C’è un filo rosso, neanche troppo sottile, che lega il mondo delle api a quello del vermouth. Può non sembrare così scontato, ma a ben guardare questi due universi hanno in comune molto più di quello che si può pensare. Per capirlo basta fare quattro chiacchiere con Fulvio Piccinino, torinese classe 1967, tra gli esperti e autori più riconosciuti in tema di liquoristica e miscelazione, ma anche appassionato divulgatore del Vermouth di Torino, di cui è lui stesso un ambasciatore.

Il Giardino delle Api - Museo vivente dell’apicoltura
L'interesse di Fulvio Piccinino per le api
Spirito curioso, animo proattivo e voglia di mettersi in gioco, circa venti anni fa lo hanno portato a seguire più da vicino anche il mondo delle api, diventando non solo collezionista di volumi e riviste storiche sul tema, ma rendendosi anche parte attiva con la scrittura di un libro, “Il Re era una Regina”, basato sul racconto di un equivoco nato in passato, che per lungo tempo ha pesato sulla considerazione di questi operosi insetti.

Fulvio Piccinino
«La religione - spiega Piccinino - vedeva nell’alveare un perfetto sistema sociale governato da un re magnanimo, simbolo di castità e operosità. Per questo motivo, fino al Seicento, tutti ritenevano che la Regina fosse in realtà un Re. Fu solo l’avvento dei microscopi a far conoscere la verità, permettendo di scoprire il vero sesso delle madri di tutte le api».
L’evoluzione dell'apicoltura intensiva nel Novecento
Il lavoro di ricerca legato alla scrittura del volume ha dato l’input per una serie di approfondimenti, che hanno consentito a Piccinino di riportare a galla alcuni fatti risalenti agli anni Trenta del Novecento, quando l’avanzamento dell’apicoltura intensiva dovuta alla volontà del regime fascista di diventare autarchico sotto il profilo alimentare, portò ad ampi disboscamenti e bonifiche che lasciarono gli apicoltori senza nutrimenti per i loro insetti.

Il Giardino delle Api - Museo vivente dell’apicoltura
Fu allora che si iniziò a studiare più approfonditamente la flora mellifera e nacquero le prime pubblicazioni sul tema. Nello stesso periodo, gli apicoltori che non potevano permettersi di fare nomadismo iniziarono a creare apiari fioriti, mettendo al loro interno una flora capace di garantire fioriture abbondanti e scalari, distribuite cioè durante tutto l’anno.
L’apiario fiorito e il legame con il vermouth
È stata dunque la storia, ad ispirare Piccinino per plasmare un nuovo progetto: trovare un ambiente dove riportare in vita l’idea di un apiario botanico, legandolo non solo al mondo del miele, ma anche a quello del vermouth e degli amari, di cui alcune tipologie di erbe aromatiche costituiscono il fondamento.
Particolarmente importante in questo senso si è rivelato il supporto di Sergio Germano, amico e coltivatore di Moncrivello titolare della Mirbì 1990, che da subito ha caldeggiato l’iniziativa. «Mi sono messo alla ricerca di un terreno - continua Piccinino - e l’ho trovato grazie a Sergio, che aveva 4 ettari di mirtilli in conduzione biologica. In mezzo al suo campo, c’era un rettangolo di terreno incolto di proprietà di un signore che inizialmente non voleva vendercelo, ma che poi si è convinto. Lì ho iniziato a realizzare il mio orto botanico, dove ho posizionato aiuole, erbe mellifere e botaniche utili alla produzione degli amari».

Il Giardino delle Api - Museo vivente dell’apicoltura
Era l’alba de “Il Giardino delle Api - Museo vivente dell’apicoltura”, di cui oggi fanno parte oltre cento specie di erbe, arbusti e alberi melliferi. Un incubatore di biodiversità e sostenibilità messo a disposizione di famiglie, scuole e semplici appassionati grazie ad attività interattive ed esperienze multisensoriali.
«Quando gli ospiti sono maggiorenni - spiega Piccinino - li accompagniamo alla scoperta delle erbe alla base del vermouth, unendo questa attività a un vero e proprio laboratorio di produzione all’interno del nostro capannone. Con minorenni o semplici appassionati di apicoltura, abbiamo invece altre 50-60 piante non coinvolte nella produzione di vermouth e amari, ma fortemente mellifere».
Dal miele al vermouth: le esperienze sensoriali
Un doppio percorso che ha avuto una forte risonanza non solo negli istituti alberghieri e di formazione per barman, ma anche nelle scuole elementari e medie, interessate a conoscere il mondo delle api in modo più interattivo e divertente.
Accanto al Giardino botanico, un capannone è stato infatti trasformato in un’aula studio dedicata alla didattica, dove approfondire la conoscenza delle erbe, del miele e degli amari. Due le diverse tipologie di esperienze proposte. Quella legata al vermouth e agli amari, composta da un approfondimento storico sul prodotto e un momento interattivo con la preparazione, da parte dei visitatori, di un proprio “vermouth ancestrale”, realizzato con tinture alcoliche preparate sul modello delle erbe presenti nel Giardino delle api.

Il Giardino delle Api - Museo vivente dell’apicoltura
Un’altra esperienza è invece messa a disposizione di chi desidera addentrarsi nel mondo delle api e approfondirne la loro biologia: non solo ripercorrendo la storia dell’apicoltura in Italia, scoprendo i segreti dell’alveare e la “profumata” comunicazione di questi insetti, ma anche vedendo le api in azione sui fiori, scoprendone le linee di volo, la costanza floreale e i metodi utilizzati per rendere più efficiente il proprio lavoro.
A chiudere questa attività la degustazione di quattro tipologie di mieli rari proposti in abbinamento con il cibo: dal miele di timo siciliano (frutto di una collaborazione con Slow Food) al miele di coriandolo della Puglia; dal miele di colza veneto al miele di eucalipto sardo.

«Verso le erbe c’è già un grandissimo interesse; il miele è più divisivo, si tende a banalizzare. - conclude Piccinino - Il nostro obiettivo è quello di far tornare a casa i visitatori con la consapevolezza di quanto lavoro fanno le api per produrre un cucchiaino di miele. Vogliamo cercare di far divertire le persone, ma insegnando loro qualcosa».
Cascina Lissia 13040 Moncrivello (Vc)