A Bergamo, tra Dop e Igp, la gastronomia traina il rilancio

Ad Astino per le città creative Unesco e il ritorno in presenza di Forme, la kermesse dedicata ai formaggi orobici, il punto della situazione e le strategie per la ripresa che passa dal cibo. L’agroalimentare bergamasco migliora

23 ottobre 2021 | 10:18

Bergamo ha tante peculiarità e bellezze e tra queste si inserisce quella di essere una vera e propria Cheese Valley. La Bergamasca, unica provincia italiana ed europea, vanta, infatti, ben 9 Dop casearie che, insieme agli altri 20 prodotti orobici certificati, contribuiscono a formare l’asset portante di un racconto produttivo e territoriale di eccellenza che fa di Bergamo una punta di diamante tra le città creative dell’Unesco. Dop e Igp festeggiate in occasione di Forme, la kermesse dei prodotti caseari orobici, in presenza al Convento di Astino dove, oltre al summit delle città creative, si sono festeggiati i 70 anni della Convenzione di Stresa in cui fu sottoscritto il primo approccio comune per la tutela delle denominazioni di origine. Nel mentre l'agroalimentare bergamasco migliora ma preoccupa l’aumento dei costi di produzione.


Ad Astino il summit delle città creative

Nel mondo le città creative dell’Unesco sono 246, in Italia 11. Ognuna di queste città ha una sua caratteristica e Bergamo, nominata nel 2019, condivide con Alba e Parma quella gastronomica. «Vogliamo essere la vetrina di un progetto sostenuto da un vasta Rete territoriale e l’intesa siglata tra la nostra città, Parma e Alba significa che la visione è ampiamente condivisa», ha affermato il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori, intervenuto in apertura del secondo summit delle città creative dal titolo “Remember the Future” ad Astino con cui, dai vari angoli del globo, hanno fatto sentire la loro voce, appunto, i rappresentanti delle varie città “creative”. «Farne parte ci consente di mettere in Rete esperienze maturate in contesti assai diversificati permettendo la costruzione di progetti comuni — ha proseguito il primo cittadino — il nostro desiderio è di fornire l’intreccio della creatività nella gastronomia con quella degli altri cluster. Rileggendo la nostra storia riscontriamo infiniti esempi da ricalcare con l’obiettivo di raggiungere obiettivi ambiziosi».


Le 3 C: cultura, creatività e cibo

L’obiettivo da seguire si muove intorno a «cultura, creatività e cibo», come ha sottolineato Franco Bernabè, presidente del consiglio direttivo della commissione Nazionale Italiana per l’Unesco: «È, quella delle città creative, una piattaforma straordinaria. L’Italia si trova ora in un ambiente sicuro, grazie alla campagna vaccinale, e in questo contesto è utile concentrarsi nella rigenerazione urbana, intesa in senso lato. Bergamo è nella posizione migliore per diventare leader in quanto è una città non solo creativa, ma al centro di tante iniziative, tra cui la nomina a Capitale della Cultura per il 2023. La triangolazione con Alba e Parma dimostra che la città non è solo un’eccellenza nella gastronomia, ma anche nella difesa della biodiversità e degli ecosistemi, con un patrimonio culturale che dà un contributo fondamentale per lo sviluppo di tutta la regione. Dopo essere stata pesantemente toccata dalla prima ondata del Covid, adesso Bergamo riparte in modo molto concreto».


A Forme, le celebrazioni per le Dop e la loro valorizzazione

Tra i segni di questa ripartenza, figura il ritorno in presenza a Bergamo, sempre ad Astino, di Forme, all’interno di cui si è svolto il convegno sulla celebrazione dei 70 anni della Convenzione di Stresa in cui fu sottoscritto il primo approccio comune per la tutela delle denominazioni di origine. Quello che, a tutti gli effetti, ha dato il là a un percorso che vede nei formaggi Dop e Igp un pilastro fondamentale dell’economia del settore caseario nazionale: «Il nostro comparto alimentare è sotto attacco - ha sottolineato il senatore Gian Marco Centinaio, sottosegretario di Stato al Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali - la differenza la fanno le denominazioni, tanto più che le multinazionali standardizzano tutto. Tutte le denominazioni sono il nostro miglior biglietto da visita. In periodo pre-Covid presso i produttori di parmigiano reggiano si registravano visite di una decina di pullman al giorno, a riprova che la produzione eccellente spinge la valorizzazione del turismo e del territorio».

 

 

L’agroalimentare bergamasco migliora

Nel primo semestre 2021 il settore agroalimentare a Bergamo mostra segni di miglioramento, come del resto tutta la Lombardia, ma risente dell’aumento dei costi di produzione. Inoltre ha lasciato un segno il contraccolpo delle limitazioni dovute alla pandemia perché l’agricoltura e l’industria agro-alimentare, pur non avendo subito chiusure drastiche, hanno sofferto indirettamente delle restrizioni imposte a ristorazione, turismo, intrattenimento e istruzione. Questo il quadro che emerge dall’ultimo studio semestrale sulla congiuntura agricola lombarda, condotto da Unioncamere Lombardia e Regione Lombardia.


Questi risultati si devono leggere a fronte di un quadro generale in cui il Pil nazionale ha registrato una forte crescita tendenziale nel secondo trimestre (+17,3%) e il valore aggiunto dell’agricoltura è tornato in positivo dopo due anni di valori sotto lo zero. Le stime di Unioncamere permettono di cogliere anche in Lombardia segnali di ripresa, come il vigoroso incremento della produzione dell’industria alimentare e dell’indice sintetico di fatturato cumulato. Ma per valutare l’andamento specifico del settore a Bergamo ci si può basare sui dati disponibili a livello provinciale, che si riferiscono alle esportazioni, alla produzione lattiero-casearia, alla demografia di impresa e all’occupazione.


