La Procura di Milano tira dritto per la propria strada e ha chiesto il rinvio a giudizio per Daniela Santanchè, ministra del Turismo, e altre 16 persone, tra cui il compagno Dimitri Kunz, la sorella Fiorella Garnero e la nipote Silvia Garnero. Chiamate in causa anche tre società. Tutto rientra nel filone d’inchiesta che riguarda il presunto falso in bilancio del Gruppo Visibilia, dal quale Santanchè è uscita nel 2022 dismettendo cariche e quote.
Caso Visibilia, quali sono le accuse?
Sono due i filoni di inchiesta che riguardano Santanchè. Il primo si basa sull’accusa di aver truffato l’Inps per 126.468 euro (da maggio 2020 a febbraio 2022) nella cassa integrazione Covid a zero ore di 13 dipendenti in realtà messi ugualmente al lavoro per Visibilia Editore e Visibilia Concessionaria. Ad essere coinvolta, oltre alla ministra, altre due persone e due società. Il 9 ottobre è fissata l’udienza preliminare.
La Procura di Milano ha chiesto il rinvio a giudizio per falso in bilancio per Daniela Santanchè
C’è poi la contestazione del reato di falso in bilancio. Secondo l'accusa, a quanto si legge in una nota diffusa dal procuratore di Milano Marcello Viola, "la corretta formazione dei bilanci avrebbe evidenziato una perdita del capitale sociale per Visibilia Editore spa a far data dal bilancio 2016, per Visibilia srl a far data dal bilancio 2014 e per Visibilia Editrice srl a far data dal bilancio 2021".
Visibilia, il caso del falso in bilancio
L’obiettivo delle azioni messe in campo da aprte degli indagati, infatti, secondo l’accusa, era quello di "conseguire per sé p per altri ingiusto profitto", ossia la "prosecuzione dell'attività di impresa nascondendo al pubblico le perdite, evitando sia la necessaria costosa ricapitalizzazione sia la gestione meramente 'conservativa'". Stando agli atti, tra il 2014 e il 2022, la società avrebbe infatti registrato "perdite significative e risultati reddituali operativi negativi per milioni di euro".