C'è una pandemia anche per i kiwi, l'Italia perde un frutto prezioso

Cambiamenti climatici, batteri e una scorretta gestione dei terreni fra le cause ipotizzate. L'Italia, fra i principali produttori, ha già perso 8mila ettari di coltivazioni. Un frutto ricco di proprietà benefiche

22 ottobre 2020 | 13:37
Non c'è solo la pandemia da covid-19. Il mondo è pieno di epidemie che colpiscono anche animali o piante. In particolare in Italia c'è una vera e propria emergenza Kiwi, di cui siamo fra i primi produttori al mondo. Complessivamentesi sono ben 8.000 gli ettari di impianti colpiti, con una riduzione costante della superficie in tutto il Nord e Centro Italia (-12,6% dei kiwi italiani sono stati sradicati nel 2018, Veneto e Piemonte sono state le regioni maggiormente colpite, rispettivamente con il 70% di kiwi sradicati e -28% di superficie coltivata) con una perdita stimata di circa 750 milioni di produzione lorda vendibile. Sono questi i danni prodotti dalla sindrome da declino precoce dei kiwi, comunemente detta moria del kiwi, la patologia che sta impietosamente devastando i frutteti italiani di kiwi. Si tratta di una sindrome difficile da contrastare in quanto la causa non è ancora stata identificata, sebbene sia associata a diverse circostanze (funghi e batteri nelle radici, pratiche di irrigazione non appropriate e composizione del suolo), di cui però nessuno determinante in maniera univoca ed esclusiva. La rapidità con cui si diffonde, dalle radici fino alla parte aerea della pianta, e il concorso di cause e di anomalie presentatesi finora, hanno quindi spinto gli esperti a ricercare altri fattori scatenanti per comprendere il decorso della patologia. 



FRUTTO GUSTOSO RICCO DI VITAMINE
con il nome di un uccello, il kiwi è un generoso fornitore di vitamine. È stato classificato da una statistica americana come il più nutriente fra 27 frutti di largo consumo.

Il kiwi o kivi è una bacca commestibile prodotta da numerose specie di liane del genere Actinidia, famiglia delle Actinidiaceae. Il kiwi ha la buccia marrone scuro con pilucchi e la polpa verde brillante, semi piccoli e neri disposti a raggiera intorno al centro del frutto, la forma è simile ad un uovo o ad una piccola patata.
In Italia se ne coltivano di diverse varietà, fra cui:

Questo frutto ha un sapore acidulo ma gustoso e rinfrescante; lo si può mangiare tagliandolo a metà e scavandolo con un cucchiaino, come un gelato, oppure a fette sottili con l'aggiunta di zucchero, se si preferisce addolcirlo un po'; è ottimo anche con la macedonia o sugli spiedini di frutta.

Qui una ricetta con la panna cotta e qui invece con il prosciutto.



GLI EFFETTI NEGATIVI DEI CAMBIAMENTI CLIMATICI

Proprio per tali ragioni, i ricercatori del CREA, con il suo centro di Ingegneria e Trasformazioni Agroalimentari, hanno avanzato l’ipotesi che i cambiamenti climatici e una scorretta gestione del suolo possano rientrare fra le concause e, in particolare, gli eccessi termici potrebbero essere alla base della moria del kiwi, indebolendo le piante e alterando l'equilibrio fra radici e parte aerea nello sviluppo della pianta. Un po' come succede alle barriere coralline di tutto il mondo.

Così le piante malate (fonte: Terraoggi)

Sono state effettuate, quindi, prove in campo in un frutteto sperimentale di kiwi, testando diverse pratiche agronomiche, in grado di influenzare le caratteristiche fisiche, chimiche e biologiche del suolo per valutarne l’effetto sulla comparsa o meno dei sintomi di moria: come, per esempio, la baulatura - che assicura l’arieggiamento delle radici, impedendo ristagni idrici a cui il kiwi è molto sensibile - e l'aggiunta di compost o di microrganismi rizosferici (che popolano la parte del suolo adiacente alle radici) selezionati, per migliorare la struttura e la fertilità biologica del suolo, monitorando contemporaneamente l’andamento della temperatura e lo stato idrico del suolo.

Inoltre, analizzando la crescita delle piante, la morfologia e l'anatomia delle radici, è emersa una possibile correlazione fra l'insorgenza dei sintomi e i dati ambientali, in particolare la temperatura elevata dell'aria e del suolo. Da evidenziare, infine, che la gestione agronomica, riduce, ma non impedisce, l’insorgenza e la gravità dei sintomi.

«I dati in nostro possesso – ha dichiarato Laura Bardi, ricercatrice del CREA Ingegneria e Trasformazioni Agroalimentari e autrice dello studio - sembrano indicare le alte temperature estive quali fattori scatenanti la moria del kiwi, in quanto causa dell’alterazione anatomica e morfologica delle radici e dell’arresto del loro sviluppo, e probabilmente anche della insufficienza di ossigeno nel suolo, legata quindi non solo ai ristagni d’acqua dovuti alle forti piogge. Stiamo ancora valutando la risposta della pianta all’ambiente per individuare le azioni da intraprendere per arginare la patologia. Sicuramente interventi agronomici orientati a migliorare la fertilità biologica del suolo e le caratteristiche fisiche possono aiutare, così come ridurre il riscaldamento eccessivo del microambiente della pianta / frutteto, o l’adozione di un approccio più agroecologico alla gestione del frutteto, che tenga conto delle peculiarità di questa pianta e riproduca, per quanto possibile, le condizioni dell’habitat naturale di provenienza».

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Alberto Lupini


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