I dazi fermano l’export E in Usa crescono i tarocchi
A due mesi esatti dall’entrata in vigore delle tariffe aggiuntive del 25% sui prodotti agroalimentari, le esportazioni verso gli Stati Uniti dei prodotti made in Italy sono praticamente ferme (+0,6%) . Nei primi 9 mesi del 2019 la crescita era stata del 14,1%. E c’è lo spauracchio di nuovi rincari da gennaio
17 dicembre 2019 | 12:06
Due mesi di dazi ed è già tempo di bilanci e i numeri non sono affatto confortanti: le esportazioni verso gli Stati Uniti sono crollate, restando sui livelli di settembre. Un duro colpo per l’agroalimentare italiano, se si considera soprattutto che nei primi nove mesi dell’anno l’incremento dell’export viaggiava al ritmo del 14,1%.
L’allarme è stato lanciato dalla Coldiretti sulla base dell’analisi sui dati Istat relativi al commercio estero, che evidenzia gli effetti delle misure protezionistiche Usa scattate il 18 ottobre contro una lista di beni europei che ha colpito molte delle più note specialità tricolori, dal Parmigiano Reggiano al Grana Padano, dall’Asiago al Gorgonzola fino alla Fontina ma anche salumi, agrumi, succhi e liquori.
Nella black list decisa dalla Rappresentanza Usa per il commercio (Ustr) nell’ambito della disputa nel settore aereonautico tra l’americana Boeing e l’europea Airbus - ricorda Coldiretti - ci sono complessivamente beni alimentari italiani per un valore all’esportazione di circa mezzo miliardo di euro, colpiti da aumenti tariffari aggiuntivi del 25% che hanno provocato il rincaro dei prezzi al consumo ed una preoccupante riduzione degli acquisti da parte dei cittadini e ristoratori statunitensi.
Il dazio per il Parmigiano Reggiano e per il Grana Padano ad esempio è passato da 2,15 dollari al chilo a circa 6 dollari al chilo. Il risultato è che il consumatore americano ora lo deve acquistare a un prezzo di oltre 45 dollari, un valore pari a più del doppio di quello del parmesan, la versione tarocca realizzata negli Usa. A beneficiare della situazione è infatti la lobby del falso formaggio Made in Italy in Usa (CCFN) che - sottolinea la Coldiretti - ha esplicitamente chiesto con una lettera al presidente Donald Trump di imporre tasse alle importazioni di formaggi europei.
A trarne vantaggio infatti - spiega la Coldiretti - sono state proprio le brutte copie americane realizzate in Wisconsin, California e nello Stato di New York, dal parmesan con un aumento della produzione ad ottobre del 5,7% rispetto al mese precedente fino al Romano con un balzo del 32,2% nello stesso periodo.
«In attesa della sentenza del Wto sui sussidi americani a Boeing e degli sviluppi del negoziato in corso, è sempre più urgente l’attivazione di aiuti compensativi ai settori più duramente colpiti come richiesto per prima dalla Coldiretti e successivamente condiviso a livello nazionale e comunitario», ha affermato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare la necessità di “rafforzare i programmi di promozione dei prodotti agricoli nei paesi terzi e concedere sostegno agli agricoltori che rischiano di subire gli effetti di una tempesta perfetta tra dazi Usa e pericolo di Brexit senza accordo, dopo aver subito fino ad ora una perdita di un miliardo di euro negli ultimi cinque anni a causa dell’embargo totale della Russia».
Il protezionismo Usa oscura i prodotti italiani
L’allarme è stato lanciato dalla Coldiretti sulla base dell’analisi sui dati Istat relativi al commercio estero, che evidenzia gli effetti delle misure protezionistiche Usa scattate il 18 ottobre contro una lista di beni europei che ha colpito molte delle più note specialità tricolori, dal Parmigiano Reggiano al Grana Padano, dall’Asiago al Gorgonzola fino alla Fontina ma anche salumi, agrumi, succhi e liquori.
Nella black list decisa dalla Rappresentanza Usa per il commercio (Ustr) nell’ambito della disputa nel settore aereonautico tra l’americana Boeing e l’europea Airbus - ricorda Coldiretti - ci sono complessivamente beni alimentari italiani per un valore all’esportazione di circa mezzo miliardo di euro, colpiti da aumenti tariffari aggiuntivi del 25% che hanno provocato il rincaro dei prezzi al consumo ed una preoccupante riduzione degli acquisti da parte dei cittadini e ristoratori statunitensi.
Il dazio per il Parmigiano Reggiano e per il Grana Padano ad esempio è passato da 2,15 dollari al chilo a circa 6 dollari al chilo. Il risultato è che il consumatore americano ora lo deve acquistare a un prezzo di oltre 45 dollari, un valore pari a più del doppio di quello del parmesan, la versione tarocca realizzata negli Usa. A beneficiare della situazione è infatti la lobby del falso formaggio Made in Italy in Usa (CCFN) che - sottolinea la Coldiretti - ha esplicitamente chiesto con una lettera al presidente Donald Trump di imporre tasse alle importazioni di formaggi europei.
A trarne vantaggio infatti - spiega la Coldiretti - sono state proprio le brutte copie americane realizzate in Wisconsin, California e nello Stato di New York, dal parmesan con un aumento della produzione ad ottobre del 5,7% rispetto al mese precedente fino al Romano con un balzo del 32,2% nello stesso periodo.
«In attesa della sentenza del Wto sui sussidi americani a Boeing e degli sviluppi del negoziato in corso, è sempre più urgente l’attivazione di aiuti compensativi ai settori più duramente colpiti come richiesto per prima dalla Coldiretti e successivamente condiviso a livello nazionale e comunitario», ha affermato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare la necessità di “rafforzare i programmi di promozione dei prodotti agricoli nei paesi terzi e concedere sostegno agli agricoltori che rischiano di subire gli effetti di una tempesta perfetta tra dazi Usa e pericolo di Brexit senza accordo, dopo aver subito fino ad ora una perdita di un miliardo di euro negli ultimi cinque anni a causa dell’embargo totale della Russia».
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