Buoni pasto, oggi lo sciopero di ristoranti e bar: “Basta tasse occulte”

Insieme a supermercati e agli alimentari gli esercenti incrociano le braccia e si rifiutano di ritirare i ticket restaurant. La loro richiesta è di rivedere il sistema salvaguardando un servizio che coinvolge milioni di lavoratori per renderlo sostenibile

14 giugno 2022 | 15:11

Bar, ristoranti, alimentari, supermercati e ipermercati aderenti alle principali associazioni di categoria della distribuzione e del commercio: ANCD Conad, ANCC Coop, Federdistribuzione, FIEPeT-Confesercenti, FIDA e Fipe-Confcommercio incrociano le braccia, per una giornata rifiutano il pagamento in buoni pasto. Si tratta di un’azione drastica, che è stata comunicata ai consumatori a mezzo stampa e con affissione di locandine negli esercenti pubblici e i punti vendita della distribuzione, resasi necessaria per chiedere con urgenza al Governo una riforma radicale del sistema dei buoni pasto con l’obiettivo di salvaguardare un servizio importante per milioni di lavoratori e renderlo economicamente sostenibile.

 

Buoni pasto, scatta la protesta, di bar, ristoranti e supermercati

Le motivazioni che hanno spinto gli esercenti a incrociare le braccia riguardano essenzialmente la questione delle commissioni. Per ogni buono da 8 euro si stima che ne vengano incassati poco più di 6, al netto delle commissioni.

A rischio è la stessa spendibilità dei buoni per chi ne dovrebbe beneficiare: «La nostra è una protesta che ha l’obiettivo di salvaguardare la funzione del buono pasto perché se si va avanti così sempre meno aziende saranno disposte ad accettarli, a discapito dei lavoratori che vedrebbero così perdere di ulteriore valore quello che dovrebbe essere un benefit. Insomma, il buono pasto rischia di diventare davvero inutilizzabile - dichiara Diego Rodeschini, presidente Gruppo Bar Caffetterie Ascom Confcommercio Bergamo -  C’è bisogno di una vera riforma che renda il sistema economicamente sostenibile anche per le nostre imprese che in fin dei conti sono quelle che danno il servizio ai lavoratori. Ma è altrettanto urgente far si che la prossima gara Consip da 1,2 miliardi di euro non venga aggiudicata con la logica del massimo ribasso e gli sconti delle precedenti perché saremo sempre noi esercenti a pagarli». 

Alle parole di Rodeschini si aggiungono quelle di Federdistribuzione. 

«In Italia abbiamo commissioni non eque, le più alte d'Europa. Parliamo del 20% del valore nominale di ogni buono. È un meccanismo influenzato enormemente dagli sconti ottenuti dalla Consip nelle gare indette con la logica del massimo ribasso. Peccato che i risparmi che la centrale di acquisto pubblica riesce ad ottenere nell’assegnazione dei lotti di buoni pasto siano sostanzialmente annullati dal credito d’imposta che le società emettitrici ottengono a fronte della differenza Iva tra le aliquote applicate in vendita e in riscossione. A pagare il conto sono le nostre aziende», ha dichiarato Alberto Frausin, presidente di Federdistribuzione

«Vogliamo che i buoni pasto, un servizio prezioso per milioni di lavoratori e famiglie, continuino a essere utilizzati anche in futuro – ha ripreso - Ma ciò sarà possibile solo sulla base di condizioni economiche ragionevoli e di una riforma radicale dell’attuale sistema che riversa commissioni insostenibili sulle imprese e ne mette a rischio l’equilibrio economico».

 

Gli esercenti: «Basta tasse occulte»

Per gli esercenti, capitanati dalla Fipe quella dei buoni pasta è a tutti gli effetti un’ulteriore gabella che pesa sulle loro spalle.

«Questa tassa occulta che lo Stato scarica direttamente sulle imprese del nostro settore è inaccettabile - ha spiegato Aldo Mario Cursano, vicepresidente vicario di Fipe-Confcommercio – Da anni stiamo lavorando per sensibilizzare le istituzioni chiedendo una radicale modifica del sistema che salvaguardi il valore del buono pasto lungo tutta la filiera, ma finora siamo stati inascoltati. L’adesione allo sciopero di 24 ore indetto per domani cresce di ora in ora ed è solo l’inizio di una serie di iniziative che porteranno a non poter spendere più i buoni pasto se non ci sarà una radicale inversione di tendenza già a partire dalla prossima gara Consip del valore di 1,2 miliardi di euro».

 

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Alberto Lupini


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