L'Autorità garante della concorrenza e del mercato (Agcm) ha avviato un'istruttoria nei confronti di Amica Chips e Pata per una presunta violazione delle norme sulla concorrenza. La segnalazione è partita da un whistleblower, figura interna o esterna all'azienda che ha denunciato comportamenti illeciti. L'indagine riguarda una possibile intesa restrittiva legata alla produzione e commercializzazione di patatine private label per le grandi catene di distribuzione organizzata (Gdo).
Amica Chips e Pata, patto illecito?
Secondo l'Antitrust, le due aziende sarebbero accusate di aver creato un accordo per spartirsi la clientela all'interno del mercato delle patatine a marchio privato. In questo modo, avrebbero mantenuto i prezzi delle patatine a livelli superiori a quelli che si verificherebbero in condizioni di libera concorrenza.
Le indagini hanno visto il coinvolgimento del Nucleo speciale Antitrust della Guardia di Finanza, che ha effettuato ispezioni presso le principali sedi di Amica Chips, Pata e di un terzo soggetto considerato in possesso di informazioni utili all'inchiesta. L'Autorità ha precisato che l'obiettivo è raccogliere prove di un coordinamento illecito tra le aziende per la gestione del mercato, pratica che, se confermata, violerebbe il diritto della concorrenza italiana ed europea.
Amica Chips e Pata, le implicazioni per il mercato
Questa istruttoria, partita in virtù di una segnalazione di una gola profonda, ha importanti ricadute nel settore alimentare e della grande distribuzione, poiché le patatine private label rappresentano una quota significativa del mercato dei prodotti a marchio. Se venisse confermata la violazione, Amica Chips e Pata rischierebbero sanzioni considerevoli, che potrebbero includere multe fino al 10% del loro fatturato.
Per i consumatori, l'impatto riguarda soprattutto i prezzi finali dei prodotti: un'eventuale intesa tra le aziende avrebbe ridotto la concorrenza, mantenendo artificialmente alto il costo delle patatine, penalizzando chi acquista.
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Alberto Lupini
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