L’alternativa sembra non lasciare scelta: da un lato il rischio di restare fermi ancora per mesi, dall’altro, provare a cambiare pelle, reinventando non solo la propria offerta, ma anche il modo di divertirsi dei giovani. È il dilemma con cui si trovano a fare i conti in queste settimane i gestori delle oltre 2.500 discoteche sparse in tutta Italia. Vietato il ballo (almeno così come lo ricordiamo fino a qualche mese fa), da nord a sud i locali notturni stanno provando a riconvertirsi per tornare a lavorare e salvare, per quanto possibile, una stagione che ai più appare già compromessa.
Cambiano le discoteche, cene al posto del ballo
Dalla musica sparata a tutto volume fino al mattino, a un ambiente più lounge, in cui i tavolini rubano spazio alle piste da ballo: il futuro prossimo delle discoteche potrebbe essere questo. In altre parole, pub o risto pub al posto delle balere. Non potrà essere ovunque così, per ragioni di spazio e di target di clientela, ma è quello che
molti locali (i primi esempi in Veneto ed Emilia Romagna), stanno già organizzandosi a fare, grazie alla possibilità di convertire, anche temporaneamente, la loro licenza. La questione della riapertura delle discoteche va dunque oltre
l'utilizzo del termoscanner all'ingresso, una questione che si era posta nelle scorse settimane e che aveva visto favorevoli i gestori. Le restrizioni comunque ci saranno e l'obiettivo è quello di rendere l'attività di questi locali sostenible per la loro sopravvivenza.
Tra restrizioni e cambiamenti i locali notturni vogliono ripartire
«Parliamo di una riconversione vera e propria, ma che non può essere la soluzione a tutti i mali», spiega
Gianni Indino, vicepresidente di Confcommercio Emilia Romagna, nonché presidente del Silb di Rimini, il Sindacato italiano dei locali da ballo. «La discoteca resta un luogo d’incontro anche fisico, altre soluzioni possono essere trovare, ma solo in attesa di tempi migliori e non tutti i locali sono attrezzati a farlo».
Sui circa 300 locali della regione, sono una quarantina quelli che cambieranno pelle già dalle prossime settimane. Un modo per riaprire subito e per sfruttare i loro grandi spazi all’aperto, in vista dell’estate ormai prossima. «Alcuni di questi – spiega Indino – già avevano un servizio di ristorazione; si tratterà di privilegiare serate con cena e spettacoli musicali, distanziati e senza ballare».
Dj in consolle e tavolini sulla pista da ballo
Qualcuno sta già pensando di fare propria
l’idea di Flavio Briatore, che già settimane fa aveva parlato della possibilità di trasformare ogni tavolo in una sorta di privé per permettere ai commensali di alzarsi e di ballare sul posto. Entro metà giugno, i gestori dei locali – almeno quelli già attrezzati – sperano di riaprire un po’ dappertutto. «Per tanti sarà una scelta di cuore, più che economica – dice ancora
Gianni Indino – Le spese per i locali restano, ma gli incassi saranno senz’altro inferiori. Qualcuno si sta organizzando anche con aziende di catering per evitare di cimentarsi con un servizio di ristorazione troppo complesso, in modo da completare la propria proposta, dando lavoro a un altro settore che in questi mesi si è letteralmente fermato».
EMILIA ROMAGNAChi non aprirà di sicuro è il
Cocoricò di Riccione, uno dei templi del divertimento notturno, tra le discoteche più famose d’Italia e non solo. Chiuso da circa un anno dopo un fallimento, la nuova proprietà aveva annunciato la riapertura per aprile dopo un profondo lavoro di restyling, ma il lockdown ha fermato tutto. «Non abbiamo date, né soprattutto modalità certe con le quali riaprire», dice
Enrico Galli, il nuovo titolare della discoteca e proprietario anche dell’Altromondo di Rimini, due locali che insieme hanno una capienza di oltre 6mila persone. «Detto questo, non vedo possibilità di riconversione per locali come i miei – prosegue – Per quanto mi riguarda, sono già proiettato al futuro e sto lavorando alla programmazione della stagione 2021. Questa sarà un’estate complicata per tutti: con una capienza al 30% per tanti locali, non si può pensare di sopravvivere, ma se cambierà qualcosa anche all’ultimo, cercheremo di farci trovare pronti».
