Con una sentenza dettagliata e articolata, il Tar del Lazio ha accolto i ricorsi presentati da numerosi operatori del settore marittimo contro il decreto ministeriale che disponeva un aumento del 25,15% dei canoni demaniali marittimi. Il tribunale ha dichiarato illegittimo l’atto, evidenziando gravi incongruenze rispetto alle disposizioni legislative. Esultano gli operatori del comparto, tra cui Assiterminal (Associazione italiana terminalisti portuali), Assomarinas (Associazione italiana porti turistici) e Marina di Rimini.
Il Tar del Lazio ha dichiarato illegittimo l'aumento del 25,15% dei canoni demaniali marittimi
Canoni demaniali marittimi, la sentenza
La decisione è stata presa dal collegio dei giudici amministrativi, composto da Anna Maria Verlengia (presidente), Annalisa Tricarico e Pierluigi Tonnara, che hanno rilevato l’illegittimità del decreto ministeriale. Il tribunale ha sottolineato che l’aumento era stato calcolato utilizzando un indice statistico non previsto dalla normativa primaria, sostituendo la media degli indici Istat relativi ai prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati e ai valori per il mercato all’ingrosso. Secondo il Tar, questa sostituzione ha violato la volontà del legislatore, unico soggetto che avrebbe potuto modificare l'indice previsto.
Canoni demaniali marittimi: per il Tar del Lazio i criteri utilizzati per calcolare l'aumento sono sbagliati
Il nodo centrale della vicenda riguarda proprio il criterio utilizzato per calcolare l’aumento dei canoni. La legge prevede che gli aggiornamenti siano effettuati sulla base della media di due specifici indici Istat: i prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati e i valori per il mercato all’ingrosso. Tuttavia, il decreto ministeriale ha sostituito il secondo indice con quello dei prezzi alla produzione dei prodotti industriali, giustificando il cambio con motivazioni tecniche fornite dallo stesso Istat.
Canoni demaniali marittimi, una modifica illegittima
Secondo il Tar, questa modifica è illegittima: la legge non è stata cambiata, e solo il legislatore (in questo caso il Parlamento e non il Ministero) avrebbe potuto decidere di adottare un nuovo indice. Gli indici utilizzati, infatti, non sono intercambiabili, poiché rappresentano realtà economiche diverse, con panieri di beni non comparabili. Il Tar ha sottolineato che il principio di legalità impone all’amministrazione di rispettare le norme, senza sostituirle arbitrariamente.
La sentenza chiarisce che il Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti non aveva il potere di modificare il criterio previsto dalla legge. Il suo compito era limitato a calcolare e rendere manifesta la misura dell’aumento, sulla base degli indici indicati dal legislatore. Ogni ulteriore modifica avrebbe richiesto una nuova decisione politica da parte del Parlamento, non una scelta tecnica dell’amministrazione. Il Tar ha anche respinto il tentativo del Ministero di giustificare il cambiamento con l’evoluzione delle metodologie statistiche, osservando che il quadro normativo non consente alcun “rinvio dinamico” alle decisioni tecniche di enti come l’Istat.
Il Tar del Lazio ha sottolineato l'importanza dell'uniformità dell'applicazione dei canoni a livello nazionale
Un altro aspetto rilevante toccato nella sentenza riguarda l’uniformità dell’applicazione dei canoni demaniali a livello nazionale. Sebbene il decreto mirasse a garantire una gestione omogenea, il Tar ha evidenziato che questa esigenza non può essere perseguita a scapito del rispetto della legge. La scelta degli indici da utilizzare è una decisione politica e non può essere modificata dall’amministrazione, neppure per motivi di efficienza o praticità.
Canoni demaniali marittimi, cosa succede ora?
La sentenza annulla il decreto ministeriale e tutti gli atti esecutivi derivati, ribadendo l’obbligo di rispettare i criteri stabiliti dalla legge per l’aggiornamento dei canoni. L’aumento del 25,15% è stato quindi dichiarato illegittimo, e gli importi eventualmente già versati dai concessionari dovranno essere ricalcolati e compensati. Come spiegato da Assomarinas, associazione aderente a Confindustria, infatti, la pronuncia ha una portata generale: tutti gli atti esecutivi derivati dal decreto devono essere considerati decaduti. I canoni demaniali dovranno essere rideterminati, escludendo l’aumento del 25,15%. Inoltre, le somme già versate in eccesso dovranno essere compensate con i canoni futuri.
La pronuncia del Tar del Lazio ha una portata generale
Roberto Perocchio, presidente di Assomarinas, ha espresso grande soddisfazione per il risultato ottenuto, frutto di un impegno costante che ha portato al riconoscimento delle istanze dei concessionari: «È un traguardo significativo - ha dichiarato al Sole 24 Ore - che premia il lavoro di difesa delle nostre ragioni in sede di giustizia amministrativa». Luciano Serra, presidente di Assonat, ha definito la decisione un importante riconoscimento per la tutela dei concessionari. «Questa sentenza ribadisce l’importanza di un dialogo costruttivo tra la pubblica amministrazione e gli utenti» ha aggiunto.