La direttiva non intende disciplinare nello specifico l'ampio settore dei servizi: si propone come un direttiva-quadro, che pone poche regole molto generali e lascia agli stati membri la decisione su come meglio applicare i principi da essa enunciati. Il principio generale a cui si ispira è stato individuato dalla Corte di giustizia dell'Unione Europea nella famosa sentenza Cassis de Dijon, del 1979, relativa alla libera circolazione dei beni. La Corte aveva sostenuto che se un bene è prodotto e commerciato legalmente in uno stato europeo, gli altri stati membri non possono limitarne la circolazione bensì presupporre la sua conformità. Si tratta in parole povere di un principio di mutua fiducia, che ha permesso di eliminare in un colpo solo molte minute differenze di regolamentazioni che limitavano i progressi del mercato interno. La direttiva Bolkestein intende utilizzare un simile principio nel settore dei servizi. La direttiva non riguarda alcuni ambiti disciplinati a parte da altre norme comunitarie: i servizi finanziari, le reti di comunicazione elettronica, i servizi di trasporto, il settore fiscale.
La storia
La genesi della direttiva subì diverse critiche e osservazioni, infatti il Partito Popolare Europeo e il Partito Socialista Europeo, i due principali partiti del Parlamento europeo, raggiunsero un compromesso che elimina del tutto il principio del paese di origine, e inserisce numerose eccezioni e protezioni per evitare ogni possibile riduzione della tutela sociale. Il testo del compromesso, adottato dal Parlamento Europeo in seduta plenaria il 16 febbraio 2006, viene spesso indicato con il nome della relatrice socialista tedesca Evelyne Gebhardt.
La direttiva Bolkestein
La prima votazione è stata respinta con 153 voti a favore e 486 contro, seguendo la proposta del Partito Verde Europeo e della Sinistra Europea di respingere in toto la direttiva. Il compromesso è stato approvato con 391 voti a favore, 213 contrari e 34 astenuti. Hanno votato a favore gran parte dei popolari, dei liberali e dei socialisti, con l'eccezione dei socialisti francesi. Si sono invece pronunciati contrari la maggioranza dei rappresentanti della Sinistra Europea, dei Verdi, Indipendenza e Democrazia, l'Unione per l'Europa delle Nazioni.
Il nuovo testo distingue l'accesso ai mercati europei, che deve essere il più possibile libero e deregolamentato, dall'esercizio delle attività di servizi, che devono essere quelle del paese di destinazione per non interferire con gli equilibri dei mercati locali. Vengono esplicitate numerose eccezioni prima ambigue, come l'esclusione dei servizi di interesse generale forniti dallo Stato, o il fatto che la direttiva si riferisce ai settori già privatizzati, e non riguarda la privatizzazione o l'abolizione dei monopoli. Oltre all'esclusione dei servizi di interesse generale, ovvero i servizi gestiti dallo Stato nell'ambito della sua politica sociale, già esclusi nella prima versione della direttiva, viene aggiunta la possibilità di escludere alcuni servizi di interesse economico generale. Infine, viene ribaltato l'obbligo di controllo sulle attività di prestazione temporanea di servizi, che nella versione originale era riservata allo stato di origine; è ora lo stato di destinazione a garantire il rispetto del proprio diritto nazionale. Il compromesso ha ottenuto l'approvazione della Confederazione europea dei sindacati, oltre che della maggioranza del Parlamento Europeo. Si può affermare che il compromesso abbia soddisfatto l'ampia categoria di coloro che avevano visto nella prima versione della direttiva troppe carenze nelle tutele sociali. Rimangono voci di insoddisfazione, che possono essere ricondotte a due categorie: coloro che speravano in una direttiva più liberale, e ritengono che i vantaggi economici saranno ora gravemente limitati, e parlano di un'occasione perduta per l'Europa; coloro che, sia all'estrema destra che all'estrema sinistra, abbracciano posizioni nazionaliste e non condividono il principio della limitazione dei poteri degli stati e l'equiparazione dei diritti dei cittadini di altri paesi europei.
Il testo della direttiva così emendato è poi ritornato all'esame del Parlamento e del Consiglio dell'Unione europea, come previsto dalla procedura legislativa di codecisione, che l'hanno definitivamente approvato il 12 dicembre 2006. La direttiva è stata definitivamente approvata da Parlamento e Consiglio, profondamente emendata rispetto alla proposta originaria, il 12 dicembre 2006, divenendo la direttiva 2006/123/CE del 12 dicembre 2006. La direttiva è stata pubblicata nella Gazzetta Ufficiale dell'Unione europea (L 376) il 27 dicembre 2006. Gli Stati membri avrebbero dovuto recepirla nei rispettivi ordinamenti nazionali entro il 28 dicembre 2009. La Commissione Europea (DG Mercato interno e servizi) ha pubblicato un manuale di attuazione della direttiva, destinato ai governi nazionali.
fonte: it.wikipedia.org