Quotidiano di enogastronomia, turismo, ristorazione e accoglienza
giovedì 27 marzo 2025  | aggiornato alle 00:16 | 111378 articoli pubblicati

Dazi Usa: dopo il boom, l'export di vino è già fermo. E i costi schizzano

L’incertezza sui nuovi dazi Usa, che il presidente della Repubblica Mattarella definisce «inaccettabili», frena il mercato del vino e dei prodotti italiani. Gli importatori sospendono le spedizioni , mentre le nuove tariffe potrebbero mettere in crisi sia i produttori che i ristoratori italiani in America dove aumenta il rischio di una diffusione sempre maggiore del fenomeno dell'italian sounding

24 marzo 2025 | 11:51
Dazi Usa: dopo il boom, l'export di vino è già fermo. E i costi schizzano
Dazi Usa: dopo il boom, l'export di vino è già fermo. E i costi schizzano

Dazi Usa: dopo il boom, l'export di vino è già fermo. E i costi schizzano

L’incertezza sui nuovi dazi Usa, che il presidente della Repubblica Mattarella definisce «inaccettabili», frena il mercato del vino e dei prodotti italiani. Gli importatori sospendono le spedizioni , mentre le nuove tariffe potrebbero mettere in crisi sia i produttori che i ristoratori italiani in America dove aumenta il rischio di una diffusione sempre maggiore del fenomeno dell'italian sounding

24 marzo 2025 | 11:51
 

«Adesso è tutto fermo, perché gli importatori hanno paura».  L’allarme sulla situazione del vino negli Stati Uniti arriva direttamente da Micaela Pallini, presidente di Federvini, che sottolinea come la paura che Donald Trump introduca dazi sulle merci dell’Unione Europea abbia paralizzato il mercato quando al 2 aprile, data chiave indicata proprio dal presidente Usa, manca sempre meno. Ma le sirene di avvertimento suonano anche per chi tiene alto il made in Italy al di là dell’Atlantico, come nel caso di Roberto Caporuscio, pizzaiolo di riferimento a New York e proprietario di "Kesté Pizza & Vino", che ammette come la stessa incertezza sui dazi può compromettere l'intero comparto.

Spauracchio dazi, Mattarella:  «Confidiamo non avvenga»

Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha preso parte all’evento “Agricoltura è” in piazza della Repubblica, facendo visita allo stand di Coldiretti Campagna Amica. Qui, i giovani agricoltori di Coldiretti gli hanno donato una cesta colma di eccellenze del made in Italy, tra cui olio, vino, formaggio e pasta, prodotti che potrebbero essere penalizzati dall’introduzione dei dazi e dal fenomeno dell’Italian sounding. Osservando il cesto Mattarella ha commentato con orgoglio: «Questa è l’Italia: confidiamo che ciò non avvenga».

Dazi Usa: dopo il boom, l'export di vino è già fermo. E i costi schizzano

Sergio Mattarella allo stand di Coldiretti riceve un cesto di eccellenze del made in Italy

«I mercati aperti corrispondono a due interessi vitali: la pace e i nostri interessi vitali di esportazione. I dazi creano ostacoli ai mercati, alterano il mercato, penalizzano i prodotti di qualità e questo per noi è inaccettabile ma dovrebbe esserlo per tutti i Paesi del mondo. Una collaborazione su regole leali è indispensabile. La risposta non sono i dazi ma le regole da far rispettare», ha aggiunto Mattarella, secondo il quale «bisogna essere sereni senza alimentare un eccesso di preoccupazione perché la Ue ha la forza per interloquire con calma e autorevolezza per contrastare una scelta così immotivata come i dazi. L'Europa è un soggetto forte, quindi bisogna interloquire con calma ma anche con determinazione».

Dazi Usa: dopo il boom, l'export di vino è già fermo. E i costi schizzano

Il ministro dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste Francesco Lollobrigida

«Abbiamo necessità - ha detto il ministro dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste Francesco Lollobrigida - come Europa, e come Stati Uniti, ma questo non dipende da noi, di essere molto responsabili, perché mettere in crisi rapporti commerciali mina anche rapporti di diversa natura. Noi come Italia auspichiamo e lavoriamo, dal primo giorno della presidente Meloni, per contribuire a un rasserenamento dei rapporti, per mantenere in equilibrio un mercato come quello statunitense, che per una nazione esportatrice come la nostra è decisivo».

