Un
turista sempre più maturo
sceglie di viaggiare per gustare l’offerta enogastronomica italiana. A sottolinearlo è l’ultimo
Rapporto sul turismo enogastronomico italiano, presentato al Senato il 6 maggio (alla presenza del
ministro per il Turismo, Massimo Garavaglia) che ribadisce
l’importanza dei viaggi del gusto per il rilancio del settore turistico messo in crisi dalla pandemia; ma non per questo disarmato di fronte alle possibilità di ripresa.
L'esperienza enogastronomica occupa il 55% delle intenzioni di viaggio degli italiani
Dal 2016 a oggi, il turismo enogastronomico coinvolge il 55% dei viaggiatori
Se
nel 2016 soltanto il 21% degli intervistati aveva svolto almeno un viaggio con principale motivazione legata all’esperienza enogastronomica nei tre anni precedenti, per poi salire al 30% del 2018 e al 45% del 2019,
con l’analisi 2021 la percentuale è cresciuta fino al 55%. Certo, la crisi generata dall’emergenza covid ha lasciato le sue tracce: «L’impatto pesa sul numero di
esperienze fruite, che diminuiscono in media del 27% rispetto al 2019, e sul potere di spesa, con il 31% che afferma di aver destinato un budget inferiore rispetto al 2019, mentre il 27% dispone di maggiori risorse», ha affermato
Roberta Garibaldi, curatrice del Rapporto e
presidente dell’Associazione Italiana Turismo Enogastronomico. Ma «se la pandemia ha frenato la possibilità di vivere esperienze,
la globalità dei dati ci mostra una crescente attenzione al tema enogastronomico e anche un nuovo profilo del turista», ha aggiunto Garibaldi.
Enogastronomia che però paga un prezzo alto per quanto riguarda la ristorazione che soffre per l'assenza del turismo e dei turisti. Basti pensare che nel 2020 il
turismo italiano ha visto cancellare 243mila posti di lavoro nel solo settore della ristorazione e dei pubblici esercizi, per lo più giovani e donne “La ristorazione - ha detto la Federazione italiana pubblici esercizi in una nota - non solo è uno dei principali fattori
attrattivi per i turisti stranieri che nel 2019 hanno assicurato consumi per spesa di oltre 9 miliardi, ma è anche un eccezionale veicolo di valorizzazione del nostro
territorio, anche nelle zone rurali. Sono centinaia infatti gli chef, più o meno famosi, che con la loro professionalità e il loro coraggio hanno contribuito allo sviluppo economico di aree periferiche della nos tra penisola. Puntare anche su di loro è il
miglior modo per rafforzare un turismo slow, diffuso e sostenibile. Attenzione, non parliamo solo di enogastronomia, la ristorazione non è infatti volano per un made in Itali a 360 gradi. In piena sintonia con la filosofia del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza appena adottato”
Roberta Garibaldi
Massimo Garavaglia: «L'Italia si deve organizzare»
«L’enogastronomia è
uno dei nostri punti di forza. Ha retto in un momento di crisi, è sostenibile e può correre ancora più veloce, ma
ci dobbiamo organizzare per esprimere pienamente le nostre potenzialità in questo ambito. Se ci mettiamo a lavorare per un piano nazionale legato all’enogastronomia, utilizzando questo Rapporto come documento di lavoro, potremo sfruttare un cavallo in grado di partire con la rincorsa e allora questo “Palio” lo vinceremo noi», ha rilanciato il ministro Garavaglia.
La pandemia ha modificato le scelte
Nel 2020, infatti,
complici le limitazioni agli spostamenti, molti turisti soprattutto italiani hanno riscoperto il Belpaese proprio attraverso le esperienze enogastronomiche.
In particolare, le località di mare, più delle città d’arte e delle destinazioni montane, sono diventate la
porta di accesso per riscoprire i sapori dell’entroterra (53% dei turisti enogastronomici proviene dalle coste).