Crescono le esportazioni: Bergamo al secondo posto in Lombardia

Le esportazioni agroalimentari sono in crescita rispetto al primo semestre dell’anno 2020, raggiungendo nei primi sei mesi dell’anno la quota di 529 milioni di euro, che conferma Bergamo al secondo posto dopo Milano tra le province lombarde. Il primo semestre del 2021 è maggiore rispetto sia al 2020 (+8,4%) sia al 2019 (+5,1%), tuttavia la variazione totale del 2021 cela una differenza tra la crescita dell’industria alimentare (+11,0%) e delle bevande e il decremento del settore primario (-6,6%). La prima ha beneficiato infatti dell’ottima performance degli oli e grassi vegetali e animali (+31,3%), degli altri prodotti alimentari (+24,4%), della carne lavorata (+11,8%) e delle bevande (+11,8%); il secondo ha risentito invece del crollo dei prodotti delle colture permanenti (-55,7%) e della pesca e acquacoltura (-6,4%). Confrontando con lo stesso periodo del 2019, entrambe le componenti hanno superato i livelli pre-Covid, ma il settore primario con una variazione più ampia (+12,9%) rispetto all’industria alimentare e delle bevande (+4,1%).


Crescono le consegne del latte e la produzione di Grana Padano Dop

I dati disponibili a livello provinciale sulla produzione lattiero-casearia indicano un miglioramento della produzione per gli allevamenti bergamaschi. Le consegne del latte, infatti, sono cresciute nel semestre del +3,1% su base tendenziale, posizionandosi comunque al di sotto della media lombarda (+4,4%). Anche la produzione di Grana Padano continua a crescere (+9,3% rispetto all’anno scorso), confermando Bergamo come quarta provincia in Lombardia, dopo Mantova, Brescia e Cremona, nella produzione del formaggio duro DOP. Gli allevamenti subiscono nondimeno l’effetto dell’aumento dei costi delle materie prime, specialmente soia e mais usati nelle farine e nuclei proteici delle razioni animali, e dell’instabilità della domanda nel canale Horeca.


Preoccupa l’aumento dei prezzi delle materie prime

Gli altri comparti produttivi non dispongono di dati provinciali. La situazione regionale registra risultati molto differenti a seconda delle caratteristiche interne e del canale di distribuzione cui sono destinati i prodotti finiti. Per le carni bovine la situazione è complessivamente negativa a causa dell’aumento dei prezzi delle materie prime alimentari, solo parzialmente trasferiti nei prezzi delle carni vendute. Migliorano invece le carni suine grazie all’aumento dei prezzi trainato dai prodotti Dop. Il cerealicolo ha registrato una crescita inaspettata a seguito dell’incremento dei prezzi di cereali e soia e alla crescita della domanda. Il vitivinicolo ha risentito negativamente delle chiusure del canale Ho.Re.Ca. e della scarsa propensione a nuovi acquisti da parte dei ristoratori, oltre che dei limiti di capienza imposti alle strutture ricettive.


Cresce il numero delle imprese

Circa la demografia di impresa, a Bergamo le imprese attive nell’agricoltura, silvicoltura e pesca sono lievemente aumentate di numero nei primi due trimestri di quest’anno. L’incremento riguarda soprattutto il secondo trimestre, che riporta una variazione tendenziale positiva (+1,5%) per la prima volta dal quarto trimestre del 2017, dinamica peraltro osservabile anche sul complesso delle imprese. In Lombardia, invece, l’aumento ha un’intensità più limitata e la variazione tendenziale su base annua si mantiene sempre in negativo. La crescita delle imprese attive in provincia di Bergamo e in Lombardia si spiega con il minore numero di cessazioni rispetto ai trimestri pre-Covid, dovuto probabilmente anche alle misure economiche di sostegno messe in campo dal Governo.


L’agroalimentare bergamasco sta uscendo dalla crisi

Infine, a livello occupazionale i dati sulle comunicazioni obbligatorie relative a rapporti di lavoro dipendente elaborati dall’Osservatorio Mercato del Lavoro della Provincia di Bergamo, offrono un quadro preciso della situazione territoriale. Nel primo trimestre le assunzioni nel settore primario riportano un incremento tendenziale del +8,7% rispetto all’anno scorso e del +28,9% rispetto al 2019. Nel secondo trimestre, invece, le assunzioni riportano una variazione tendenziale del +0,3% rispetto al 2020 e del +1,1% rispetto all’anno pre-crisi. I dati delle cessazioni, che vanno interpretati anche in relazione alla natura stagionale dei rapporti di lavoro nel comparto agricolo, nel secondo trimestre superano del +20,3% il dato del 2020 e del 47,4% quello del 2019.


Lo studio congiunturale di Unioncamere Lombardia sull’agricoltura lombarda nel primo semestre 2021 mostra che il comparto agroalimentare bergamasco sta progressivamente uscendo dalla crisi del 2020. A dare la spinta maggiore sono le esportazioni del comparto, che fanno di Bergamo la seconda provincia esportatrice lombarda dopo Milano, e nello specifico dell’industria alimentare e delle bevande che ha registrato la crescita maggiore nel semestre. Destano invece preoccupazione le tensioni sui mercati delle materie prime, che stanno innescando aumenti del prezzo dei mangimi e dell’energia, oltre alla difficoltà di reperimento di macchinari agricoli.

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Alberto Lupini


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