Il Decreto Lavoro penalizza i rider: l'algoritmo delle piattaforme rimane segreto

Sono state stralciate le norme dei decreti Trasparenza e Dignità quindi cancellato il diritto dei rider e di chi in generale lavora per una piattaforma digitale di conoscere le regole dell’algoritmo che regola il loro lavoro Per i sindacati all'attacco: «È una norma tremenda che ci fa tornare indietro»

04 maggio 2023 | 12:50

Anche i rider sono lavoratori, ma, purtroppo, spesso ce ne se dimentica. E dopo tanta strada fatta (non ancora finita) per garantire loro tutele che gli spettano di diritto, con il Decreto Lavoro, approvato il 1° maggio dal Consiglio dei Ministri, i raider hanno ricevuto una doccia fredda. Dal Decreto lavoro sono state, infatti, stralciate le norme dei decreti Trasparenza, emanato la scorsa estate dal ministro del Lavoro Andrea Orlando, e Dignità. Cosa significa? Significa che è stato cancellato il diritto dei rider e di chi in generale lavora per una piattaforma digitale, di conoscere le regole dell’algoritmo che regola il loro lavoro. Un gradissimo regalo per le piattaforme, secondo i sindacati che commentano: «È una norma tremenda che ci fa tornare indietro».

Decreto trasparenza, cosa era stato deciso dal governo precedente

Ma facciamo un passo indietro, recependo la direttiva europea in materia di informazioni e obblighi di pubblicazione sui rapporti di lavoro, il governo precedente, con il Decreto Trasparenza, aveva stabilito il diritto di accesso all’algoritmo a favore di chi lavora per una piattaforma. Un decreto, da subito, molto criticato dalle aziende che lamentavano l’eccessiva onerosità delle procedure, sostenute da Marina Calderone, oggi ministro del Lavoro, ma all’ora presidente dei Consulenti del lavoro. Per la Calderone era inaccettabile l’obbligo dei datori di lavoro di redigere un «corposissimo documento cartaceo» anziché prevedere più semplici rimandi a norme e contratti. Cosa che, appunto, vuole fare il nuovo Decreto Lavoro: «liberare il datore di lavoro da gravosi obblighi in materia di comunicazioni ai lavoratori» e rendere disponibili in maniera «più immediata ed agevole possibile» le informazioni ai lavoratori. Così l’articolo 25 del Decreto Lavoro definisce la lista delle informazioni che le imprese sono tenute a comunicare, dalla durata del periodo di prova e dei congedi, all’importo iniziale della retribuzione, dalla programmazione dell’orario di lavoro alle regole sugli straordinari…Il tutto facendo riferimento semplicemente riferimento ai contratti e ai regolamenti aziendali, pubblicati anche semplicemente sul web.

Decreto lavoro, l’algoritmo delle app resta segreto per i rider

Informazioni, che stando alle ultime bozze, dovranno essere fornite anche i rider. Ma qui c’è il ma: come riporta La Stampa, la norma chiarisce che anche in questo campo il datore di lavoro è tenuto ad informare il lavoratore dell’utilizzo di sistemi decisionali e di monitoraggio integralmente automatizzati, a patto però che questi sistemi non siano protetti da segreto industriale o commerciale.

«È una norma tremenda che ci fa tornare indietro anche rispetto alle sentenze sulla trasparenza algoritmica che abbiamo vinto nei confronti delle aziende delfood delivery» commenta Tania Scacchetti della segreteria nazionale Cgil - La cosa passa come semplificazione, per alleggerimento burocratico, ma è solo un grandissimo regalo alle piattaforme. Perché la formulazione adottata impedisce ogni livello informativo: non si chiede di conoscere l’algoritmo segreto, ma un dipendente deve sapere se c’è o meno un algoritmo che regola il suo lavoro e che effetti produce questo sulla sua prestazione». Ma quello che preoccupa ti più, conclude la sindacalista: «è l’intero intervento sul Decreto Trasparenza, con la cancellazione di una serie di obblighi informativi, ad essere pericoloso perché sottrae poteri ai lavoratori».

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Alberto Lupini


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