Ad una settimana dall'introduzione del Cin, il Codice identificativo nazionale, indispensabile per poter operare nel settore turistico dell'accoglienza, tanto per hotel quanto per b&b e case vacanze, il 20% delle strutture ne è ancora sprovvisto. Se il ministro del Turismo Daniela Santanchè predica calma e garantisce l'applicazione delle sanzioni, emergono già i primi casi di abusivismo, in un contesto nel quale c'è anche chi - come Confedilizia - ritiene che case vacanze e alberghi non siano in concorrenza, nonostante a Milano il boom degli affitti brevi (decuplicati dal 2013 al 2023) vada di pari passo con il calo dei clienti degli hotel.
Cin, la fotografia post Epifania
Entrato in vigore il 1° gennaio 2025 dopo un paio di rinvii, il Cin è un codice univoco che ogni immobile adibito a locazioni brevi deve ottenere registrandosi al portale telematico del ministero del Turismo. Questo codice va esposto all'esterno della struttura e riportato su tutti gli annunci pubblicitari, sia online che offline. Le sanzioni per chi non rispetta la normativa variano da 800 a 8mila euro per la mancata registrazione e da 500 a 5mila euro per l'assenza del Cin sugli annunci o sull'edificio.
Al 7 gennaio, circa il 20% delle strutture ricettive italiane risultava ancora privo del codice. La situazione, in ogni caso, non è omogenea in tutto il Paese. Accanto a regioni virtuose come ad esempio Basilicata (93,81% di Cin sulle strutture registrate), Provincia Autonoma di Bolzano (93,39%) e Valle d'Aosta (90,05%), mentre altre sono in forte ritardo: in Friuli Venezia-Giulia e Umbria, infatti, solamente poco più della metà delle strutture risulta in regola (rispettivamente 57,69% e 58,31%). Secondo Federalberghi, alcune difficoltà nell'ottenere il codice sono legate a imprecisioni nei database nazionali, come errori nei dati dei proprietari o duplicazioni di record, che impediscono l'abbinamento corretto delle strutture.
Cin, scoperti i primi abusivi
Secondo Agostino Ingenito, presidente di Abbac, l'associazione delle attività ricettive extralberghiere, a Napoli alcuni gestori non in regola stanno utilizzando codici Cin falsi o copiati da altre strutture per continuare a pubblicare annunci su piattaforme di prenotazione come Airbnb e Booking. «La mancata verifica della validità del codice - ha spiegato Ingenito a Fanpage - consente agli abusivi di aggirare la normativa. È fondamentale che le piattaforme si colleghino alla banca dati nazionale per accertare che i Cin inseriti siano regolarmente attribuiti».
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Abbac sottolinea la necessità di intensificare i controlli, sia offline che online, per contrastare il fenomeno dell'abusivismo. «La verifica deve essere periodica e strutturata, coinvolgendo sia le piattaforme digitali sia gli enti locali», ha affermato Ingenito. Secondo l'associazione, il monitoraggio dei portali online potrebbe intercettare più facilmente le offerte irregolari.
Cin e affitti brevi, regole uguali per tutti
Tuttavia, la Santanchè ha annunciato un approccio graduale nell'applicazione delle norme: «Nei primi mesi procederemo con verifiche e correzioni insieme alle Regioni. Non vogliamo punire nessuno, ma dialogare per garantire una transizione efficace». Una prospettiva che cerca di bilanciare la presa d'atto dei ritardi nella regolarizzazione di tutte le strutture e la garanzia che le regole - almeno queste - siano uguali per tutti.
Anche perché, secondo quanto riporta Abbac, negli ultimi giorni sono aumentati anche gli annunci sui social di alloggi in affitto transitorio, spesso accompagnati da immagini riconducibili a strutture precedentemente registrate su piattaforme come Airbnb. «Questo fenomeno - dichiara Ingenito - evidenzia una speculazione che non contribuisce al diritto all'abitare né si traduce in un'effettiva offerta abitativa tradizionale».
Affitti brevi, case vacanze e hotel: un rapporto difficile
Sinora, la concorrenza di b&b e case vacanze con gli hotel è risultata a conti fatti sleale in moltissimi casi in virtù della differenza sostanziale di obblighi e adempimenti, oltre che nei costi di gestione. Tuttavia Annamaria Terenziani, presidente di Confedilizia Reggio Emilia, sottolinea che alberghi e affitti brevi non sono concorrenti, ma anzi contribuiscono insieme alla crescita del settore turistico. «Gli alberghi da soli non riuscirebbero a soddisfare la domanda crescente. La collaborazione tra strutture alberghiere e locazioni turistiche è una soluzione win-win, che arricchisce l'intero territorio», ha spiegato. Inoltre, secondo Confedelizia i dati dimostrerebbero che i due settori attirano clientela differente, ampliando le opportunità per il turismo. Secondo Terenziani, norme troppo restrittive sugli affitti brevi, come quelle adottate in città come Firenze o Venezia, portano a un aumento dei costi alberghieri, penalizzando i consumatori. «Le locazioni turistiche non rappresentano abusivismo o concorrenza sleale, ma un volano per l'economia locale, soprattutto nei borghi e nelle zone montane che necessitano di maggiore sostegno».
Affitti brevi, boom a Milano. E gli hotel soffrono
Eppure molto spesso non è affatto così. A Milano, ad esempio, i clienti delle case vacanza sono passati da meno di 190 mila nel 2013 a quasi 1,8 milioni nel 2023. Questa tipologia di alloggio rappresentava una quota marginale dell'ospitalità cittadina fino al 2013 (4% degli arrivi), hanno raggiunto il 28% nel 2023. La crescita degli affitti brevi ha avuto ovviamente un impatto anche sugli hotel. Dal 2019 al 2023, il numero di clienti alberghieri è diminuito del 12%, passando da oltre 5 milioni a 4,49 milioni. La perdita si è concentrata soprattutto tra i visitatori italiani, scesi da quasi 2 milioni a meno di 1,5 milioni.
Tuttavia, i dati indicano che non tutto il calo degli italiani è stato assorbito dagli affitti brevi, che hanno registrato un incremento di soli 130 mila ospiti italiani rispetto al 2019. Una parte significativa di questo segmento sembra aver scelto di non visitare Milano, con una riduzione complessiva degli arrivi interni da 2,25 milioni a 1,9 milioni tra il 2019 e il 2023.
Affitti brevi, servono regole chiare
Servono perciò regole chiare. Il Cin poteva rappresentare un primo passo verso una regolamentazione del comparto dell'ospitalità e dell'accoglienza se non giusta, quantomeno maggiormente equa. Eppure la passività con la quale si sta supervisionando l'implementazione (e punendo i trasgressori) non sembra lasciare intravedere un deciso cambio di rotta a tutela degli operatori tradizionali dell'accoglienza turistica.
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Alberto Lupini
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