Un anno fa, di questi tempi, ci preparavamo a vivere il
lockdown generale del nostro Paese per combattere la pandemia
Covid. Un'esperienza che, sfortunatamente, si sta protraendo ancora con diversi territori interessati da misure di sicurezza stringenti. Tanto che ora ci appare quasi normale la prospettiva di rimanere chiusi in casa. Ma a marzo 2020 non era così. Anzi, la paura per una minaccia invisibile, ancora poco conosciuta e che fino a pochi giorni prima si pensava fosse una questione cinese, aveva già iniziato a cambiarci. A partire dalle nostre abitudini di
acquisto al supermercato che già a febbraio 2020 registravano un +7,2% di vendite (online e offline insieme).
Un anno di Gdo: dalle resse ai nuovi trend
Un anno fuori dal normaleInsomma, alzi la mano chi all'epoca non ha fatto la fila per entrare al
supermercato. Le resse nelle corsie, dove si faceva a gara per assicurarsi l'ultimo brick di lievito, oppure la confezione formato famiglia di carta igienica sono ancora davanti ai nostri occhi. Una sorta di
panico da acquisto, contestualmente al blocco dei consumi
Horeca, aveva spinto gli italiani a fare scorte spingendo le vendite Gdo a +12,5% a marzo. Un trend che è andato via via stabilizzandosi durante l'anno. Ma che anche nel 2021 fa segnare crescite importanti: a gennaio 2021, infatti, secondo i dati
Nielsen Italia, i supermercati fanno segnare un +10,6% a valore mentre i discount fanno addirittura meglio con un +12,4%. «Certo, rispetto ai picchi dello scorso anno possiamo dire che il panico da spesa è stato assorbito dai clienti italiani. La settimana dal 15 al 21 febbraio e quella dal 22 al 28 febbraio presentano delle controcifre che ci danno la misura di quanto dobbiamo aspettarci con diminuzioni, rispettivamente, del -5-6% e del -10% rispetto alle stesse settimane dell'anno precedente», spiega
Romolo De Camillis, retail director di Nielsen IQ.
L'andamento della Gdo nel 2020
In generale, guardando all'ultimo anno della
grande distribuzione, in cui il settore ha registrato un giro d'affari intorno ai 109 miliardi di euro, alcuni trend balzano all'occhio. In prima battuta c'è il crollo del canale
Cash&Carry che, con una flessione intorno al -20-30% causata dalla sospensione dei consumi fuori casa nell'Horeca. A far da contraltare c'è il boom dell'
eCommerce che cresce a ritmi sostenuti: «Si tratta della coda della crescita a tre cifre dello scorso anno. Un fenomeno accelerato dalla pandemia e destinato a consolidarsi sempre di più. Non a caso, l'ottava settimana del 2021 segna addirittura un +70% per il commercio alimentare digitale», racconta De Camillis.
Sicurezza, servizi e assortimento le prioritàEppure, nonostante i dati incoraggianti, si sbaglierebbe a pensare che il 2020 sia stato l'anno della cuccagna per la grande distribuzione. «Nonostante una crescita complessiva del comparto intorno al +5%, le
difficoltà non sono mancate. In prima battuta quelle legate alla
sicurezza: per sostenere il servizio e la crescente domanda di beni, le aziende hanno dovuto affrontare maggiori costi. Insomma, hanno dovuto investire per rispondere a nuovi
bisogni come quello della spesa a domicilio. Tanto che in termini di cap coperti e negozi coinvolti si registra un aumento del 30% per questa tipologia di servizio», ricorda De Camillis. Anche a livello di
referenze e
assortimento le cose sono cambiate, con carrelli che hanno fatto più spazio a prodotti di igiene per la casa (+8,9%) oppure surgelati (+11,1%).
L'andamento per merceologie
Prossimità, una leva per la competizionePer quanto riguarda i
format di vendita, il 2020 ha segnato anche l'anno della rivincita del commercio di
prossimità sulle grandi strutture di vendita: «Gli italiani hanno cambiato i propri negozi di riferimento. Una dinamica legata alle limitazione sugli spostamenti ma anche alla volontà di evitare punti vendita considerati troppo affollati che ha premiato gli store sotto casa. Il tema della
vicinanza, quindi, si è fatto sempre più pressante tanto che ora si può considerare come una leva competitiva per quelle insegne che sono riuscite a interpretare il fenomeno grazie a un lavoro sulla qualità dell'offerta e la ricchezza di servizio. In prospettiva, questo format potrebbe essere un
vantaggio per tutto il comparto, caratterizzato da una presenza capillare e diffusa sul territorio. d'altronde, ci aspettiamo una naturale selezione degli operatori nel prossimo periodo ma questo non deve per forza tradursi in maggiori concentrazioni aziendali», sottolinea De Camillis.
Romolo De Camillis
La corsa di discount e private labelChi sembra non aver bisogno di molti cambiamenti sono i
discount. «Non è un fenomeno che scopriamo oggi, ma arriva da lontano: un'onda lunga che continuerà a propagarsi. Centrale rimarrà il fattore convenienza che dovrà comunque legarsi a un rafforzamento delle proposta in termini di qualità. In momenti di
crisi economica come quello che stiamo vivendo, il discount si dimostra un format più dinamico di altri e capace di intercettare la domanda di quella fascia di popolazione che con la pandemia ha subito anche una diminuzione del
reddito e del potere di spesa». Per converso, invece, potrebbero sorgere nuovi format specializzati e dedicati a chi il reddito non lo ha perso ma ancora non può sfogare la propria smania di acquisto al ristorante. Magari puntando su un'offerta bio e sostenibile che metta al centro le linee della
marca del distributore: «Questa è la componente più dinamica nelle categorie merceologiche. Occupa circa il 30% dell'offerta Gdo totale ma grazie alla propria flessibilità è riuscita ad adattarsi ai repentini cambiamenti dell'ultimo anno mettendo a segno una crescita del +10%. All'interno di questo dato, però, vanno sottolineate le performance delle linee primo prezzo (+16,8%), premium (+15,5%), salutistiche (+14%) e da filiera controllata (+21%)», conclude De Camillis.