La Cultura rilancia i borghi. Opportunità per i ristoranti
Il ministro Franceschini ha presentato le sue proposte per il Recovery Plan di fronte al Fai. Sul tavolo 1,65 miliardi per il recupero edilizio di edifici rurali. E loro eventuale conversione commerciale . Un patrimonio di immobili che vale due milioni di euro da recuperare per dedicarlo a nuove attività di accoglienza e ristorazione
22 marzo 2021 | 15:02
La Cultura scende in campo. Il palcoscenico è stato il XXV convegno nazionale dei delegati e volontari del Fai-Fondo ambientale italiano. Da qui, il ministro della Cultura Dario Franceschini ha presentato le sue proposte per il Recovery Plan relative al rilancio dei beni italiani. Dopo l’ufficialità del decreto Sostegni che assegna al turismo solo parte dei ristori e un fondo speciale per la montagna da 700 milioni, il rilancio parte dai piccoli borghi che costellano la Penisola. E che potrebbero diventare una soluzione sostenibile alla questione abitativa. Ora sensibilmente acuita dall’emergenza Covid, con l’Istat che segnala prezzi in aumento del +1,9% anche nel 2020 segnato dalla pandemia.
Dote da 1,6 miliardi per ridare vita alle aree lontane dalle grandi città
Durante l’incontro sul tema dell’ambiente italiano come frutto dell’intervento dell’uomo nel contesto della natura, Franceschini ha indicato prima di tutto le basi finanziarie dell’operazione: un miliardo per il recupero e riuso dei piccoli borghi spopolati o abbandonati (circa 6.000, soprattutto sulla dorsale appenninica), 650 milioni per il restauro di casali, depositi agricoli, rustici. La mossa punta a sfruttare le risorse del Piano di resilienza e ripartenza per ridare vita a molte aree lontane dai grandi centri. «Il Covid ci ha costretti a cambiare stili di vita e a compiere scelte nuove. È possibile che conserveremo numerosi aspetti della nostra “nuova” quotidianità. Penso alla possibilità di lavorare dove si vuole, anche lontani dalle città e in zone dove si può felicemente vivere in contatto con la natura e il paesaggio», ha affermato Franceschini.
Da fattoria a ristorante: si può
Da qui la proposta di un bonus per il recupero dell’edilizia rurale. Che potrebbe diventare opportunità per riscoprire il territorio e rilanciare le attività turistiche e ristorative. «Non dovrebbero esserci vincoli d’uso: potrebbero restare manufatti destinati all’agricoltura oppure trasformarsi in abitazioni, in uffici, agriturismi, ristoranti, sedi aziendali. Naturalmente sarà indispensabile assicurare la banda larga in questo caso», ha aggiunto Franceschini.
Il ruolo dei Comuni
Ingranaggi essenziali di questo piano saranno le amministrazioni comunali che avrebbero il compito di facilitare il recupero da parte del privato. Perché, «per riattivare un borgo non basta restaurare il municipio o la chiesa», ha concluso Franceschini.
Italiani a caccia di occasioni
D’altronde, l’interesse non sembra mancare. Come riporta il Sole 24 Ore, la caccia alla casa fuori città, in nuovi contesti più piccoli e immersi nella natura è cominciata già durante lo scorso lockdown e le compravendite del quarto trimestre 2020 sono risultate in aumento del +8,8% sul 2019. Contestualmente, il virus ha rallentato gli spostamenti verso le città.
Coldiretti: oltre due milioni di immobili a rischio degrado
Ad accogliere con favore la notizia è stata la Coldiretti che conta un patrimonio nazionale di oltre due milioni di edifici rurali fra malghe, cascine, fattorie, masserie e stalle a rischio degrado. Situazioni che potrebbero essere recuperate sulla scorta delle mutate abitudini ed esigenze abitative e lavorative impresse dalla pandemia e che farebbero della campagna non solo una meta da gita fuori porto, ma vero e propria «scelta di vita». Un trend già in atto e che registra +29% di ricerche sui siti specializzati.
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Per l'accoglienza servono infrastrutture
In Italia, ha ricordato la Coldiretti «i centri sotto i 5mila abitanti sono 5.498, quasi il 70% del totale. Ospitano il 16,5% della popolazione nazionale ma rappresentando il 54% dell’intera superficie italiana hanno anche ampi margini di accoglienza residenziale in un paesaggio fortemente dalle produzioni agricole, dalle dolci colline pettinate dai vigneti agli ulivi secolari, dai casali in pianura alle malghe di montagna, dai verdi pascoli ai terrazzamenti fioriti, che contrastano il degrado ed il dissesto idrogeologico».
