Conte: Non chiuderemo i ristoranti Stretta solo se aumentano i contagi
Il Premier ha escluso la chiusura anticipata dei locali nel prossimo decreto. Ma nella nota al Documento di Economia e finanza sono previsti interventi in caso di crescita dei casi di covid . La notizia fa felici i ristoratori, intanto però il governatore campano De Luca ha disposto la chiusura dei locali alle 23
05 ottobre 2020 | 17:30
di Sergio Cotti
Un timore che si era fatto largo nei giorni scorsi, con la pubblicazione delle anticipazioni dei provvedimenti contenuti nel prossimo Dpcm, che sarà firmato entro mercoledì. Unica voce fuori dal coro, finora, quella del Governatore della Campania, Vincenzo De Luca, che invece con un’ordinanza ha decretato la chiusura dei locali alle 23 da giovedì prossimo al 20 ottobre (con una proroga di un'ora nel fine settimana).
Per i ristoratori si tratta, non c’è che dire, di un sospiro di sollievo: da più parti, Federazione Italiana Pubblici Esercizi in primis, erano partite richieste di non “accanirsi” contro una categoria - quella, appunto, dei locali - già fin troppo colpita dalla crisi post covid. La precisazione del premier è arrivata al termine di un giro di contatti che il premier ha avuto a partire da ieri, primo fra tutti con il governatore della Liguria Giovanni Toti che gli ha anticipato la contrarietà a procedere a una chiusura «che penalizza il settore», ha detto Conte.
Tuttavia questa sera si è appreso che la bozza del Def, il Documento di Economia e Finanza, che arriva in consiglio dei ministri questa sera, contiene una norma che parla invece di “chiusure selettive” in caso di aggravamento di contagi. Dunque, stando così le cose, l’Esecutivo lascia aperta una porta alla stretta sugli orari.
Il presidente Conte non vuole drammatizzare, anzi ove possibile cerca di tranquillizzare gli italiani. Ma che l’allarme a Palazzo Chigi sia alto lo conferma, appunto la bozza della Nota di aggiornamento al Def. Nel paragrafo dedicato a un possibile «scenario avverso» della pandemia in Italia si legge che - «qualora la ripresa dei contagi dovesse aggravarsi “sensibilmente” negli ultimi mesi del 2020, con conseguente sofferenza del sistema ospedaliero» - il governo sarebbe costretto a «reintrodurre chiusure selettive di alcuni settori e misure di distanziamento sociale».
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Alberto Lupini