Spauracchio dazi, un problema trasversale

Produttori e ristoratori italiani negli Stati Uniti sono preoccupati per l'impatto dei nuovi dazi sulle importazioni dall'Europa. Un eventuale aumento delle tariffe doganali potrebbe far crescere il costo delle materie prime, creando difficoltà a chi basa la propria offerta sulla qualità e sull'autenticità della cucina italiana. Se i dazi dovessero entrare in vigore, i costi di produzione aumenterebbero e potrebbero ripercuotersi sui clienti finali portando ad una frenata dei consumi che si rifletterebbe anche sui produttori. Anche l'Unione Italiana Vini (Uiv) e Mineracqua, la Federazione italiana delle industrie delle acque minerali, hanno espresso preoccupazione sul tema, ma anche il Consorzio del Parmigiano Reggiano.

Dazi Usa: dopo il boom, l'export di vino è già fermo. E i costi schizzano

Anche il Consorzio del Parmigiano Reggiano ha espresso preoccupazione per l'introduzione dei dazi e per l'aumento dei costi logistici

Si tratta, solo di tre esempi, perché la paura accomuna tutti coloro che hanno negli Stati Uniti un mercato di riferimento e che, come ricorda Pallini al Corriere della Sera,  «non è pensabile sostituire dall’oggi al domani: questa situazione sicuramente ci insegna che dobbiamo iniziare a investire seriamente anche su altri mercati, ma non possiamo illuderci di sostituire 2 miliardi di export nel breve termine».

Spauracchio dazi, boom dell’export

I produttori italiani tengono il fiato sospeso guardando a Washington. La strategia adottata è quella di spedire il maggior numero possibile di prodotti prima che le nuove misure entrino in vigore. Questo fenomeno, noto come "front loading", si riflette nei dati sulle esportazioni. Marco Caprai, produttore vinicolo umbro, ha osservato un incremento significativo delle vendite negli ultimi mesi del 2024, con un picco record tra novembre e dicembre.

Dazi Usa: dopo il boom, l'export di vino è già fermo. E i costi schizzano

Negli scorsi mesi i porti americani registrano un aumento del traffico

Anche i porti americani registrano un aumento del traffico: le importazioni sono cresciute del 13% a gennaio, del 6,1% a febbraio e si prevede un ulteriore incremento del 10-11% a marzo. Alessandro Pitto, presidente di Fedespedi, segnala che i costi di trasporto verso gli Stati Uniti sono in crescita, in controtendenza rispetto al calo globale dei noli marittimi. Oltre all’aumento del traffico, un ulteriore elemento di preoccupazione è il possibile incremento dei costi logistici. Gli Stati Uniti stanno valutando l’introduzione di una tassa fino a un milione di dollari per ogni nave costruita in Cina che attraccherà nei loro porti, mentre alcune compagnie di navigazione hanno annunciato un supplemento di 700 dollari per container standard a partire da aprile.

Spauracchio dazi, un mercato bloccato

Le scorte però non dureranno per sempre e già oggi, denuncia ancora Pallini, «i ristoranti iniziano a non avere le bottiglie: quelle che si trovano hanno un costo molto più alto di prima, segno che la distribuzione preferisce evitare di sovraccaricarsi».  

«Tutti i nostri associati - aggiunge la presidente di Federvini - hanno ricevuto dagli importatori la richiesta di sospendere le spedizioni perché non vogliono correre il rischio che le bottiglie vengano colpite da dazi prima di aver raggiunto il suolo americano. Ognuno di noi ha anticipato tutti gli ordini che poteva e spedito tutto quello che poteva spedire. Adesso è tutto fermo, perché gli importatori hanno paura. Al 2 aprile mancano meno di due settimane, ma stiamo già pagando gli effetti di questa situazione. Gli importatori chiedono ai produttori un aiuto per far fronte ai costi del magazzino e di estendere i termini di pagamento. Sono aumentati i noli, i container».

Dazi Usa: dopo il boom, l'export di vino è già fermo. E i costi schizzano

Micaela Pallini, presidente di Federvini

Il problema dell’esaurimento delle scorte oggi inizia già a colpire il comparto del vino, ma può estendersi anche ad altri prodotti del made in Italy considerata il prevedibile (e in parte già in atto) aumento dei costi di stoccaggio negli Stati Uniti con il rischio di una speculazione  anche su questo fronte, facendo poi lievitare il prezzo applicato al consumatore finale con relativa preoccupazione di una frenata dei consumi stessi. Senza parlare di quei prodotti che, per loro natura, non possono essere conservati troppo a lungo, e di conseguenza non possono anticipare le spedizioni. Senza contare il rischio di un'ulteriore espansione di quel preoccupante fenomeno che è l'italian sounding.

