Carne coltivata, sì dell'Unione coltivatori italiana: «Risorsa per il futuro»

Il presidente nazionale dell'associazione, Mario Serpillo, ha espresso preoccupazione riguardo la recente approvazione del disegno di legge che ne vieta la produzione e commercializzazione: «Importante forma di sostentamento»

15 dicembre 2023 | 17:10

Non accenna a placarsi il dibattito attorno alla carne coltivata. Un dibattito già vivo nei mesi scorsi, ma ancor più al centro dell'attenzione mediatica specialmente dopo l'approvazione, da parte del Governo, di un disegno di legge che di fatto ne blocca sul nascere un potenziale mercato. L'ultimo Ddl infatti vieta la produzione e commercializzazione (quindi anche l'import) su territorio nazionale di questo tipo di alimento. Decisione applaudita dalla massa, ma che ha riscosso più di qualche perplessità specialmente dal mondo scientifico (la ricerca in materia, comunque, va avanti), gastronomico e in certe istituzioni. L'ultimo a dire la sua in merito è stato il presidente dell'Unione Coltivatori Italiani, Mario Serpillo, che ha manifestato preoccupazione per quanto riguarda il recente provvedimento del Governo.

Serpillo, pur affermando come l'associazione di cui è presidente non intende svalutare le tradizioni o rinunciare alle eccellenze del Made in Italy, sottolineando l'importanza di preservare le radici culturali e gastronomiche del Paese, enfatizza comunque la necessità di un equilibrio tra tradizione e innovazione, considerando le future forme di sostentamento legate al crescente fabbisogno alimentare mondiale. Il tutto sottolineando quanto sia importante «... tutelare la libertà dei consumatori, garantendo loro la possibilità di fare scelte informate», come informa una nota dell'Uci.

Unione Coltivatori Italiani: «Scienza dimostri la salubrità della carne coltivata»

Se da un lato la maggioranza parlamentare (appoggiata da Coldiretti) si è concentrata sulla difesa della tradizione gastronomica nazionale, sostenendo come il settore delle carni sarebbe minacciato dalla carne prodotta in laboratorio, dall'altra Serpillo richiama l'attenzione sull'importanza della ricerca scientifica, sottolineando la necessità che la scienza dimostri la salubrità e le proprietà nutrizionali della carne prodotta in laboratorio, se previsto, e chiede chiarezza sui diritti relativi ai brevetti. Serpillo afferma che il divieto imposto per legge potrebbe danneggiare le imprese e gli investitori italiani, impedendo loro di condurre ricerche e fare impresa nel settore, a differenza di quanto avviene nel resto d'Europa. In Germania, così come in Spagna (solo per citare i casi più recenti) sono state investite ingenti somme nella ricerca, il tutto mentre negli Stati Uniti e a Singapore la carne coltivata viene già commercializzata.

Di fronte a criticità ambientali evidenti e significative, di fronte a una popolazione che aumenta progressivamente di numero, c'è bisogno di forme alimentari alternative a quelle tradizionali (e che siano soprattutto sostenibili, a differenza degli allevamenti intensivi odierni) in grado di sostenere il fabbisogno mondiale. «Non bisogna cadere nell'errore di demonizzare l'uno o l'altro sistema di produzione - esorta Serpillo - ma capire la necessità di esplorare alternative e soluzioni integrative come quella della carne coltivata, che nel tempo potrebbe offrire dei vantaggi anche contro l'antibioticoresistenza derivante dagli attuali modelli di allevamento nel settore zootecnico».

Carne, la filiera tradizionale segnata dalle criticità

Il presidente dell'Uci osserva come la filiera tradizionale della carne presenti un conto al pianeta non indifferente, tra criticità ambientali significative, il costo elevato in termini di benessere animale, l'alto consumo di acqua e le emissioni di anidride carbonica. Importante quindi, sottolinea l'Uci nella sua nota, trovare alternative e soluzioni integrative, come la carne coltivata, che potrebbe offrire vantaggi contro l'antibiotico-resistenza derivante dagli attuali modelli di allevamento zootecnico.

«Privare gli italiani della possibilità di scegliere la carne coltivata significa limitare il loro diritto alla scelta e rimanere ancorati a una visione protezionistica delle tradizioni che rischia di escluderci dalle sfide future», ha concluso Serpillo. 

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Alberto Lupini


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