Per riuscire nell’intento, però, è necessario far marciare anche le infrastrutture. Come la banda larga. «Facciamo i conti ogni giorno con insostenibili ritardi sulle infrastrutture telematiche ed è quindi strategico superare il digital divide che spezza il Paese fra zone servite dalla banda larga e altre invece no, fra città e campagne, per far esplodere le enormi risorse che il territorio può offrire», ha affermato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini. Attualmente, appena il 68% dei cittadini dispone di connessione a banda larga nei comuni con meno di duemila abitanti.
Dote da 1,6 miliardi per ridare vita alle aree lontane dalle grandi città
Durante l’incontro sul tema dell’ambiente italiano come frutto dell’intervento dell’uomo nel contesto della natura, Franceschini ha indicato prima di tutto le basi finanziarie dell’operazione: un miliardo per il recupero e riuso dei piccoli borghi spopolati o abbandonati (circa 6.000, soprattutto sulla dorsale appenninica), 650 milioni per il restauro di casali, depositi agricoli, rustici. La mossa punta a sfruttare le risorse del Piano di resilienza e ripartenza per ridare vita a molte aree lontane dai grandi centri. «Il Covid ci ha costretti a cambiare stili di vita e a compiere scelte nuove. È possibile che conserveremo numerosi aspetti della nostra “nuova” quotidianità. Penso alla possibilità di lavorare dove si vuole, anche lontani dalle città e in zone dove si può felicemente vivere in contatto con la natura e il paesaggio», ha affermato Franceschini.
Da fattoria a ristorante: si può
Da qui la proposta di un bonus per il recupero dell’edilizia rurale. Che potrebbe diventare opportunità per riscoprire il territorio e rilanciare le attività turistiche e ristorative. «Non dovrebbero esserci vincoli d’uso: potrebbero restare manufatti destinati all’agricoltura oppure trasformarsi in abitazioni, in uffici, agriturismi, ristoranti, sedi aziendali. Naturalmente sarà indispensabile assicurare la banda larga in questo caso», ha aggiunto Franceschini.
Il ruolo dei Comuni
Ingranaggi essenziali di questo piano saranno le amministrazioni comunali che avrebbero il compito di facilitare il recupero da parte del privato. Perché, «per riattivare un borgo non basta restaurare il municipio o la chiesa», ha concluso Franceschini.
Italiani a caccia di occasioni
D’altronde, l’interesse non sembra mancare. Come riporta il Sole 24 Ore, la caccia alla casa fuori città, in nuovi contesti più piccoli e immersi nella natura è cominciata già durante lo scorso lockdown e le compravendite del quarto trimestre 2020 sono risultate in aumento del +8,8% sul 2019. Contestualmente, il virus ha rallentato gli spostamenti verso le città.
Coldiretti: oltre due milioni di immobili a rischio degrado
Ad accogliere con favore la notizia è stata la Coldiretti che conta un patrimonio nazionale di oltre due milioni di edifici rurali fra malghe, cascine, fattorie, masserie e stalle a rischio degrado. Situazioni che potrebbero essere recuperate sulla scorta delle mutate abitudini ed esigenze abitative e lavorative impresse dalla pandemia e che farebbero della campagna non solo una meta da gita fuori porto, ma vero e propria «scelta di vita». Un trend già in atto e che registra +29% di ricerche sui siti specializzati.
Per l'accoglienza servono infrastrutture
In Italia, ha ricordato la Coldiretti «i centri sotto i 5mila abitanti sono 5.498, quasi il 70% del totale. Ospitano il 16,5% della popolazione nazionale ma rappresentando il 54% dell’intera superficie italiana hanno anche ampi margini di accoglienza residenziale in un paesaggio fortemente dalle produzioni agricole, dalle dolci colline pettinate dai vigneti agli ulivi secolari, dai casali in pianura alle malghe di montagna, dai verdi pascoli ai terrazzamenti fioriti, che contrastano il degrado ed il dissesto idrogeologico».
Per riuscire nell’intento, però, è necessario far marciare anche le infrastrutture. Come la banda larga. «Facciamo i conti ogni giorno con insostenibili ritardi sulle infrastrutture telematiche ed è quindi strategico superare il digital divide che spezza il Paese fra zone servite dalla banda larga e altre invece no, fra città e campagne, per far esplodere le enormi risorse che il territorio può offrire», ha affermato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini. Attualmente, appena il 68% dei cittadini dispone di connessione a banda larga nei comuni con meno di duemila abitanti.
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Alberto Lupini
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