Agricoltura italiana, un’eccellenza da preservare

Secondo quanto comunicato da Coldiretti, nel 2024, l’agricoltura italiana ha raggiunto un valore record di 620 miliardi di euro, dando vita a una filiera agroalimentare che coinvolge vari settori, dall’industria alla ristorazione, passando per la grande distribuzione organizzata, con un totale di circa 4 milioni di occupati. Coldiretti sottolinea che l’Italia si colloca al primo posto in Europa per valore generato per ettaro, con quasi 3.000 euro, un dato che raddoppia rispetto alla Francia e supera di circa il 60% quello della Germania.

Dazi Usa: dopo il boom, l'export di vino è già fermo. E i costi schizzano

L'agricoltura italiana ha raggiunto un valore di 620 miliardi di euro

L’agricoltura italiana è anche leader per la qualità, vantando 328 specialità Dop/Igp/Stg, 529 vini Dop/Igp, oltre 5.500 prodotti alimentari tradizionali, e la rete Campagna Amica, il più ampio mercato di vendita diretta degli agricoltori. Il Paese detiene anche il primato per il biologico, con 84.000 aziende agricole attive, e per la biodiversità, ospitando circa un terzo delle specie animali e la metà di quelle vegetali dell’intera Europa. Secondo i dati della Coldiretti, l’Italia vanta più di 58.000 specie faunistiche e 6.700 specie di piante, di cui circa il 30% e il 15%, rispettivamente, sono esclusive del territorio italiano.

Agricoltura, le sfide del futuro

Il futuro dell’agricoltura italiana dipende, tuttavia, anche dall’innovazione. Gli investimenti in tecnologie avanzate, come quelle 4.0 e 5.0, sono stati pari a 2,3 miliardi di euro, e oltre 1 milione di ettari, cioè il 9,5% della superficie agricola nazionale, impiega già strumenti tecnologici di ultima generazione. Questi sviluppi contribuiscono a migliorare l’efficienza e la sostenibilità del settore. Inoltre, l'agricoltura giovanile sta dando un contributo significativo, con 52.000 imprenditori agricoli under 35, molti dei quali praticano una multifunzionalità agricola. Questi giovani agricoltori non si limitano alla coltivazione, ma diversificano le loro attività con agriturismo, trasformazione dei prodotti, vendita diretta e fattorie didattiche, generando nuove opportunità economiche.

TeamSystem

Anche il welfare rurale sta acquisendo sempre più rilevanza. Un modello sostenuto da quasi 8 italiani su 10, che vede nelle campagne un’opportunità per l’inclusione di persone in difficoltà. In Italia sono attive circa 9.000 fattorie sociali, che supportano famiglie in difficoltà e categorie vulnerabili. Questi servizi hanno un valore complessivo superiore al miliardo di euro, con 600 milioni destinati a prodotti agricoli e 400 milioni a servizi sociali, beneficiando ogni anno oltre 50.000 persone.

Spauracchio dazi, cosa fare

Un panorama variegato e di alta qualità, che ha negli Stati Uniti uno sbocco naturale

Dazi Usa: dopo il boom, l'export di vino è già fermo. E i costi schizzano

Il pizzaiolo Roberto Caporuscio

Ma lo spauracchio dei dazi non incombe solo sui produttori, ma anche sui ristoratori che operano negli Stati Uniti. Quello di Caporuscio è solo un esempio, ma è una voce autorevole che sintetizza i timori degli esercenti italiani in Usa. «L'80% delle nostre materie prime - sottolinea il pizzaiolo - proviene dall'Italia. Se i dazi entreranno in vigore, i costi di produzione saliranno e a pagarne il prezzo saranno i consumatori. Il nostro impegno è chiaro: non comprometteremo la qualità delle nostre pizze. Cercheremo di ottimizzare la gestione operativa per contenere i costi senza alterare l'eccellenza dei nostri prodotti e continueremo a investire in ingredienti italiani di qualità. Non sostituiremo le materie prime con alternative locali, ma adotteremo strategie per garantire ai nostri clienti la stessa esperienza autentica a cui sono abituati».  Una guerra commerciale, insomma, non converrebbe a nessuno, nemmeno agli Stati Uniti stessi.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
Voglio ricevere le newsletter settimanali


Manivia
Tuttofood 2025
Best Wine Stars

Manivia
Tuttofood 2025

Best Wine Stars
Antinori
Fratelli Castellan