) torna a chiedere un intervento del Governo a sostegno del
comparto della ristorazione a poche ore dall’entrata in vigore delle
nuove restrizioni, che riguardano soprattutto i locali pubblici, in particolare bar,
catering e locali notturni.
L’associazione fa anche una stima delle perdite che il decreto potrebbe provocare sull’intero comparto, compresi catering e locali notturni: «L’ultimo Dpcm - spiega la Fipe in una nota - avrà un
effetto devastante sul catering, sui bar e soprattutto sui locali notturni e sulle imprese dell’intrattenimento. Parliamo di una mazzata sui fatturati dei pubblici esercizi da 470 milioni di euro ogni mese. Ecco perché è necessario destinare immediatamente contributi a fondo perduto per coprire i mancati incassi. Ed è necessario che
sindaci e presidenti di Regione incrementino i controlli nelle zone della
movida per punire i comportamenti irresponsabili e scorretti».
I provvedimenti resteranno in vigore almeno fino a metà novembre, tuttavia la richiesta della Fipe è quella di «ridurre al minimo indispensabile la durata delle nuove misure restrittive».
Aldo Cursano
Sugli effetti del nuovo decreto, che se da un lato ha salvato i ristoranti (confermando la chiusura alle 24, pur con la limitazione di 6 persone al massimo per ogni tavolo), dall’altro ha però colpito duramente i bar (con lo stop delle consumazioni al banco alle 18 di fatto si è azzerato l’aperitivo consumato in piedi), è intervenuto anche il vicepresidente vicario della Fipe,
Aldo Cursano, secondo cui il Dpcm «uccide banqueting e catering e ogni forma di svago e intrattenimento. La ristorazione, di sera, può tirare il fiato - ha detto - ma l’emozionalità viene meno e il sentimento dominante è la paura.
Siamo visti come un problema. Dobbiamo quindi esigere misure compensative come indennizzi per la perdita di fatturato, credito di imposta sugli affitti, prolungamento della cassa integrazione».
BELLANOVA: IMPORTANTE RISULTATO RISTORAZIONE APERTA FINO ALLE 24Dal Governo, invece, la ministra dell’Agricoltura,
Teresa Bellanova, rivendica la scelta dell’intero Governo di tenere aperti i ristoranti fino a mezzanotte, come un aiuto proprio al comparto della ristorazione. «È importante essere riusciti a mantenere fino alle 24 l’orario di apertura per gli esercizi della ristorazione - ha detto Bellanova - Un punto che ho difeso con forza.
A quelle aziende, che sono a pieno titolo parte importante della filiera agroalimentare, con i precedenti Decreti abbiamo chiesto la riorganizzazione degli spazi, l’adeguamento alle prescrizioni a tutela della salute di personale e clienti, l’installazione di presidi necessari al distanziamento. Norme che gli esercizi rispettano, a fronte di sacrifici e investimenti importanti che non devono essere vanificati».
Teresa Bellanova
La ministra dell’Agricoltura ha poi rinnovato la contrarietà sua e di tutto il Governo a ricorrere al coprifuoco, una misura eccezionale adottata da altri Paesi dell’Unione europea, come la Francia. «Vinciamo la battaglia contro il coronavirus se continuiamo a garantire, in piena sicurezza e tutela della salute, tutti i segmenti economici e anche gli spazi di normalità possibile - ha detto ancora la Bellanova - Il no al coprifuoco, su cui ci siamo battuti con molta determinazione, ha questa motivazione. Un’alleanza con i cittadini perché ragioni della salute e ragioni della vita corrano di pari passo».
INDINO (CONFCOMMERCIO): SE SITUAZIONE DAVVERO GRAVE, PERCHE’ NON SI E’ CHIUSO TUTTO?
Gianni Indino
«
Se la situazione fosse davvero così drammatica, come vanno ipotizzando tutti gli organi di informazione e tutti gli addetti sanitari, mi sarei aspettato una decisione più drastica, una chiusura contenuta nel tempo, ma totale, per contraStare in maniera decisa il diffondersi della malattia». Così
Gianni Indino, presidente vicepresidente di Confcommercio Emilia Romagna, con delega al Turismo. «Ho sempre chiesto di tenere sotto controllo anche l'economia - ha aggiunto - perché con le chiusure si sarebbe dato un colpo mortale alla stessa. Io però avrei chiuso tutto il possibile, avrei messo in campo un mini lockdown, e allo stesso tempo avrei emanato un decreto con il quale avrei messo a disposizione delle imprese un corposo intervento di natura economica che consentisse alle stesse di rimanere in vita sino al momento della ripartenza».