Coronavirus, la Cina è isolata E in Italia fioccano le disdette
L’epidemia ha costretto Starbucks a chiudere 2mila punti vendita. Stessa scelta per McDonald’s. Intanto il calo delle prenotazioni negli alberghi preoccupa il settore del turismo. Timori per l’economia mondiale
29 gennaio 2020 | 17:25
Mentre cresce di ora in ora il numero di morti (al momento oltre 130) e di persone infettate (più di 6mila), i timori sulle ricadute economiche del coronavirus stanno contagiando un po’ tutti i continenti, non solo quello asiatico. Nelle scorse ore la Toyota ha bloccato la produzione nel Paese, mentre Starbucks, McDonald’s e Ikea hanno chiuso temporaneamente metà dei punti vendita.
Le prime ripercussioni sul turismo in Europa sono già tangibili: le compagnie aeree British Airways, United Airlines, American Airlines e Lufthansa hanno sospeso tutti i voli da e per la Cina fino a data da destinarsi. In Italia l’allarme è stato lanciato dal presidente di Federalberghi Bernabò Bocca: «Per il turismo – ha detto – il contraccolpo è già stato immediato ma ci stiamo preparando a contare danni ancora più gravi. E non saranno perdite indifferenti, possiamo già dirlo. Sono infatti convinto che ancora non abbiamo percepito la vera dimensione del problema: noi di cancellazioni e disdette ne stiamo già vedendo moltissime. Per il mercato cinese sarà un anno molto complicato».
Migliaia di negozi sono stati chiusi in Cina
Le prime ripercussioni sul turismo in Europa sono già tangibili: le compagnie aeree British Airways, United Airlines, American Airlines e Lufthansa hanno sospeso tutti i voli da e per la Cina fino a data da destinarsi. In Italia l’allarme è stato lanciato dal presidente di Federalberghi Bernabò Bocca: «Per il turismo – ha detto – il contraccolpo è già stato immediato ma ci stiamo preparando a contare danni ancora più gravi. E non saranno perdite indifferenti, possiamo già dirlo. Sono infatti convinto che ancora non abbiamo percepito la vera dimensione del problema: noi di cancellazioni e disdette ne stiamo già vedendo moltissime. Per il mercato cinese sarà un anno molto complicato».
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Alberto Lupini
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