8€ per aprire una bottiglia di vino: perché non si tratta di “diritto di tappo”?

In un locale di Palermo un sovrapprezzo di 8 euro applicato e giustificato con la dicitura "Apertura bottiglia". Qualcuno parla di diritto di tappo, ma non è esattamente così. Ma che cos'è in realtà il “Diritto di tappo”?

14 novembre 2023 | 13:14

E alla fine si torna a parlare di scontrini. Dopo un’estate passata a discutere delle voci pazze e dei vari rincari per servizi extra (o pseudo tali) su e giù per l’Italia, ecco che in autunno inoltrato torna agli onori della cronaca una caso simile. Il fatto: a Palermo una cliente del Retrobottega di Prezzemolo & Vitale ha postato sui social, infuriata, la foto di uno scontrino in cui compare la voce “apertura tappo”, riferito a una bottiglia di vino, per un costo del servizio pari a 8 euro. Il risultato? Una bottiglia di spumante è passata da 16,99 euro a 24,99, con grande sorpresa degli avventori.

Caso "apertura vino", l'azienda non chiarisce la questione

Non si è fatta attendere la risposta del ristoratore “incriminato”, il quale ha spiegato il motivo di quel sovrapprezzo. Come riporta anche La Repubblica, infatti, la voce “Apertura tappo” starebbe semplicemente per “Servizio al tavolo”. Non si tratterebbe altro, insomma, che del consueto sovrapprezzo per il servizio al tavolo. Insomma, un gergo tecnico certamente equivocabile ma anche voce di cui gli avventori sarebbero (o dovrebbero esser) stati avvisati. Per cercare di fare chiarezza sulla questione, e accertarci che effettivamente la voce sia segnalata al cliente, abbiamo cercato di contattare l'azienda. La quale, purtroppo, non ha voluto rilasciare dichiarazioni. Ma, come abbiamo detto in passato, se la voce compare in menu (o sul listino prezzi) il cliente ha poco di cui lamentarsi. La mancata risposta però fa rimanere l'interrogativo.

Diritto di tappo? Non è il caso in questione

Detto ciò, in qualche organo di informazione si sta parlando di “diritto di tappo” in riferimento al fatto di cronaca registrato a Palermo. Va specificato come si intenda di una precisazione errata, in quanto il diritto di tappo entra in gioco quando un cliente si porta la bottiglia da casa al ristorante, per aprirla nel corso del pranzo o della cena. Avendo una possibilità in meno di guadagno, quindi, il ristoratore fa pagare un plus (di 5 o 10 euro, a seconda dei casi) per recuperare in parte la mancata entrata derivabile dal vino. Ma è ammesso che i clienti si portino una bottiglia da casa al ristorante?

Può un cliente portare al ristorante la propria bottiglia di vino?

Abbiamo posto il quesito alla pagina A Cena con Diritto, seguita e gestita da appassionati ed esperti di diritto della ristorazione. Un cliente può portarsi da casa una bottiglia di vino al ristorante (un’etichetta di cui magari il locale è sfornito), farsela aprire per godersela a cena? Come può comportarsi il ristoratore?

«La scelta di permettere o meno il Diritto di tappo spetta al proprietario di ogni singolo locale ­- ci dicono - nessuna legge lo vieta o, al contrario, lo stabilisce. È opportuno che il cliente, prima di portare con sé una bottiglia acquistata altrove, verifichi, quando effettua la prenotazione, se il locale permette tale condotta e, in caso positivo, con quali costi, applicati nel conto finale in proporzione agli oneri che il locale sostiene quali, ad esempio, l’utilizzo di refrigeratori per raggiungere la temperatura, l’uso e il lavaggio delle stoviglie. Per queste ragioni l’apertura della bottiglia non potrà essere effettuata autonomamente dal cliente ma sarà attività riservata al personale di sala non essendo ammesse soluzioni fai da te».

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Alberto Lupini


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