Venezia si prepara a diventare una destinazione “di lusso”. Un cambio di rotta che, dopo anni di trasformazioni, può ora prendere slancio grazie alla sinergia tra pubblico e privato, annunciata durante la quarta edizione del Fiet - Italian food and tourism. L'obiettivo comune è quello di ridurre il turismo di massa, che incide sempre più negativamente sulla qualità della vita dei residenti e sull'esperienza autentica dei visitatori. Una progetto che ha già iniziato a tradursi in realtà: negli ultimi anni, infatti, il numero di hotel a quattro e cinque stelle è aumentato in modo significativo, passando da 116 a 168 tra il 2010 e il 2023. In parallelo, le strutture hanno ridotto il numero complessivo di stanze, valorizzando qualità e comfort per offrire un'accoglienza esclusiva e rispettosa dei più alti standard.
L'intervista a Claudio Scarpa, direttore di Ava Federalberghi Venezia
Claudio Scarpa, direttore di Ava Federalberghi Venezia, ha parlato con noi di questo progetto, illustrando come il comparto alberghiero si stia evolvendo per assecondare una domanda sempre più attenta al dettaglio e alla qualità. Di seguito l'intervista, tra progetti già in atto e nuove sfide da affrontare, in cui emergono le strategie di Venezia per diventare una meta dedicata a un turismo d'élite. «Gli alberghi stanno facendo un passaggio massiccio da quattro a cinque stelle, e tutti i nuovi alberghi che stanno arrivando a Venezia sono a cinque stelle. Paradossalmente, però, diminuisce il numero di posti letto: la media dei posti letto era 78, ora scendiamo a 71. Cosa significa questo? Significa che, nel passaggio da quattro a cinque stelle, gli alberghi riducono il numero di stanze, aumentano la metratura e danno maggiore qualità. Nel 2006, gli alberghi a cinque stelle a Venezia erano nove. Nel 2026 saranno più di 40; attualmente sono 36. Questo fenomeno riflette un massiccio flusso di investimenti proprio sulla qualità, poiché cinque stelle è il massimo, non c'è nulla di più alto».
Claudio Scarpa, direttore di Ava Federalberghi Venezia
«In questo modo, gli alberghi contribuiscono a contrastare l'overtourism, puntando ad attrarre un turismo di maggiore qualità: meno turisti, ma più fatturato - ha proseguito Scarpa. Tuttavia, se da parte nostra facciamo questo processo, che richiede investimenti notevoli, il Comune cosa fa? Chi arriva a Venezia e trova il massimo dell'ospitalità e della qualità alberghiera dovrebbe trovare anche il massimo dell'accoglienza per le strade della città. Su questo punto, il Comune di Venezia ha annunciato alcuni provvedimenti, anche di carattere commerciale, relativi alla qualità dei negozi, ai plateatici, e ha confermato il ticket d'accesso, che come sapete colpisce il turista pendolare, cioè quello che arriva in città solo per poche ore, e che permette il controllo del numero di turisti nelle giornate di grande afflusso. Il Comune ha inoltre confermato la volontà di organizzare solo eventi di altissima qualità, come il "Salone nautico" e il "Salone dell'alto artigianato", che sono diventati appuntamenti fissi per un turismo di qualità elevata. Questo è quanto ci siamo detti, e sono rimasto francamente molto felice nel vedere non solo l'appoggio del Comune di Venezia, ma anche quello del presidente di Federalberghi Veneto, che ci ha confermato come questo processo sia in atto non solo a Venezia ma in tutto il Veneto».
Ricapitolando, Venezia punta a diventare un'oasi di lusso attraverso tre step: aumentare gli hotel a 4-5 stelle, puntare su eventi di un certo livello e mantenere il ticket per contenere il turismo mordi e fuggi. Giusto?
Il lusso lo abbiamo declinato come qualità al massimo livello. Un direttore di un cinque stelle mi disse che fare lusso significa anche servire al cliente, se lo richiede, anche un prodotto insaccato meno nobile come la mortadella, purché alla massima qualità. Il lusso è declinato come qualità assoluta. La qualità va interpretata come il massimo livello raggiungibile in qualsiasi ambito e servizio, anche nei dettagli.
