La mappa del commercio italiano sta cambiando profondamente: se da un lato calano drasticamente le saracinesche dei negozi tradizionali, dall'altro crescono attività legate alla ristorazione e agli alloggi brevi. È questo il quadro emerso dal 10° rapporto annuale "Città e demografia d'impresa", curato dall'Ufficio Studi di Confcommercio insieme al Centro Guglielmo Tagliacarne. Il fenomeno della desertificazione commerciale - ovvero la progressiva scomparsa di botteghe e negozi al dettaglio, più marcata nei centri storici rispetto alle periferie - sta trasformando il volto delle città italiane, sia grandi che piccole. I dati e le analisi del rapporto sono stati presentati a Roma, nella sede di Piazza Gioachino Belli, dal direttore studi Mariano Bella, dal responsabile del settore urbanistica e rigenerazione urbana Paolo Testa e dal direttore della comunicazione Sergio De Luca.
Desertificazione commerciale: le città italiane restano senza negozi
Nello specifico, tra il 2012 e il 2024 hanno abbassato la serranda 118 mila negozi al dettaglio e 23mila attività di commercio ambulante, mentre nello stesso periodo sono cresciute le attività di alloggi brevi e la ristorazione (bar e ristoranti +18.500). Aumentano anche le imprese straniere (+41,4%) con relativo incremento dell'occupazione nel commercio, nell'alloggio e nella ristorazione: +397mila negli ultimi 12 anni. Le imprese a titolarità italiana crescono invece solo del +3,1%.

Tra il 2012 e il 2024 sono cresciute le attività di ristorazione (bar e ristoranti +18.500)
Il fenomeno della desertificazione commerciale va contrastato per tenere vive le citta e le relazioni tra le persone in luoghi caratterizzati da una forte coesione sociale e da un'economia locale. I negozi di prossimità, le botteghe e le attività familiari garantiscono l'accesso a beni e servizi ai cittadini, ai visitatori e contribuiscono con la loro presenza anche alla sicurezza dei luoghi e all'eliminazione del degrado.
Sempre meno negozi in Italia: il progetto di Confcommercio e gli obiettivi
La Confcommercio con il progetto Cites, acronimo di "Città e terziario: innovazione, economia, socialità", sviluppato con visione urbana innovativa da un comitato scientifico coposto da esperti di urbanistica, sociologia ed economia, intende supportare il cambiamento valorizzando attraverso progetti concreti il ruolo di terziario del mercato come motore di sviluppo. Il piano, già operativo - basato sull'analisi di 107 comuni di medie dimensioni capoluoghi di provincia e 15 comuni tra i più popolosi - si avvale della collaborazione dell'Anci, l'Associazione nazionale dei comuni italiani, con cui è stato firmato un protocollo d'intesa.
Già pronto uno studio realizzato su 38 città italiane con proposte concrete: «La nostra non è una battaglia di categoria, a favore dei nostri associati - ha precisato Paolo Testa - ma un'azione per far sopravvivere le città perché si svuotano se mancano i servizi. Servono alleanze formali, strumenti di programmazione tra soggetti diversi, cittadini, comitati di quartiere e associazioni perché possano condividere un percorso comune, dalla rigenerazione fisica degli spazi pubblici alla manutenzione delle strade con una chiave nuova, per migliorare quei luoghi dove si vive e si lavora».

Paolo Testa, Sergio De Luca e Mariano Bella
L'obiettivo è costruire città più inclusive, sostenibili e dinamiche, valorizzando il contributo di ogni attore del sistema urbano. In sintesi, queste le proposte di "Cities": rigenerazione degli spazi pubblici e dei quatieri, mobilità e logistica sostenibili, patti locali per la riapertura dei negozi sfitti, gestione partecipata e collettiva della città e politiche per il commercio locale più efficaci grazie all'uso di tecnologie digitali, anche per i negozi più piccoli.
Dal commercio al turismo: l'Italia dei negozi che cambia
Il 10° Rapporto annuale Confcommercio evidenzia anche la riduzione dei vari settori merceologici, in alcuni casi con percentuali diverse dal Nord al Sud, per la variegata rete di centri abitati del nostro Paese. Si riducono gli sportelli bancari (tra il 2015 e il 2023 da 8.026 a 5.173), i distributori di carburanti (-42,1%), negozi di libri e giocattoli (- 32,5%), di mobili e ferramenta (-24,8%) e di abbigliamento (-26%). I dati possono trovare una spiegazione anche nel diffondersi dell'e-commerce, ma anche nell'era digitale i negozi di vicinato sono insostituibili. Ma non va demonizzato - come è stato sostenuto - visto che è scelto liberamente dalle persone.

