In Francia finisce l'era della "carne vegetale". Stop a terminologia ingannevole
Ufficiale la notifica all’Unione Europea del progetto di decreto nazionale per vietare l'utilizzo di alcune denominazioni utilizzate per la carne per prodotti a base di proteine vegetali. Così spariscono gli hamburger veg
La possibilità era già stata paventata qualche mese fa, con l'avanzamento della proposta, fa ma ora è tutto ufficiale. In Francia dicono stop a nomi e termini riconducibili a carne e prodotti animali per quei cibi completamente a base vegetale. Niente più "bistecca veggie" oppure "hamburger di tofu", "polpette vegetali" o cibi analoghi. Una decisione importante, presa per differenziare prodotti tanto diversi quanto, negli ultimi anni, accostati in terminologie opposte da esigenze di marketing.
No a nomi che fanno riferimento alla carne per cibi vegetali
La Francia ha notificato all’Unione Europea il progetto di decreto nazionale per vietare l’utilizzo di alcune denominazioni utilizzate per la carne, per prodotti a base di proteine vegetali, come filetto, controfiletto, costata, lombata, bistecca, scaloppina, grigliata, costolette, prosciutto e altro. Lo rende noto la Coldiretti nel sottolineare che la nuova normativa si pone un obiettivo analogo a quello indicato dal disegno di legge italiano sulla produzione e la commercializzazione in Italia di alimenti e mangimi sintetici che vieta anche l’utilizzo di nomi che fanno riferimento alla carne e ai suoi derivati per prodotti trasformati che invece contengono esclusivamente proteine vegetali, già approvato dal Senato.
Coldiretti: «Norma nazionale evitare inganni ai danni del cliente»
«Serve una norma nazionale - sostiene la Coldiretti - per fare definitivamente chiarezza su veggie burger e altri prodotti che sfruttano impropriamente nomi come mortadella, salsiccia o hamburger per evitare l’inganno ai danni del 93% dei consumatori che in Italia non seguono un regime alimentare vegetariano o vegano. Occorre fare chiarezza su una strategia di comunicazione subdola con la quale si approfitta deliberatamente della notorietà e tradizione delle denominazioni di maggior successo della filiera tradizionale dell’allevamento italiano per attrarre l’attenzione dei consumatori e indurli a pensare che questi prodotti siano dei sostituti, per gusto e valori nutrizionali, della carne e dei prodotti a base di carne»
Permettere a dei mix vegetali di utilizzare la denominazione di carne significa infatti spesso di favorire - sottolinea Coldiretti - prodotti ultra-trasformati con ingredienti frutto di procedimenti produttivi molto spinti dei quali, oltretutto, non si conosce nemmeno la provenienza della materia prima visto che l’Unione Europea importa ogni anno milioni di tonnellate di materia prima vegetale da tutto il mondo.
A supportare la necessità di una norma nazionale in materia c’è peraltro il fatto che la Corte di giustizia europea - conclude Coldiretti - si è già pronunciata in passato sul fatto che “i prodotti puramente vegetali non possono, in linea di principio, essere commercializzati con denominazioni, come ‘latte’, ‘crema di latte’ o ‘panna’, ‘burro’, ‘formaggio’ e ‘yogurt’, che il diritto dell’Unione riserva ai prodotti di origine animale” anche se “tali denominazioni siano completate da indicazioni esplicative o descrittive che indicano l’origine vegetale del prodotto in questione”. Con la sola eccezione del tradizionale latte di mandorla italiano.
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Alberto Lupini
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