Concessioni balneari, l’Italia ora punta sulle "tante" spiagge libere
Se, grazie alla mappatura, l'Italia dimostrerà di avere abbondanti spiagge "libere" potrebbe dribblare la direttiva Bolkestein che, appunto, va applicata solo con la risorsa naturale scarsa. Il Governo al lavoro
Ma l’Italia ha poche o tante spiagge? Sembra una domanda scontata, ma non è così. Perché è proprio intorno a questa risposta che si gioca il futuro delle concessioni balneari in Italia e che chiuderebbe il cerchio del braccio di ferro che si trascina da tempo e che vede in campo Governo e Comunità europea. In sostanza, se il Governo italiano riuscisse a dimostrare che in Italia per quanto riguarda spiagge e litorali le risorse naturali non sono scarse potrebbe, infatti, dribblare la direttiva Bolkestein che, appunto, va applicata solo con la risorsa naturale scarsa. Ed effettivamente, con 8.300 chilometri di coste, al quale si aggiungono quelle di laghi e fiumi, l’Italia abbonderebbe in spiagge. Si capisce, dunque, quanto sia cruciale la mappatura delle spiagge in Italia. Cosa che è emersa chiara nella prima riunione del tavolo tecnico consultivo al dipartimento per il coordinamento amministrativo alla presidenza del Consiglio, che ha visto riuniti tecnici, rappresentanti dei ministeri e dei partiti di maggioranza e undici associazioni balneari. Un tavolo voluto con l’ultimo decreto Milleproroghe (che ha allungato la validità delle concessioni fino al 31 dicembre 2024) come strumento per procedere alla mappatura di tutte le concessioni, per verificare la quantità di spiagge già occupate e di quelle che ancora possono essere date in concessione. Concessioni che, ricordiamolo, per l’Europa non possono essere rinnovate automaticamente ma devono essere oggetto di una procedura di selezione imparziale e trasparente.
Spiagge abbondanti: l’Italia contro la Bolkestein e le concessioni balneari
Ma è qui che l’Italia vorrebbe giocarsi il jolly: la determinazione della sussistenza della scarsità della risorsa naturale disponibile, richiamata da Palazzo Chigi all’istituzione del tavolo, potrebbe essere fondamentale per decidere se escludere le concessioni esistenti dalle gare.
Il Governo ora si mette al lavoro per acquisire i dati relativi ai rapporti concessori in essere e alla quantità e qualità delle risorse demaniali marittime, lacuali e fluviali disponibili. Successivamente passerà alla definizione dei criteri tecnici per la determinazione della sussistenza della scarsità della risorsa naturale disponibile, tenuto conto sia del dato complessivo nazionale sia di quello disaggregato a livello regionale e della rilevanza economica transfrontaliera.
Concessioni balneari, fondamentale la mappatura delle spiagge
«Al tavolo sono state poste le fondamenta di questo lavoro - ha commentato Maurizio Rustignoli, presidente Fiba - Federazione italiana imprese balneari, a MondoBalneare - con l’obiettivo di procedere con la mappatura delle coste italiane e fare finalmente chiarezza. Siamo assolutamente fiduciosi che nei prossimi mesi si possa dunque confermare ciò che sosteniamo da tempo: nel nostro Paese non esiste la scarsità della risorsa spiaggia e dunque si può procedere ad una diversa applicazione della direttiva Bolkestein sul riordino delle concessioni».
«Abbiamo sostenuto il ministero delle Infrastrutture – ha riferito Fabrizio Licordari, presidente di Assobalneari-Confindustria – per la realizzazione della mappatura poiché è il ministero che sovrintende il Sistema informatico del demanio (Sid), unica banca dati oggi attendibile che riesce a dare una fotografia abbastanza precisa della consistenza delle concessioni in rapporto al dato morfologico del territorio. I Comuni non hanno elementi in più rispetto a quanto contenuto nel Sid, perché sono loro stessi che lo implementano fornendo i dati dai quali deriva il pagamento del canone».
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Antonio Capacchione, presidente Sib-Confcommercio, ha evidenziato anche «la necessità e l’urgenza di un intervento normativo che impedisca l’avvio delle procedure competitive nelle more del lavoro di mappatura, che costituisce il presupposto per l’applicabilità o meno della direttiva Bolkestein, così come deciso dalla recente sentenza della Corte di giustizia dell’Unione europea. È urgente anche l’abrogazione o la modifica delle norme contenute nella legge sulla concorrenza dello scorso anno (articoli 3 e 4 della legge 5 agosto 2022 numero 118), superate dalla sentenza della Corte di giustizia dell’Unione europea del 20 aprile scorso, che impone l’accertamento preliminare della scarsità o meno della risorsa».
Ma ora bisogna correre, come ha sottolineato Mauro Vanni, presidente Confartigianato imprese demaniali, che ha ricordato «la necessità di accelerare i tempi per dare certezza alle imprese. Riguardo alle richieste di dati ricevute da alcune Regioni sull’incameramento delle opere non amovibili costruite dai concessionari, ritengo necessario che il Governo si attivi per non rendere vani i lavori del tavolo e al fine di definire puntualmente le procedure di rinnovo delle concessioni».
«Occorre mettere ordine al rapporto con gli enti concedenti – ha aggiunto Marco Maurelli, presidente Federbalneari – che si stanno muovendo in disaccordo con la norma statale. Va sospesa subito la pianificazione turistica delle aree demaniali e va portata avanti in modo corretto la determinazione della mappatura delle concessioni demaniali marittime, lacuali e fluviali. Occorre mettere ordine anche al rapporto tra Comuni, Stato e Regioni per le specifiche competenze in ordine alle valutazioni sulla scarsità della risorsa naturale».
Il 4 luglio ci sarà la prossima riunione del tavolo tecnico dove si dovrà affrontare anche la spinosa questione della riassegnazione dei titoli, in scadenza a fine anno, mentre alcuni Comuni già stanno provvedendo a istituire i relativi bandi di gara. Speriamo che la via verso il mare non sarà ancora lunga…
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Alberto Lupini
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