Una collaborazione quasi quarantennale terminata, solo pochi giorni fa, attraverso una stringata quanto fredda lettera pervenuta a suo nome. Così finisce il rapporto professionale tra il Gruppo Gedi, proprietario tra le altre testate anche de La Stampa e La Repubblica, ed Edoardo Raspelli, noto nome della critica enogastronomica italiana, nonchè volto televisivo famigliare dei canali Rai.
Ha suscitato certamente dibattito la separazione tra Rapelli e il Gruppo Gedi: tante le testate di settore che hanno parlato del fatto di cronaca, accogliendo il commento del diretto interessato che si è limitato a comunicare pubblicare la fine della collaborazione. Fatto sta, a partire dalla fine di febbraio, gli articoli di Edoardo Raspelli (premiato nel 2014 anche da Italia a Tavola) non saranno più pubblicati sul portale ilgusto.it e su 13 quotidiani collegati, segnando un nuovo passo nella ristrutturazione del Gruppo di Torino. Questa decisione arriva dopo la dismissione di testate prestigiose come Espresso, Focus e alcuni quotidiani veneti, confermando un cambiamento significativo nel panorama editoriale.
Raspelli dopo l'addio: «Anni bellissimi»
A caldo un rammaricato Raspelli aveva parlato di «Anni bellissimi», quelli trascorsi scrivendo e collaborando con le testate del Gruppo Gedi. L'addio non è ovviamente sinonimo di un'uscita di scena di Raspelli dal settore enogastronomico. Nonostante la fine di questa storica collaborazione, "I ristoranti di Edoardo Raspelli" avranno ancora spazio nel suo mensile digitale gratuito, Raspellimagazine, e nel suo cameo domenicale su Rai 3 nella trasmissione "O anche no", condotta da Paola Severini Melograni.

Il giornalista e critico Edoardo Rapelli
A qualche giorno dall'ufficializzazione dell'addio tra le parti abbiamo parlato con il diretto interessato, ancora spiazzato più che dalla decisione in sé dal modo in cui questa gli è pervenuta.
Raspelli e l'addio a La Stampa: «Il direttore? Mai sentito in 3 anni»
Tra presente e futuro del suo lavoro, ecco cosa ci ha detto Edoardo Rapelli circa il suo addio al Gruppo Gedi.
Edoardo, come sono stati i giorni successivi alla comunicazione della fine del rapporto?
Li ho vissuti davvero molto male, nel senso che non mi aspettavo una cosa del genere. Non c’erano state avvisaglie e la ritengo una cosa sorprendente quanto improvvisa. Tra le motivazioni si parla di ristrutturazione delle collaborazioni, credo che alla base di tutto ci sia una giustificazione economica. Di certo non prendo 10 euro al pezzo ma non guadagnavo nemmeno queste cifre così astronomiche da giustificare, secondo me, una decisione del genere. Il gruppo ha venduto non poche testate, forse dietro c’è una questione legata ai budget ma se fosse così sarebbe un non così grande risparmio. Se ci sono altre motivazioni invece le sa solo il direttore responsabile della testata. Direttore che, in tre anni, non si è fatto mai sentire. Evidentemente per loro non ho nessun valore, nonostante la mia collaborazione fosse in essere dal 1985.

Dopo quasi 40 anni termina la collaborazione tra il Gruppo Gedi ed Edoardo Raspelli
Qualcuno ha parlato di un addio legato al voler "dar spazio ai giovani", che idea si è fatto?
Non condivido questa visione. A chi ha detto che portassi via il lavoro ai giovani rispondo che non ho portato via un bel niente a nessuno, anzi credo di aver creato opportunità per i miei colleghi contribuendo alla creazione e nascita, nel corso degli anni, di testate di settore e anche guide gastronomiche. La mia collaborazione, prima sul quotidiano e poi sul digitale, si “limitava” inoltre a un articolo a settimana, mica impedivo ad altri di scrivere. Non c’era nessuna esclusiva.
Ha ricevuto messaggi di sostegno?
Un mare, li ho ricevuto tantissimi e mi ha fatto veramente piacere, da molti colleghi e addetti al settore che, come me, non si spiegano una decisione di questo tipo. Non tanto per la decisione in sé, che ci può anche stare, quanto per i modi in cui è stata ufficializzata. Con una lettera di cinque righe e una firma illeggibile.
La mancanza di fondi è la motivazione principale secondo lei?
Loro hanno scritto così, non penso abbiano mentito. Io mi lamento del fatto che non puoi mandar via una persona dopo 40 anni di collaborazione con cinque righe glaciali e di routine. Avrei più apprezzato una telefonata, un rapporto più diretto.
Edoardo Raspelli: «Concorsi di bellezza? Solo un passatempo»
Cosa risponde a chi sostiene come lei negli ultimi anni abbia intrapreso, accanto al percorso legato alla gastronomia, anche altre strade diverse e iniziative come, per esempio, concorsi di moda e bellezza?
Sono stupidaggini. E poi dico, ne sono accorti adesso? Io iniziai a partecipare a questi eventi anni e anni fa, quando venni chiamato per condurre una serata di Miss Padania ma poi, per una serie di motivi, mi ritrovai a fare il giudice. Da allora seguo un concorso di bellezza che si chiama Miss La più bella del mondo, così come più di recente un analogo concorso maschile che si chiama Il più bello d’Italia. Penso, comunque, di fare delle cose più importanti di queste, che reputo puri passatempi. Per esempio di recente sono andato per l’ennesima volta a servire il pranzo a 200 senzatetto a Milano, in presenza delle istituizioni, ma questo non fa notizia. Evidenzio in tv poi realtà di ristoranti in cui ci sono impedimenti di natura architettonica che precludono o ostacolano la vita ai disabili, nell'intento che si rendano più accessibili. Credo siano queste le iniziative più significative, non i concorsi di bellezza.

Raspelli: ‘Concorsi di bellezza? Solo un passatempo‘ - foto dalla pagina Facebook di Edoardo Raspelli
A cosa si dedicherà ora?
Adesso vediamo un attimino e attendiamo, se c’è qualcuno a cui magari piace il mio modo di scrivere, peraltro di ristoranti che siano accessibili al cliente medio e non di quelli fuori portata della gente di cui invece parlano fin troppi. Se ci fosse qualcuno interessato ad avviare una collaborazione se ne può certamente parlare.
Ma dicono che lei abbia importanti richieste economiche…
Dicerie, non è così. E non voglio che magari qualcuno sia spaventato da questa considerazione. Certo non prendo 10 euro a pezzo, ma comunque non si sta parlando di cifre folli.
Per chiudere. Secondo lei dove sta andando oggi la critica gastronomica e quale futuro ne vede?
Non saprei, se devo basarmi su quello che vedo credo che la critica gastronomica ormai arranchi, e forse non esiste nemmeno più. "Critica" significa voler dare un parere, e sottolineo un parere perché non siamo certo la Cassazione, su quello che si mangia. Invece vedo solo annunci di ristoranti che aprono, vedo che si fa pubblicità al pandoro non perché è buono ma perché dicono che è di beneficenza. Oramai la parola “critica”, in riferimento alla gastronomia, credo abbia perso di significato. Anzi, credo che a parte me e Massimo Visintin non ci siano altri particolari critici in circolazione. La gente oggi è in balìa di encomi, magari anche disinteressati, ma del tutto gratuiti.