Conte decise di chiudere i ristoranti ma gli scienziati non lo hanno chiesto!
Nel verbale del Cts del 17 ottobre non c'era alcun invito a chiudere i ristoranti. La decisione del Premier e del ministro Speranza sarebbe stata solo politica, dunque. Per gli scienziati i ristoranti erano e sono sicuri
02 dicembre 2020 | 01:55
Ristoranti chiusi, Conte bugiardo. Come si dice la verità viene sempre a galla; sulla questione della necessità di chiudere i ristoranti, supportata dalla scienza, per evitare i contagi, il premier Giuseppe Conte avrebbe mentito. Anzi, se troverà conferma un verbale del Cts (Comitato tecnico scientifico) pubblicato in uno stralcio da Il Tempo, Conte e il Governo meritano di andare a casa. Nel verbale del Cts dello scorso 17 ottobre non sembra, infatti, esserci alcun invito a chiudere i ristoranti. Anzi. Per il Cts i ristoranti sono ed erano sempre stati luoghi sicuri.
Basti guardare a cosa sta accadendo in queste ore: nel nuovo attesissimo dcpm di Natale, con dietrofront del Governo, i ristoranti dovrebbero restare aperti il giorno di Natale, Santo Stefano e forse anche a Capodanno. Per il Cts, infatti, sarebbe meglio «favorire gli incontri in luoghi che hanno regole ferree» e non lasciare al buonsenso a casa dei cittadini.
Chiudere i ristoranti solo decisone politica
Verrebbe così a cadere l'ennesima bugia del premier Giuseppe Conte e del ministro della Salute, Roberto Speranza e si confermerebbe una scelta esclusivamente politica, un vero arbitrio, per colpire i ristoratori e i titolari di bar e pub. Il tutto mentre si invoca al vaccino come la panacea per riaprire in sicurezza, ma, anche in questo generando solo confusione su quante dosi e quando arriveranno in Italia: Speranza ha parlato di 202 milioni di dosi entro il primo trimestre del 2021. Un errore di calcolo?
Contrariamente a quanto detto pubblicamente, infatti, non sarebbe stati gli scienziati a proporre le chiusure serali dei locali come avrebbe poi deciso un dpcm pochi giorni dopo per porre rimedio ai madornali errori commessi da Governo e Regioni questa estate.
Per il Cts i protocolli dei ristoranti erano validi
Stando allo stralcio di verbale il Cts, infatti, riteneva validi i protocolli in base ai quali i ristoratori avevano messo in sicurezza i locali e semmai proponeva controlli più rigidi sul rispetto delle prescrizioni fornite a maggio. Più controlli per pizzicare i furbetti e fermare la movida, ma cena al ristorante possibile a tutti. Questo avrebbe però richiesto controlli che il Governo non era in grado di garantire.
Ecco il testo messo a verbale quel 17 ottobre: «Per ciò che concerne il settore della ristorazione, il Cts rimarca il rigoroso rispetto e controllo delle misure già più volte indicate dal Cts ed oggetto delle norme attualmente in vigore (esempio distanziamento, prevenzione degli assembramenti, obbligo nell'uso della mascherina negli esercizi commerciali e di ristorazione) con intensificazione della vigilanza e delle azioni di contrasto che devono essere rese più agevoli nella loro possibilità di adozione (esempio: obbligo di affissione del numero massimo di clienti che è possibile accogliere negli esercizi). Il Cts suggerisce la coerenza della limitazione già prevista dalle raccomandazioni vigenti per i contesti domestici relativa al numero massimo di persone che possono condividere il medesimo tavolo all'interno dei locali di ristorazione».
Quei locali dunque per gli scienziati potevano restare aperti in sicurezza. È stato solo il governo a decidere diversamente, mostrando l'ennesimo atto immotivato e quindi persecutorio nei confronti di un comparto che era già stato messo in ginocchio col primo lockdown.
