Secondo due recenti studi presentati al convegno "Let's talk about food & science" del Gruppo Barilla, mangiare in compagnia fa bene alla salute fisica e mentale. L'Italia si conferma leader globale della convivialità, con il 74% degli italiani che consuma 6 o più pasti a settimana in famiglia, contro una persona su dieci negli Stati Uniti che mangia sempre da sola. Tra gli italiani, il pranzo della domenica resta il momento principale per condividere il pasto, ma la cena dei weekend sta guadagnando terreno. Tuttavia, la tecnologia rischia di rovinare la convivialità: due italiani su 10 pubblicano sui social la foto del pasto e quattro su 10 mangiano con la tv accesa. Gli studi confermano che la condivisione del pasto riduce il rischio di depressione, ansia, malattie cardiache, ictus e diabete. La convivialità rafforza i legami familiari, riduce lo stress e aumenta la felicità.
Mangiare insieme aggiunge anni felici alla vita
Condividere un pasto vuol dire farsi del bene. Un'ulteriore riprova della correlazione positiva tra convivialità e un'inferiore prevalenza di malattie cronico-degenerative, e maggiore benessere psicologico e longevità arriva dalla scientific review italiana realizzata da Elisabetta Bernardi e Francesco Visioli, secondo cui l'analisi delle risposte infiammatorie, dei livelli di pressione sanguigna, della frequenza cardiaca e dei livelli di cortisolo evidenziano una relazione diretta tra felicità, salute e longevità, seppur i meccanismi che regolano una tale relazione non siano ancora del tutto chiari.
La scienza conferma: mangiare in compagnia fa bene
Secondo Visioli, professore associato di Nutrizione umana nel dipartimento di Medicina molecolare all'Università di Padova, «il modello alimentare mediterraneo, che si fonda proprio sul valore della convivialità, fa bene e lo provano numerosi studi, tra i più recenti, un'indagine condotta sulla popolazione spagnola che ha dimostrato una correlazione tra dieta mediterranea, condivisione dei pasti e minore insorgenza di malattie cardiovascolare. Il contesto sociale esercita dunque una profonda influenza sul comportamento alimentare: quando le persone condividono il pasto danno priorità alla salute e al benessere, prediligendo una sana alimentazione e aumentando il consumo di frutta e ortaggi».
Adulti e bambini che mangiano insieme tendono ad avere una dieta più sana
Inoltre, stando allo studio, i nuclei familiari che consumano insieme i pasti tendono ad avere una dieta più sana e i loro membri hanno meno probabilità di essere in sovrappeso o obesi. In particolare, i bambini che sin dalla tenera età sono cresciuti con genitori abituati al consumo di frutta e ortaggi saranno più propensi a integrare questi alimenti nella propria dieta quotidiana. Non solo: i due studiosi riportano evidenze secondo cui i bambini che consumano i pasti in famiglia hanno un rischio minore di obesità, migliori risultati scolastici e sono meno stressati e ansiosi. La partecipazione ai pasti con amici e familiari crea anche un ambiente favorevole allo scambio di esperienze, migliorando così la qualità della comunicazione.
Le persone che mangiano insieme tendono ad avere una dieta più sana
Dunque, la convivialità, caratterizzata da interazioni sociali gioiose e armoniose, sarebbe alla base del benessere individuale e collettivo. «Queste evidenze ci ricordano l'importanza di trovare il tempo per i pasti in comune. Non serve rimpiangere modelli conviviali che fanno parte di un passato lontano: che si tratti di un piacevole brunch nel fine settimana o di una cena veloce in settimana, i benefici del riunirsi intorno alla tavola ci sono e sono innegabili. Favorendo i legami e promuovendo emozioni positive, i pasti condivisi, in particolare se ispirati alla dieta mediterranea, hanno il potenziale per migliorare la qualità della vita degli individui e rafforzare i legami all'interno delle comunità. Infine, i ricordi positivi di precedenti interazioni sociali con parenti o amici stretti influiscono sulla decisione di perseguire ulteriori legami con queste persone» conferma Elisabetta Bernardi, nutrizionista dell'Università di Bari e divulgatrice scientifica.
La pasta è il simbolo della convivialità a tavola
Se la dieta mediterranea è il modello alimentare della convivialità, a maggior ragione il suo piatto simbolo non può essere che la pasta. Dal pranzo della domenica, alla cena della Vigilia di Natale, alla spaghettata di mezzanotte non c'è ricorrenza o occasione condivisa - canonica o improvvisata - in cui questo piatto non sia protagonista.
Il simbolo della convivialità a tavola? La pasta
Secondo il professor Vincenzo Russo, «mangiare pasta provoca nell'individuo uno stato emotivo-cognitivo positivo con dei risultati uguali, se non addirittura superiori, rispetto a quelli registrati, con tecniche neuroscientifiche, ascoltando la musica preferita o assistendo a una manifestazione con lo sportivo che si tifa. Uno studio realizzato dal nostro centro di ricerca di Neuromarketing “Behavior & Brain Lab” dell'Università Iulm ha dimostrato che l'esperienza emotiva vissuta durante la degustazione della pasta preferita è pari a quella generata dalla rievocazione di ricordi felici, in particolare quelli legati alla famiglia. I partecipanti al nostro test hanno infatti legato il consumo di pasta a momenti di condivisione familiare (5,10 su una scala Lickert da 1 a 6) e amicizia (5,07)».