La voglia di viere all’aria aperta dopo mesi di confinamento e la ricerca di maggiore sicurezza, ha spinto numerosi turisti a
ricercare sistemazioni come agriturismi (86% delle preferenze)
e relais di campagna (59%). Oppure
soluzioni innovative come gli alberghi a tema cibo-vino (56%), case sugli alberi (32%) e glamping (29%).
Il Rapporto sul turismo enogastronomico italiano 2021 è stato presentato in Senato il 6 maggio
Da turista a protagonista della vita del territorio
Insomma, la pandemia ha modificato le scelte e le attese del consumatore sempre più attento a privilegiare l’offerta enogastronomica, e in particolare quella di cibi tipici locali, come criterio determinante per la preferenza di una destinazione piuttosto che un’altra.
Valutazioni che hanno richiesto un nuovo protagonismo da parte del turista tradizionale ormai stanco delle classiche visite in cantina (che per il 60% degli intervistati ripropongono un format ormai troppo simile) e alla ricerca di un impegno in prima persona. Ecco, allora, che
la partecipazione alla vendemmia diventa, per esempio, un nuovo modo per vivere le vacanze in una rinnovata sinergia con il territorio e le aziende che lo popolano.
«Questa pandemia ci ha mostrato chiaramente che se c'è un comparto che veramente può essere la leva della ripartenza, questo è proprio
il turismo dei territori, il turismo cosiddetto rurale, che consente di contribuire significativamente al raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile secondo la nostra Agenda 2030», ha commentato
Alessandra Priante, direttore Europa Unwto (l’Organizzazione mondiale del turismo).
Non sorprende, quindi, che nel Rapporto si arrivi a parlare di
un turista stakeholder (letteralmente: portatore di interessi) che vede la scelta della destinazione come una sorta di premio alle aree e alle aziende agricole che hanno operato per lo sviluppo autentico e armonico, rivalutando e proteggendo i saperi e la cultura locale, creando nuove opportunità di lavoro soprattutto per giovani e donne. E
la fidelizzazione del turista, con l’acquisto dei prodotti, appare come una logica conseguenza dell’esperienza vissuta.
Un momento della presentazione in Senato
Il fenomeno del wellbeing
A spingere verso la riscoperta dei territori e delle loro produzioni enogastronomiche è anche
il fenomeno del wellbeing. Il 65% dei turisti enogastronomici sarebbe interessato a frequentare percorsi e workshop nelle aziende di produzione con informazioni utili sul benessere psicofisico, il 64% vi vorrebbe praticare attività sportiva all’aria aperta. Offerte come lo yoga, il
forest bathing (l’immersione nella foresta,
ndr) e la possibilità di praticare sport in ambiti rurali (palestra, trekking, bici) assumono particolare importanza nelle decisioni di visitare territori e imprese del Food&Beverage.
Il trend del weelbeing sempre più centrale per facilitare esperienze enogastronomiche
Digitale necessario per un filo diretto con il cliente
Tutto questo è poi reso possibile e accelerato dalla
rivoluzione digitale in atto che investe anche il mondo del turismo enogastronomico liberando potenzialità finora latenti e migliorando tutte quelle fasi pre e post esperienza. Sebbene, infatti, nella scelta di visitare un’azienda o un territorio prevalga ancora il passaparola (come accade nel 55% dei casi)
i social network (su tutti Instagram) diventano una finestra essenziale per catturare l’utente in cerca di informazioni. Dettagli che possono fare la differenza e che potenziano il contatto diretto con il cliente finale ormai sempre più abituato a utilizzare più media per trovare la soluzione che cerca; compresa la cara e vecchia telefonata (62%) o la più tecnologica email (46%).
Destinazioni enogastronomiche: Sicilia in Italia, Spagna all'estero
Per quanto riguarda
le destinazioni,
svetta la Sicilia come meta enogastronomica più desiderata seguita dall’Emilia-Romagna, dalla Campania, dalla Puglia e dalla Toscana. Per quanto riguarda le città, Napoli precede Bologna, Palermo e Roma.
Guardando all’estero, invece,
Spagna, Francia e Grecia sono i Paesi più attraenti dal punto di vista enogastronomico, mentre è Parigi la città più ambita.