In quest'ottica, cosa faranno i 94 hotel da una o due stelle presenti in città? Aumenteranno anche loro le stelle?
La richiesta di alberghi a una o due stelle è ormai rara, anche se abbiamo hotel molto carini in queste categorie, magari situati in palazzi storici che però hanno problemi di spazio o edilizia, e quindi non riescono a rispettare totalmente la normativa regionale per una classificazione superiore. Per esempio, conosco un hotel vicino a Piazza San Marco che ha problemi di carattere edilizio e per questo è ancora a due stelle, anche se nella sostanza sarebbe un tre stelle. In generale, comunque, c'è un processo di crescita: spesso chi è a una stella passa a tre, che è una categoria ancora significativa, anche se non per una clientela di lusso. È una fascia importante, economicamente accessibile a una clientela media. A Venezia, in generale, la disponibilità di camere diminuirà, ma i fatturati aumenteranno, e chiaramente i prezzi delle camere saliranno.
Ma, secondo lei, quanto tempo ci vuole prima che Venezia diventi una meta dedicata a un turismo di alto livello?
Se riusciamo a proseguire su questa strada, con il Comune di Venezia che continuerà a puntare su un'offerta culturale di alto livello, penso che nell'arco di 5-10 anni potremmo raggiungere un equilibrio di compatibilità tra turismo e città.
L'esplosione del fenomeno degli affetti brevi, che è stata comunque abbastanza contenuta dal Comune, rallenterà questo processo?
Anche gli appartamenti possono offrire lusso. Ma è necessaria una regolamentazione. I concittadini che gestiscono appartamenti devono capire che questo settore non può essere lasciato senza regole. Da parte nostra, come Ava Federalberghi, abbiamo sempre chiesto l'obbligo di partita Iva per chi affitta appartamenti, perché farlo è un lavoro a tutti gli effetti, e quando si opera in modo professionale, si tende a garantire anche un livello qualitativo superiore. In questo momento, l'obbligo di partita Iva non c'è, ma il Comune di Venezia sta lavorando su una regolamentazione. Attualmente, c'è un blocco dei nuovi appartamenti per un anno e mezzo, fino alle prossime elezioni: sarà il nuovo sindaco a decidere cosa fare. Chi già possiede un appartamento può continuare a operare, mentre chi non è ancora entrato nel giro dovrà attendere. Nel 2026, quindi, ci sarà una nuova regolamentazione, che sarà fondamentale per il futuro della città. Venezia deve avere delle regole anche per gli affitti, perché è necessario riportare abitanti in città. Il Comune ha già introdotto alcune regole, come l'obbligo di fare il check-in di persona, di spiegare lo smaltimento dei rifiuti e le norme di comportamento in città. È stato eliminato l'accesso automatico tramite tastierini alfanumerici e introdotto l'obbligo di fosse settiche per la gestione degli scarichi. Sono tutti passi importanti, ma in futuro ci vorranno ulteriori regole, e questo sarà compito della prossima amministrazione.
Venezia punta sul turismo di qualità: meno turisti, più guadagni
Per chiudere, una provocazione: con questo progetto non si rischia di penalizzare una famiglia media italiana, che magari non potrà più permettersi un weekend a Venezia?
A Venezia ci sono molti servizi paralberghieri, come bed and breakfast, che offrono prezzi più contenuti. Tuttavia, dobbiamo capire che il turismo, ormai, non è più qualcosa che costa poco o nulla. È questo che ha portato un turismo di massa. Così come si programma l'acquisto di qualsiasi bene, anche la visita a una città va programmata. Questo è un fenomeno mondiale, e non riguarda solo i connazionali. Il 90% dei nostri clienti non sono italiani, ma anche all'estero le possibilità economiche variano. Parliamo di un tessuto molto fragile e di numeri eccessivi di visitatori. Non si sta dicendo a qualcuno “tu non puoi venire”, ma semplicemente di programmare la visita. Il costo cambia anche a seconda del periodo: per esempio, adesso, in autunno, i prezzi degli alberghi sono molto più bassi rispetto a settembre. Potrebbe essere un incentivo a visitare Venezia in un periodo diverso.