La conferma che Conte ha preso una decisione di sua spontanea volontà arriva anche da Paolo Bianchini, preidente di Mio (Movimento Imprese Ospitalità) che in un video denuncia: «Domenica 18 ottobre, dopo il nostro corteo sotto a Palazzo Chigi, Conte mi ha ospitato nel suo studio affermando che il decreto era stato firmato ascoltando le considerazioni del Cts. Con la pubblicazione del verbale tuttavia è stato smentito, non c'è una virgola che consigliava la chiusura dopo le 18. Oltre alla colpa dunque, c'è il dolo. Chiederemo danni per aver gettato nella disperazione migliaia di italiani e aver affossato un intero comparto».
Giuseppe Conte
Per il Cts Natale meglio al ristorante con regole che a casaBasti guardare a cosa sta accadendo in queste ore: nel nuovo attesissimo dcpm di Natale, con dietrofront del Governo, i ristoranti dovrebbero restare aperti il giorno di Natale, Santo Stefano e forse anche a Capodanno. Per il Cts, infatti, sarebbe meglio «favorire gli incontri in luoghi che hanno regole ferree» e non lasciare al buonsenso a casa dei cittadini.
Chiudere i ristoranti solo decisone politica
Verrebbe così a cadere l'ennesima bugia del premier Giuseppe Conte e del ministro della Salute, Roberto Speranza e si confermerebbe una scelta esclusivamente politica, un vero arbitrio, per colpire i ristoratori e i titolari di bar e pub. Il tutto mentre si invoca al vaccino come la panacea per riaprire in sicurezza, ma, anche in questo generando solo confusione su quante dosi e quando arriveranno in Italia: Speranza ha parlato di 202 milioni di dosi entro il primo trimestre del 2021. Un errore di calcolo?
Contrariamente a quanto detto pubblicamente, infatti, non sarebbe stati gli scienziati a proporre le chiusure serali dei locali come avrebbe poi deciso un dpcm pochi giorni dopo per porre rimedio ai madornali errori commessi da Governo e Regioni questa estate.
Per il Cts i protocolli dei ristoranti erano validi
Stando allo stralcio di verbale il Cts, infatti, riteneva validi i protocolli in base ai quali i ristoratori avevano messo in sicurezza i locali e semmai proponeva controlli più rigidi sul rispetto delle prescrizioni fornite a maggio. Più controlli per pizzicare i furbetti e fermare la movida, ma cena al ristorante possibile a tutti. Questo avrebbe però richiesto controlli che il Governo non era in grado di garantire.
Ecco il testo messo a verbale quel 17 ottobre: «Per ciò che concerne il settore della ristorazione, il Cts rimarca il rigoroso rispetto e controllo delle misure già più volte indicate dal Cts ed oggetto delle norme attualmente in vigore (esempio distanziamento, prevenzione degli assembramenti, obbligo nell'uso della mascherina negli esercizi commerciali e di ristorazione) con intensificazione della vigilanza e delle azioni di contrasto che devono essere rese più agevoli nella loro possibilità di adozione (esempio: obbligo di affissione del numero massimo di clienti che è possibile accogliere negli esercizi). Il Cts suggerisce la coerenza della limitazione già prevista dalle raccomandazioni vigenti per i contesti domestici relativa al numero massimo di persone che possono condividere il medesimo tavolo all'interno dei locali di ristorazione».
Quei locali dunque per gli scienziati potevano restare aperti in sicurezza. È stato solo il governo a decidere diversamente, mostrando l'ennesimo atto immotivato e quindi persecutorio nei confronti di un comparto che era già stato messo in ginocchio col primo lockdown.
La conferma che Conte ha preso una decisione di sua spontanea volontà arriva anche da Paolo Bianchini, preidente di Mio (Movimento Imprese Ospitalità) che in un video denuncia: «Domenica 18 ottobre, dopo il nostro corteo sotto a Palazzo Chigi, Conte mi ha ospitato nel suo studio affermando che il decreto era stato firmato ascoltando le considerazioni del Cts. Con la pubblicazione del verbale tuttavia è stato smentito, non c'è una virgola che consigliava la chiusura dopo le 18. Oltre alla colpa dunque, c'è il dolo. Chiederemo danni per aver gettato nella disperazione migliaia di italiani e aver affossato un intero comparto».
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Alberto Lupini
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