«Un secondo affondo alla legge Lollobrigida. Il governo italiano farebbe bene ad abrogare la legge nazionale, che resta vigente, anche se inapplicabile, facendo finalmente chiarezza normativa». Così l'Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica ha commentato la bocciatura dell'Unione europea alle restrizioni avanzate dall'Ungheria sulla carne coltivata. Per Bruxelles, infatti, il disegno di legge notificato dal governo Orban, che vieta la lavorazione e la vendita dei prodotti animali allevati in laboratorio, è sia «ingiustificato» che «non necessario».
Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea
Carne coltivata, i precedenti di Italia e Francia
Un verdetto, che, appunto, riporta l'attenzione su un dibattito che ha già acceso gli animi anche in Italia. A inizio 2024, infatti, la Commissione europea aveva archiviato un disegno di legge italiano promosso dal ministro dell'Agricoltura Francesco Lollobrigida, mirato a vietare la produzione e la vendita di alimenti e mangimi sintetici. Tuttavia, la decisione di Bruxelles, in quell'occasione, non riguardava il contenuto della norma, ma i problemi procedurali legati alla sua approvazione, avvenuta senza rispettare i termini sospensivi del regolamento Tris, che impone la notifica preventiva delle leggi nazionali.
Il ministro dell'Agricoltura, Francesco Lollobrigida
Non è solo l'Italia, però, a essersi scontrata con le regole europee in materia di alimentazione "alternativa". Anche la Francia ha vissuto un episodio simile quando la sua legge, che proibiva l'uso di termini come «polpette» o «hamburger» per prodotti vegetali, è stata giudicata illegittima (quindi poi ripristinata) dalla Corte di Giustizia dell'Unione europea.
Carne coltivata, perché l'Ue ha bocciato i divieti dell'Ungheria?
Ma torniamo all'Ungheria: perché l'Unione europea ha respinto il disegno di legge del governo Orban? Bruxelles lo ha giudicato «ingiustificato» e «non necessario» poiché attualmente nessun prodotto a base di carne coltivata ha ottenuto l'autorizzazione per essere commercializzato nel mercato europeo. Imposizioni restrittive di questo tipo, quindi, risultano premature.
L'Ue dice no ai divieti dell'Ungheria sulla carne coltivata
Oltre a ciò, l'approvazione della legge ungherese rischierebbe di intralciare l'eventuale presentazione di richieste future da parte delle aziende produttrici di carne coltivata all'Autorità europea di sicurezza alimentare (Efsa).
Carne coltivata, la proposta ungherese si scontra con i principi del diritto Ue?
Ora, il governo ungherese dovrà rispondere alle osservazioni di Bruxelles e posticipare l'adozione del disegno di legge al 13 gennaio 2025, data fissata sei mesi dopo la notifica. «La proposta di Orban - ha dichiarato Francesca Gallelli del Good Food Institute Europe - si scontra con i principi del diritto europeo, così come sarebbe successo con la legge italiana se avesse rispettato la procedura Tris. Entrambi i divieti sono infondati, non essendo supportati da evidenze scientifiche, soprattutto considerando che la carne coltivata non è ancora disponibile per i consumatori europei. La legge italiana, inoltre, è potenzialmente inapplicabile poiché notificata all'Unione europea solo dopo essere stata approvata, in violazione della procedura Tris».
Intanto la Gran Bretagna fa i primi passi in avanti sulla carne coltivata
Se l'Unione europea resta ancora cauta sulla questione della carne coltivata, fuori dai suoi confini ci sono già Paesi che hanno deciso di agire. Per esempio, a luglio, il governo del Regno Unito, uscito ufficialmente dall'Ue il 31 gennaio 2020, ha recentemente dato il via libera alla produzione e commercializzazione della carne coltivata, diventando il primo Paese del "Vecchio continente" a compiere questo passo. Tuttavia, almeno per ora, questa carne non sarà destinata al consumo umano, ma sarà utilizzata esclusivamente per l'alimentazione degli animali domestici.
Il prodotto, sviluppato a partire da cellule di pollo coltivate in laboratorio, ha superato con successo tutti i rigorosi controlli di sicurezza e qualità previsti dalle autorità britanniche, tra cui la Food Standards Agency (Fsa) e il Department for Environment, Food and Rural Affairs (Defra). Meatly, l'azienda responsabile di questo progetto innovativo, ha investito 3,5 milioni di sterline e prevede di lanciare il prodotto sul mercato entro la fine dell'anno. Come sottolineato dalla stessa azienda, la carne coltivata è priva di virus, non contiene organismi geneticamente modificati (Omg), né utilizza antibiotici, rappresentando così un'alternativa sicura e sostenibile per l'alimentazione animale.