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Inflazione alimentare: il cibo costa di più ma i contadini vengono pagati meno

Secondo una recente analisi Fai nel 2023 i prezzi pagati ai contadini sono crollati del 13,7%, ma l'inflazione alimentare è cresciuta. Paesi ricchi come gli Stati Uniti o alcuni membri dell'UE hanno registrato aumenti del +2,9% e +6,8%

 
05 gennaio 2024 | 17:58

Inflazione alimentare: il cibo costa di più ma i contadini vengono pagati meno

Secondo una recente analisi Fai nel 2023 i prezzi pagati ai contadini sono crollati del 13,7%, ma l'inflazione alimentare è cresciuta. Paesi ricchi come gli Stati Uniti o alcuni membri dell'UE hanno registrato aumenti del +2,9% e +6,8%

05 gennaio 2024 | 17:58
 

Il 2023 ha segnato un aumento significativo dei prezzi alimentari a livello mondiale, con conseguenze spesso gravi per le famiglie sia nei paesi sviluppati che in quelli in via di sviluppo. Un'analisi condotta dalla Coldiretti sulla base di quotazioni dell'indice Fao rivela un paradossale scenario in cui, nonostante la crescita dell'inflazione alimentare, i contadini sono pagati significativamente meno per i loro prodotti agricoli. Questa disparità, amplificata dai flussi finanziari globali, minaccia la sicurezza alimentare e contribuisce all'aumento della povertà in molti Paesi in tutto il mondo.

Inflazione alimentare: il cibo costa di più ma i contadini vengono pagati meno

Il prezzo del cibo aumenta, ma i contadini vengono pagati sempre meno

Contadini pagati quasi il 14% in meno. Ma il cibo costa di più

Secondo l'analisi in questione nel 2023 i prezzi pagati ai contadini hanno subito un crollo del 13,7%, mentre l'inflazione alimentare è cresciuta in modo significativo. Paesi ricchi come gli Stati Uniti o alcuni membri dell'Unione Europea hanno registrato aumenti rispettivamente del +2,9% e +6,8%, con l'Italia che ha visto un incremento del 5,9%. La situazione si aggrava nei Paesi più poveri, dove i balzi dei prezzi per i generi alimentari raggiungono picchi impressionanti, come il +32,2% del Ghana

In risposta a questa anomalia, la World Farmers Markets Coalition è stata creata come parte del progetto di Food Coalition della Fao. Questa coalizione mira a sostenere i mercati contadini in tutto il mondo, coinvolgendo organizzazioni come Coldiretti, