Balli al tavolo e cene su 3 turni Le idee di Briatore per ripartire
Il patron del Billionaire sta pensando a come riaprire i templi della movida: «L'importante è attrezzarsi bene, il sentiero è stretto, ma la stagione si può salvare», ha detto
22 aprile 2020 | 12:50
Uno come lui, abituato ai successi in Formula 1 e a quelli senz’altro più numerosi dei suoi sfarzosi locali sparsi in mezzo mondo, non può certo scomporsi davanti alle prospettive tutt’altro che rosee del prossimo futuro, dettate dall’esigenza di contenere il contagio da coronavirus. Costretto in isolamento a Montecarlo, Flavio Briatore si è già rimboccato le maniche e sta studiando il modo per riaprire Billionaire, Twiga e gli altri suoi altri templi della movida internazionale.
«Dovremo costruire serate meno affollate ma non per questo soporifere; l’importante è attrezzarsi bene e partire dove sarà possibile», dice intervistato dal Giornale. Ma come immagina lui l’attività della prossima estate? Senz’altro con tavoli separati, doppi e tripli turni per mangiare e senza gli affollatissimi aperitivi che hanno contraddistinto il tempo libero di milioni di italiani non solo nei suoi locali: «Perderemo il 50-60% dei coperti – ipotizza Briatore – e molti locali troppo piccoli non ce la faranno a riconvertirsi, anche perché per adeguarsi ai nuovi standard dovrebbero ospitare solo un pugno di persone e andrebbero in rosso».
Un problema, questo, di cui abbiamo già parlato, che interessa non soltanto i ristoranti, ma anche bar, pub e caffetterie. La difficoltà di riorganizzarsi sarà fatale per molti, non di certo per Briatore e per i suoi lussuosi ristoranti: vero è che gli operatori del settore dovranno mettere mano al portafoglio per rispettare le normative, non fosse altro che rinunciando a una fetta consistente di introiti, dovuti alla minore clientela. Un universo lontano dall’ex manager di Formula 1, che sta già pensando a come rivoluzionare l’esperienza dei suoi clienti: i tavoli si trasformeranno in una sorta di privé, talmente distanziati dagli altri, che a un certo punto sarà pure possibile per i commensali alzarsi ed accennare a qualche ballo. Fantascienza per la maggior parte dei ristoratori che invece sono alle prese con spazi ridottissimi.
«Capisco che qualcuno si possa scocciare davanti a tante prescrizioni, ma ci si abituerà – taglia corto Briatore – Prima dell’11 settembre andavamo tutti in aeroporto 40 minuti prima della partenza, poi il terrorismo ha sconvolto le nostre vite e ci sottoponiamo a controlli e ore di attesa. Ma non per questo abbiamo rinunciato all’aereo».
Bar e ristoranti, però, sono un’altra cosa e di mezzo c’è il lavoro di centinaia di migliaia di persone: «Sarà durissimo per le città d’arte – concede Briatore – ma seguendo un sentiero stretto, salveremo la stagione». Un po’ sano di ottimismo certo non fa male; la speranza è che a salvarla, la stagione, siano il maggior numero possibili di ristoratori.
Flavio Briatore
«Dovremo costruire serate meno affollate ma non per questo soporifere; l’importante è attrezzarsi bene e partire dove sarà possibile», dice intervistato dal Giornale. Ma come immagina lui l’attività della prossima estate? Senz’altro con tavoli separati, doppi e tripli turni per mangiare e senza gli affollatissimi aperitivi che hanno contraddistinto il tempo libero di milioni di italiani non solo nei suoi locali: «Perderemo il 50-60% dei coperti – ipotizza Briatore – e molti locali troppo piccoli non ce la faranno a riconvertirsi, anche perché per adeguarsi ai nuovi standard dovrebbero ospitare solo un pugno di persone e andrebbero in rosso».
Un problema, questo, di cui abbiamo già parlato, che interessa non soltanto i ristoranti, ma anche bar, pub e caffetterie. La difficoltà di riorganizzarsi sarà fatale per molti, non di certo per Briatore e per i suoi lussuosi ristoranti: vero è che gli operatori del settore dovranno mettere mano al portafoglio per rispettare le normative, non fosse altro che rinunciando a una fetta consistente di introiti, dovuti alla minore clientela. Un universo lontano dall’ex manager di Formula 1, che sta già pensando a come rivoluzionare l’esperienza dei suoi clienti: i tavoli si trasformeranno in una sorta di privé, talmente distanziati dagli altri, che a un certo punto sarà pure possibile per i commensali alzarsi ed accennare a qualche ballo. Fantascienza per la maggior parte dei ristoratori che invece sono alle prese con spazi ridottissimi.
«Capisco che qualcuno si possa scocciare davanti a tante prescrizioni, ma ci si abituerà – taglia corto Briatore – Prima dell’11 settembre andavamo tutti in aeroporto 40 minuti prima della partenza, poi il terrorismo ha sconvolto le nostre vite e ci sottoponiamo a controlli e ore di attesa. Ma non per questo abbiamo rinunciato all’aereo».
Bar e ristoranti, però, sono un’altra cosa e di mezzo c’è il lavoro di centinaia di migliaia di persone: «Sarà durissimo per le città d’arte – concede Briatore – ma seguendo un sentiero stretto, salveremo la stagione». Un po’ sano di ottimismo certo non fa male; la speranza è che a salvarla, la stagione, siano il maggior numero possibili di ristoratori.
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Alberto Lupini
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