Carloni: Il cibo sintetico sostenibile? È una menzogna

Per il presidente della Commissione agricoltura della camera dei deputati «non è vero che non si uccidono animali. Servono liquido fetale bovino, ormoni per stimolare la crescita, cellule di animali morti»

11 marzo 2023 | 14:56

Si ritorna a parlare del cibo sintetico e della sua presunta sostenibilità. Ma sono in molti, a partire ad esempio dalla Coldiretti, a sottolineare come il cibo sintetico sostenibile non lo sia affatto. Per quanto riguarda la carne da laboratorio, ad esempio, la Coldiretti afferma che la verità che non viene pubblicizzata è che non salva gli animali, perché viene “fabbricata” sfruttando i feti delle mucche, non salva l'ambiente perché consuma più acqua ed energia di molti allevamenti tradizionali, non aiuta la salute perché non c'è garanzia che i prodotti chimici usati siano sicuri per il consumo alimentare, non è accessibile a tutti poiché per farla serve un bioreattore e non è neppure carne ma un prodotto sintetico e ingegnerizzato. Dello stesso parere il presidente della Commissione agricoltura della camera dei deputati (Lega), Mirco Carloni, che nel corso del suo intervento al villaggio Coldiretti a Cosenza ha spiegato, appunto, che «il cibo sintetico non è più sostenibile. È una grande menzogna. È solo un modo per colpire il nostro modello agricolo e noi non lo permetteremo».


Il cibo sintetico uccide anche gli animali

«Non è vero neanche che non si uccidono animali per produrre cibo in laboratorio – prosegue – Servono liquido fetale bovino, ormoni per stimolare la crescita, cellule di animali morti. Inoltre, viene consumata molta energia elettrica per mantenere la temperatura come nel ventre della vacca».

 


I giovani agricoltori vanno sostenuti

Parlando, poi, della proposta di legge “Gioventù agricola”, Carloni aggiunge che «il primo obiettivo è quello di semplificare la vita a chi vuole fare l’imprenditore, a cominciare dal credito. Noi vorremmo dare una prospettiva. Fare l’agricoltore non deve essere solo una cosa bella, ma anche remunerativa. Perché i giovani rimarranno in agricoltura se potranno guadagnarsi un futuro».

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Alberto Lupini


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