No dell'Ue al blocco delle merci Bellanova: Il cibo italiano è sano

Il ministro delle Politiche agricole ribadisce il no alle richieste di alcuni Paesi: vogliono fare saltare le regole del mercato comune. Intanto anche l'Europa ha chiesto di garantire la libera circolazione dei mezzi

16 marzo 2020 | 10:08
«Il bene-cibo è essenziale, il nostro è sicuro, tracciato, controllato. Non è solo economia, è sicurezza alimentare e salute. Le manteniamo se si continua a produrre e a fare circolare i prodotti». Lo ha affermato la ministra all'Agricoltura, Teresa Bellanova, ribadendo che «il virus non si trasmette con cibo e bevande», e torna a dire no ai certificati antivirus. In questo momento «ortofrutta, fresco, latte sono i più esposti. Le misure di contenimento e i blocchi alle frontiere - ha detto la Bellanova al Messaggero - provocano evidenti disagi. Chiedere certificati virus free è irricevibile, è concorrenza sleale che fa saltare le regole del mercato comune e della leale collaborazione tra Paesi».


Teresa Bellanova

«Serve una chiara presa di posizione della Commissione europea - prosegue - con un coordinamento che porti subito alla definizione e al rispetto di misure comuni. Ne stiamo discutendo con tutti i colleghi europei. L'emergenza è europea e mondiale, non italiana». Per il latte, «non un litro dovrà essere sversato. Stiamo destinando 6 milioni di euro all'acquisto di latte crudo da trasformare in Uht, attraverso il Fondo indigenti, per impedire sprechi alimentari e sostenere allevatori e produttori», dice ancora Bellanova. «Ho proposto di prevedere nel decreto 50 milioni per affrontare anche tutte le altre eccedenze alimentari e dare sostegno alle persone piu' in difficoltà».

Nel frattempo dall'Unione è arrivato l’appello a tutti gli Stati di garantire la libera circolazione degli alimenti. Sono tanti, infatti, in questi giorni i carichi fermi alle frontiere a causa dei limiti posti all’Italia da un numero crescente di Paesi.

Camion fermi a una frontiera

Sul tema è intervenuta Coldiretti, che ha espresso soddisfazione per le linee guida presentate dalla Commissione agli Stati membri sulle misure di gestione delle frontiere connesse alla salute nel contesto dell'emergenza Covid-19. Secondo la Commissione- sottolinea la Coldiretti - “la libera circolazione delle merci e fondamentale" e "ciò è particolarmente cruciale per i beni essenziali come le forniture alimentari e le forniture mediche e protettive” e per questo “le misure di controllo non dovrebbero causare gravi interruzioni delle catene di approvvigionamento dei servizi essenziali di interesse generale e delle economie nazionali e dell'economia dell'UE nel suo insieme".  

«Si tratta di un pronunciamento fortemente atteso dopo che le decisioni unilaterali di molti Stati Membri hanno pregiudicato le consegne all’estero con gravi danni soprattutto per prodotti alimentari deperibili», ha affermato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini in riferimento alle difficoltà poste in molti confini, dal Brennero dell’Austria fino alla Slovenia. Quasi i due terzi (63%) delle esportazioni agroalimentari italiane – precisa la Coldiretti – interessano i Paesi dell’Unione Europea dove la crescita nel 2019 è stata del 3,6% con la Germania che si classifica come il principale partner con l’export che cresce del 2,9% e raggiunge i 7,2 miliardi nel 2019.

La preoccupazione riguarda anche eventuali ritardi e rallentamenti nei trasporti che rischiano di danneggiare soprattutto le merci deperibili con la frutta e la verdura in una situazione in cui l’88% delle merci in Italia viaggia su gomma. Il pronunciamento dell’Unione Europea è importante per sostenere l’export alimentare Made in Italy dopo la campagna di disinformazione, gli attacchi strumentali e la concorrenza sleale che ha portato alcuni Paesi – denuncia la Coldiretti – a richiedere addirittura insensate certificazioni sanitarie “virus free” su merci alimentari provenienti dall’Italia che ha portato addirittura il Ministero degli Esteri ad aprire un indirizzo di posta elettronica dove segnalare restrizioni e discriminazioni verso i prodotti italiani.

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Alberto Lupini


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