Caffè, succo e latte: ecco perché la colazione ora costa una fortuna
Perché la colazione costa sempre di più? La causa è una combinazione di siccità, conflitti e speculazioni, fattori che hanno fatto impennare i prezzi delle materie prime, con effetti diretti sui nostri portafogli
Negli ultimi mesi, il costo della colazione è aumentato drasticamente, avvicinandosi a quello di un light lunch. Una tazzina di caffè, ad esempio, potrebbe presto costare 2 euro, mentre un bicchiere di succo d'arancia potrebbe arrivare a 5. Aumenti che sono dovuti a una serie di rincari che hanno colpito diverse materie prime: il succo d'arancia ha visto un incremento del 43% rispetto all'anno scorso, e addirittura del 230% rispetto a tre anni fa. Similmente, le fave di cacao sono aumentate del 132% (+271% in tre anni), mentre il caffè robusta ha subito una crescita del 76% (+149%). Anche se l'arabica ha registrato un aumento più moderato (+56% in un anno e +33% in tre), il trend generale rimane preoccupante. A subire rincari è stato poi anche il latte, con un incremento del 28% nell'ultimo anno e del 48% rispetto a tre anni fa, raggiungendo i 58 centesimi al litro.
Crisi climatica, guerra e speculazioni: i motivi dietro l'aumento dei prezzi della colazione
«Sono tutte materie prime - spiega Enrica Gentile, amministratore delegato di Areté, leader italiano nelle previsioni sui mercati delle commodity agroalimentari, a Il Messaggero - che, specialmente negli ultimi tre anni, hanno subito forti shock che hanno impattato negativamente l'offerta. In un contesto di domanda di beni agro-industriali tendenzialmente rigida, le mancanze produttive hanno comportato deficit ed erosione delle scorte andando ad innescare spirali inflazionistiche senza precedenti».
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Carenze produttive che sono il risultato di un insieme di fattori, come eventi meteorologici estremi, siccità, gelate e alluvioni. A ciò si aggiungono i costi elevati degli input di produzione, come fertilizzanti ed energia, nonché una logistica resa più difficile e costosa dalla pandemia e dai blocchi nei canali di Suez e Panama. Ma anche le speculazioni.
La voce che più tocca le tasche degli italiani è quella del caffè. E secondo la Fipe, la Federazione italiana pubblici esercizi, sono stati fatti sforzi importanti per contenere gli aumenti. Nonostante un tasso d'inflazione del 16% tra luglio 2021 e luglio 2024, i prezzi nei bar sono cresciuti solo del 13%. Anche l'espresso, con differenze tra città, ha registrato aumenti al di sotto dell'inflazione: a Bolzano solo un +6% rispetto al 2022, mentre a Pescara si è toccato il +13%. Ma per il presidente Lino Enrico Stoppani «sono inevitabili ulteriori aumenti dei prezzi».
Colazione alle stelle: quali sono le prospettive per il 2025?
Ma quali sono le previsioni per il 2025? Sebbene sia difficile fare stime precise a causa delle numerose incertezze geopolitiche e climatiche, Enrica Gentile anticipa che un rallentamento della domanda potrebbe dare sollievo ai mercati. «Dopo tre anni di inflazione, anche i consumi più rigidi stanno iniziando a rallentare - dice Gentile - e questo potrebbe favorire una parziale ricostruzione delle scorte». Ma per una reale ripresa, l'offerta dovrà aumentare, anche se questo processo sarà ostacolato da fattori esterni come il meteo e le dinamiche geopolitiche. «Alcuni prodotti - conclude - potrebbero registrare una riduzione dei prezzi, ma difficilmente torneranno ai livelli pre-crisi». In sostanza, i prezzi rimarranno instabili e sarà necessario del tempo prima che i mercati ritrovino un equilibrio.
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Alberto Lupini
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