Concessioni balneari, l'Ue vuole la revoca: l'Italia deve rispondere entro due mesi
Bruxelles è tornata a battere il chiodo sulla questione relativa alle concessioni balneari dell’Italia. Il tema è tornato sotto i riflettori dell'Ue giovedì scorso durante l’incontro tra Thierry Breton e Giorgia Meloni
Dopo qualche settimana di tregua e di riflessioni, l’Unione Europea è tornata a battere il chiodo sulla questione relativa alle concessioni balneari dell’Italia. Il tema, infatti, è tornato sotto i riflettori di Bruxelles giovedì scorso durante l’incontro andato in onda tra Thierry Breton, commissario al mercato interno del Vecchio Continente, e il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. L’Ue ha annunciato di aspettarsi delle risposte concrete dal governo in tempi brevi, altrimenti è pronta ad andare avanti con la procedura d’infrazione contro l’Italia. La Commissione, come riferito dal Corriere della Sera, sta premendo affinché Palazzo Chigi revochi la proroga delle concessioni contenuta nel Decreto Milleproroghe e adotti la direttiva Bolkestein sulla liberalizzazione del settore al più presto. La risposta da parte del governo Meloni deve arrivare entro due mesi, pena il ricorso alla Corte di Giustizia europea.
Concessioni balneari, in arrivo la lettera di avvertimento dell'Ue all'Italia?
La lettera da parte di Bruxelles, tuttavia, annuncia una fonte Ue vicina al dossier, non dovrebbe essere inclusa nel pacchetto delle procedure di infrazione del mese di aprile che verrà presentato questo mercoledì nella sede di Louise-Weiss. La Commissione, inoltre, guarda con estrema attenzione anche alla sentenza pregiudiziale della Corte di Lussemburgo, prevista per questo giovedì, che si pronuncerà su alcuni quesiti rivolti dal Tar di Lecce, ma, da quanto si apprende, il giudizio atteso a Bruxelles dovrebbe essere in linea con la posizione della Commissione sull’applicazione della Bolkestein.
Quante sono le concessioni balneari in Italia?
Il sistema informativo del demanio ha censito 26.313 concessioni, 15.414 delle quali ad uso turistico-ricreativo. Le imprese balneari sono soltanto una parte delle aziende che utilizzano il demanio ad uso turistico-ricreativo. Si tratta di 6.592 imprese (marittime, lacuali e fluviali) che impiegano, nei mesi di alta stagione, 60mila addetti (43mila dei quali dipendenti). A livello regionale nelle prime tre posizioni troviamo l’Emilia Romagna con 969 imprese balneari (14,7% del settore), la Toscana con 850 (12,9%) e la Liguria con 753 (11,4%), seguono la Campania (645; 9,8%), la Calabria (578; 8,8%) e il Lazio (513; 7,8%). Dall’indagine effettuata da Nomisma si stima un fatturato medio di circa 260mila euro ad azienda, generato per il 50% dai ‘servizi tradizionali’: spiaggia, parcheggio e noleggio attrezzature. Bar, ristoranti arrivano a contribuire con una quota addizionale intorno al 48% del totale. Per otto imprenditori su dieci (tra titolari e soci) l’impresa balneare rappresenta la principale fonte di reddito della famiglia.
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Alberto Lupini
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