Se a Napoli si discuteva della Margherita a 17 euro e della pizza napoletana definita un chewing gum da Flavio Briatore, a Roma il noto imprenditore e re della pizza “Crazy Pizza”, è finito nel mirino delle autorità municipali per le sue appariscenti cascate di fiori artificiali all’ingresso del suo ristorante di Via Veneto. Decorazioni considerate “abusive”, secondo l’assessore al Commercio del I Municipio, Jacopo Scatà.
Il Crazy Pizza di Briatore in via Veneto a Roma nei guai per fiori artificiali abusivi
I fiori di plastica di Crazy Pizza Via Veneto abusivi e di cattivo gusto
Scatà al Corriere della Sera ha parlato chiaro: «Le composizioni floreali non sono conformi alle prescrizioni sugli edifici storici». Perciò: «Multa e obbligo di rimozione, manderemo di nuovo i controlli».
Ma non solo questo. Per molti i fiori di plastica di Briatore sarebbero di dubbio gusto estetico tanto che dai banchi della municipalità, si levano voci critiche. Teresa Valerio, presidente di “Roma Glocal Net”, ha definito i fiori di plastica di Briatore «di cattivo gusto».
Lo stilista Guillermo Mariotto, d’altra parte, osserva che i fiori, sotto l’assalto dello smog, «alla lunga sembrano un po’ troppo cimiteriali». La sua proposta? Rinnovare frequentemente l’allestimento, magari all’interno del locale, giocando con le stagioni o adottando temi vari per stuzzicare la curiosità: «Potremmo ispirarci alle celebri vetrine di Harrod’s a Londra».
La pizza oltre il Crazy Pizza e Briatore
Da Napoli a Roma, dunque il dibattito è acceso: la pizza è diventata il palcoscenico su cui si esibiscono non solo chef e imprenditori, ma anche critici, stilisti...E qui scatta la riflessione: cosa definisce davvero il “gusto” in un contesto così variegato come quello gastronomico? Ma qui non si tratta solo di cibo; si tratta di identità, di come la pizza si sta trasformando in un simbolo non solo della gastronomia, ma anche della cultura e del modo di vivere. La pizza, con le sue radici napoletane, ha visto evolversi il suo status da cibo umile a icona del “fine dining”. Ma fino a che punto si può spingere questo processo di “snobizzazione”? È un viaggio affascinante, ma anche pericoloso.
In questo vortice di opinioni e visioni contrastanti, ci troviamo di fronte a una verità: la pizza è più di un semplice piatto; è un’esperienza, una storia, un modo di stare insieme. E mentre i fiori artificiali possono apparire come un vezzo, la vera domanda da porsi è: cosa vogliamo davvero che rappresenti la nostra cultura gastronomica? Tra abusi e “cattivo gusto”, c’è un’opportunità per riscoprire il senso di comunità che la pizza può portare, riflettendo su ciò che scegliamo di mettere nei nostri piatti e nelle nostre città. Dopotutto, non è solo una questione di sapori, ma di storie da raccontare e momenti da condividere.