Nelle ultime ore si sta parlando molto, sui telegiornali ma non solamente, del rilascio in mare dell’acqua di raffreddamento della centrale nucleare giapponese di Fukushima, tristemente nota per l’incidente legato al terremoto del 2011. Domani inizieranno le operazioni di sversamento dell’acqua e, nonostante tutte le rassicurazioni del caso da parte del Governo giapponese sulla non pericolosità del liquido che sarà riversato in mare, in tanti sono comprensibilmente preoccupati degli effetti che questa azione potrà avere sull’ecosistema marino stesso.
Anche l’agenzia atomica delle Nazioni Unite afferma come tutta l’acqua conservata a Fukushima, pari a 500 piscine olimpiche, sia stata dovutamente filtrata e trattata. Nonostante ciò però la preoccupazione delle persone è a livelli altissimi.
Acque di Fukushima: il governo Giapponese: «Sono sicure»
C’è timore infatti come vengano pesantemente contaminate le acque di tutto il bacino marino locale, e di conseguenza che i pesci saranno in qualche modo avvelenati. Gli stessi pesci che poi finiscono nei mercati di buona parte del mondo. Appurando che, come sostiene il Giappone, queste acque siano comunque prive di qualsiasi pericolosità, c’è un modo per riconoscere il pesce che arriva dai mari nipponici e, nello specifico, dall’intero bacino di Fukushima? Come possono cercare di tutelarsi i consumatori? Imparando a riconoscere le cosiddette zone Fao.
Cosa sono le zone di pesca Fao e come riconoscere la provenienza del pesce
Chi ha mai fatto caso a un codice numerico situato sulle confezioni di pesce vendute nella grande distribuzione? Si tratta di alcune cifre apparentemente prive di importanza, ma in realtà fondamentali per capire da dove venga quel determinato prodotto. Dove, insomma, sia stato catturato. Sono le cosiddette zone di pesca Fao: informazione importanti per conoscere la provenienza del pesce che ci stiamo portando a casa. E, rimanendo sull’attualità, qual è quindi il numero che identifica la zona di Fukushima?
Non c’è un’indicazione precisa e specifica dei mari adiacenti la centrale nucleare giapponese, ma sappiamo come la zona oceanica nipponica sia contrassegnata dal numero 61. Se quindi vediamo tale cifra sulla confezione, allora è certo come quel determinato pesce provenga dalle acque del Pacifico (nello specifico il Pacifico nord-occidentale) che, oltre al Giappone, comprendono anche i mari russi e cinesi.
Qui di seguito, per un’informazione quanto più completa possibile, la lista di tutte le zone di pesca Fao del mondo. La stessa mappa è consultabile anche sul sito della Fao.
- 18: Mar Artico
- 21: Atlantico nord-occidentale
- 27: Atlantico nord-orientale e Mar Baltico
- 31: Atlantico centro-occidentale
- 34: Atlantico centro-orientale
- 37: Mediterraneo e Mar Nero
- 41: Atlantico sud-occidentale
- 47: Atlantico sud-orientale
- 48-58-88: Oceano Antartico
- 51-57: Oceano Indiano
- 61-67-71-77-81-87: Oceano Pacifico
A questa serie di macro aree vanno poi aggiunte delle sottosezioni più precise con le rispettive divisioni. Quelle più vicine a noi che riguardano il Mediterraneo e il Mar Nero (la zona 37) sono:
- Sottozona 37.1 Mediterraneo occidentale
- Divisione 37.1.1 Baleari
- Divisione 37.1.2 Golfo del Leone
- Divisione 37.1.3 Mar di Sardegna
- Sottozona 37.2 Mediterraneo centrale
- Divisione 37.2.1 Mar Adriatico
- Divisione 37.2.2 Mar Ionio
- Sottozona 37.3 Mediterraneo orientale
- Divisione 37.3.1 Mar Egeo
- Divisione 37.3.2 Levante
- Sottozona 37.4 Mar Nero
- Divisione 37.4.1 Mar di Marmara
- Divisione 37.4.2 Mar Nero
- Divisione 37.4.3 Mar di Azov
Quanto pesce arriva in Italia dal Giappone?
In Italia sono arrivati oltre 123mila chili di pesce dal Giappone in un anno pari a meno dello 0,02% sul totale dei prodotti ittici importanti da tutto il mondo. È quanto emerge dall’analisi della Coldiretti su dati Istat nel 2022 in riferimento alla decisione della Cina di vietare le importazioni di prodotti ittici dal Giappone in risposta alla decisione di rilasciare le acque reflue dello stabilimento nucleare di Fukushima devastato dal disastro del marzo 2011.
"In realtà – sottolinea la Coldiretti - i quantitativi aumentano se si considerano le importazioni dei tutti i Paesi che pescano nelle acque del Mar del Giappone anche perché l’Italia è fortemente dipendente dall’estero per i prodotti ittici. L’allarme che viene dal Giappone evidenzia l’importanza di salvaguardare il patrimonio ittico nazionale in una situazione in cui oltre l’80% del pesce fresco consumato in Italia proviene dall’estero".
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Alberto Lupini
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