Confcommercio: i dati sulle chiusure e le aperture in Italia
È evidenziato invece l'aumento di farmacie (+12.3%), di negozi di computer e telefonia (+10,5% ), delle attività di alloggio (+67,5%) al cui interno si registra un vero e proprio boom degli affitti brevi (+170%), dovuto alla forte accelezione solo nell'ultimo anno - gli alberghi tradizionali calano invece del 9,7%. La forte crescita delle strutture turistiche e il fenomeno degli alloggi brevi impatta comunque positivamente sul commercio - come il turismo di qualsiasi tipo - ma è negativo per l'impennata dei costi delle locazioni residenziali.

A livello territoriale le regioni del Nord evidenziano le maggiori perdite al dettaglio mentre il Centro ha una maggiore tenuta. Dei 122 comuni presi in esame dall'analisi, ai primi 5 posti si collocano Ancona (-34,7%), Gorizia (-34,2%), Pesaro (-32,4 %), Varese (-31,7%) e Alessandria (-31,1%). Nelle ultime cinque posizioni i comuni del Centro che registrano la migliore tenuta sono Crotone (-6,9%), Frascati (-8,3%), Olbia (-8,6%) Andria (-10,3%) e Palermo (-11,2%). Nel Sud il rapporto registra uno sviluppo meno ordinato di attività all'interno di una maggiore vitalità.
Il progetto Cites di Confcommercio
Tornando a parlare nello specifico del progetto Cites di Confcommercio, ricordiamo che si propone, appunto, come risposta concreta al fenomeno della desertificazione commerciale e alla necessità di rilanciare le città italiane. L'iniziativa rappresenta infatti un percorso strategico che punta a valorizzare il ruolo del terziario di mercato come motore di sviluppo urbano e leva per il miglioramento della qualità della vita nei centri abitati.
Il progetto nasce dalla consapevolezza che le città non sono solo spazi fisici, ma anche luoghi in cui si concentrano innovazione, relazioni sociali, cultura e nuovi stili di consumo, spesso accompagnati da disuguaglianze e criticità. In questo scenario, Cites si pone l'obiettivo di rigenerare il tessuto urbano e rafforzare le economie di prossimità attraverso una visione urbana innovativa e inclusiva. Non si tratta solo di sostenere le imprese associate a Confcommercio, ma di contribuire attivamente alla costruzione di città più sostenibili, dinamiche e partecipate, in cui il commercio locale torni ad essere un elemento centrale nella vita delle comunità.

Il progetto Cites punta a contrastare il fenomeno della desertificazione commerciale
Tra le finalità principali del progetto ci sono l'indirizzo delle politiche urbane e territoriali, la promozione del valore del terziario di mercato e il consolidamento del ruolo di Confcommercio come interlocutore autorevole nelle decisioni che riguardano le città. Gli obiettivi operativi si sviluppano su più piani: dalla conoscenza dei fenomeni urbani alla proposta di soluzioni condivise con gli attori locali, dalla diffusione di cultura sul ruolo economico e sociale del terziario alla formazione di competenze interne e alla creazione di una rete di scambio tra territori. Le direttrici di intervento del progetto Cites si articolano attorno a concetti chiave come:
- città della prossimità, basata su quartieri vitali, con un mix funzionale di attività e servizi facilmente raggiungibili;
- città policentrica, con centralità urbane che valorizzano le identità locali e attivano flussi e relazioni comunitarie;
- partecipazione collettiva, dove imprenditori, cittadini e associazioni diventano protagonisti della cura dello spazio pubblico e della costruzione di politiche urbane efficaci.
Nel 2023, Cites ha attivato diversi cantieri di innovazione urbana, che spaziano dal recupero degli spazi pubblici e negozi sfitti, all'accessibilità urbana e turistica, dalla mobilità sostenibile alla gestione del turismo nei centri storici, fino alla transizione green e all'uso di tecnologie digitali (come i digital twin e l'analisi dei flussi urbani) per supportare le economie locali. Particolare attenzione è data anche a iniziative come i distretti delle economie urbane, che mirano a rafforzare l'identità dei luoghi del commercio e a gestire in modo integrato le politiche urbane locali attraverso la collaborazione pubblico-privato. Altri focus riguardano la logistica dell'ultimo miglio, per migliorare la distribuzione delle merci in città, e il recupero degli spazi sfitti o dismessi, trasformandoli in opportunità per l'innovazione economica e la coesione sociale.
Il progetto Cites - già operativo grazie al protocollo d'intesa siglato con Anci - diventa così una piattaforma concreta di sperimentazione e collaborazione, con l'ambizione di contrastare il declino commerciale e favorire un nuovo protagonismo urbano del terziario, capace di rispondere alle sfide del presente e di disegnare il futuro delle città italiane.