Marco Tiraferri, titolare del Peter Pan di Riccione, della Villa delle Rose di Misano Adriatico e del Matis di Bologna ha già pensato a rivoluzionare i suoi locali, immaginando un’offerta nuova, che potrebbe durare nel tempo. «Le discoteche resteranno – si affretta subito a precisare – ma nel frattempo abbiamo sviluppato un progetto che va oltre la riconversione in un bar o in un ristorante». In altre parole, Tiraferri ha pensato a un modo nuovo di vivere il divertimento nei suoi locali: «Si potrà cenare, ma anche bere, fare l’aperitivo, ascoltare musica e assistere a spettacoli senza obbligo di cena, con musica, spettacolo. Un progetto diverso, che non è solo un ristorante; abbiamo ridisegnato il layout del locale, che sarà suddiviso per spazi, unendo diverse tipologie di locali. È una formula che pensiamo possa resistere anche in futuro, una scommessa con la quale pensiamo di coinvolgere persone dai 20-25 anni fino ai 60 e più».
Tante discoteche si trasformeranno in grandi risto pub
LOMBARDIALe discoteche cambieranno pelle anche in Lombardia, dove ci sono 430 locali da ballo. E pure nelle province che più di tutte hanno vissuto l’emergenza coronavirus, c’è incertezza sulla data di riapertura. Nei prossimi giorni i rappresentanti del settore torneranno ad incontrarsi con la Regione per provare ad individuare una via d’uscita condivisa: «Ci stiamo muovendo insieme per utilizzare i nostri spazi a mo’ di grandi contenitori. Siamo abituati a gestire il pubblico con elevati standard di controllo e sicurezza», spiega
Roberto Cominardi titolare dell’Old Fashion, una delle discoteche storiche di Milano, e presidente provinciale del Silb. «Nel mio locale sono installate 32 telecamere – aggiunge – L’obiettivo è quello di trasformare le discoteche in grandi, medi e piccoli bar; locali con musica diffusa, selezione in base alle metrature, guanti, mascherine, sanificazione, controllo della temperatura. Si aprirà una fase transitoria, noi non abbiamo intenzione di correre, ma abbiamo bisogno di riprendere a lavorare».
Intanto nel Mantovano chi non ha la doppia licenza (com’è invece il caso dell’Impero Night Club di Castelluccio), sta preparando le carte per riconvertire almeno in parte il locale, in modo da effettuare un servizio di ristorazione. È il caso di Carmen Venerandi, titolare della discoteca Mascara e presidente provinciale del Silb: «Noi già facevamo ristorazione – dice – Ora utilizzeremo anche il grande giardino esterno che abbiamo a disposizione».
TOSCANAIn Toscana c’è invece chi è particolarmente critico nei confronti delle nuove soluzioni che vanno profilandosi per la ripresa dell’attività delle discoteche. «Così si rischia di snaturalizzare l’emblema stesso del divertimento e di privare i clienti di un’emozione – dice
Riccardo Tarantoli vicepresidente di Silb Toscana e titolare della discoteca Red Garter di Firenze – La situazione è seria, ma non si può continuare a mettere paura alle persone, come invece sta facendo qualcuno. I nostri sono i locali più sicuri e ci auguriamo che si rivedano presto le misure di distanziamento in atto, che a mio avviso non hanno più ragione di esistere con questi numeri. Per quanto ci riguarda, ci auguriamo di aprire a giugno, ma è importante iniziare a infondere messaggi positivi».