Dazi, da Trump all'Ue dopo 20 anni 40,5 miliardi di euro a rischio per l'Italia

I dazi americani contro l'Unione europea tornano dopo 20 anni, quando gli Usa nel 1999 fissarono una lista di prodotti sui quali sono stati applicati dazi doganali per un valore di 116,8 milioni di dollari all'anno

09 marzo 2018 | 14:37
La decisione del presidente degli Stati Uniti Donald Trump sui dazi alle importazioni di acciaio e alluminio rischia in effetti di scatenare un effetto valanga.


Donald Trump (foto: Ansa)

Nel lontano luglio 1999, come rappresaglia per la mancata revoca del divieto Ue alla carne agli ormoni, gli Stati Uniti annunciarono la lista di prodotti Ue su cui gli Usa stessi avevano applicato dazi ad valorem del 100%, tra i quali erano compresi per l'Italia tra gli altri i pomodori in scatola e i tartufi.

Ora si apre una guerra commerciale che mette a rischio 40,5 miliardi di esportazioni made in Italy che hanno raggiunto nel 2017 in Usa il record storico, grazie ad un aumento del 9,8% rispetto all'anno precedente. Gli Stati Uniti sono di gran lunga il principale mercato di riferimento per il Made in Italy fuori dall'Ue, con un impatto rilevante anche per l'agroalimentare.

La reazione di Federalimentare
Esprime preoccupazione Luigi Scordamaglia, presidente di Federalimentare. «Non è mai un fatto positivo quando la crescita del commercio mondiale viene ostacolata da dazi e neoprotezionismi», dice Scordamaglia, ricordando che gli Stati Uniti sono il primo mercato del food italiano fuori dalla Comunità europea e sono valsi nel 2016 per il nostro export alimentare 3 miliardi e 756 milioni di euro, con un tasso di crescita evidenziato negli undici mesi 2017 di +6,2%.


Luigi Scordamaglia (foto: De-gustare)

«Bisogna tuttavia riconoscere che Trump ha ragione quando afferma la necessità di difendersi da quei Paesi che aumentano le proprie quote di mercato facendo dumping ambientale o sociale. Troppo facile essere competitivi sfruttando manodopera minorile, non assicurando i livelli minimi di sicurezza sul lavoro, impiegando ingenti risorse in aiuti di Stato alle imprese o in sostegno all'esportazione, cosa ancora più grave quando si parla di agroalimentare e si mette così a rischio la salute del consumatore e la competitività delle nostre aziende, che operano secondo i più rigidi standard».

«L'Unione europea - prosegue il presidente di Federalimentare - valuti bene questi aspetti prima di procedere con accordi bilaterali e garantisca un livello di reciprocità in questi accordi che vada oltre generiche formule prive di valore in fase di implementazione».

Infine, la conclusione: «In caso poi di eventuali dazi Usa verso la Ue, non certo accusabile di dumping, l'Unione europea reagisca rivedendo le proprie sanzioni verso la Russia e rilanciando un progetto di maggiore integrazione dei mercati tra Ue e la Federazione Russa».


Brigitte Zypries (foto: Tagesspiegel)

L'attacco di Trump all'Europa, ma ancor di più alla Germania
I dati su acciaio e alluminio entreranno in vigore nel giro di 15 giorni, ma non coinvolgeranno Paesi come Canada e Messico; inoltre Trump ha suggerito che l'Australia e altre Nazioni potrebbero essere esentate dai dazi, se lui lo riterrà opportuno. Infatti le tariffe saranno, come da lui promesso, «giuste e flessibili» - al 25% sull'acciaio e al 10% sull'alluminio - ma il presidente Usa si riserverà il diritto di «alzarli o abbassarli» in qualsiasi momento, anche escludendo singoli Paesi.

Trump ha poi puntato il dito contro la Germania, evocando prima questioni commerciali, poi di difesa: «Abbiamo amici e nemici che si sono approfittati enormemente di noi da anni su commercio e difesa. Se guardiamo la Nato, la Germania paga l'1% e noi paghiamo il 4,2% di un Pil molto più importante. Questo non è giusto», ha concluso riferendosi alle spese militari.

La risposta della Germania
A riguardo si è espressa fin da subito la Germania, con le parole della ministra tedesca dell'Economia Brigitte Zypries: «Questo è protezionismo che urta contro partner stretti come l'Ue e limita il commercio libero. Stiamo saldamente dalla parte delle nostre imprese e dei loro dipendenti e lavoreremo a stretto contatto con la COmmissione per rispondere in modo ponderato ma chiaro».


Angela Merkel (foto: Si24)

La Confindustria tedesca Bdi si è espressa duramente: «Un affronto. Gli alti dazi su alluminio e acciaio sono un affronto. Il presidente degli Usa Trump rischia una guerra commerciale su scala mondiale che può solo perdere. Gli Usa danneggiano loro stessi».

Angela Merkel, sulla lunghezza d'onda dei colleghi, ha chiarito che i dazi «sono svantaggiosi a tutti». La sua volontà è che l'Europa ora «curi il canale del dialogo con gli Usa, ma anche con gli altri partner colpiti da effetti collaterali come la Cina».

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Alberto Lupini


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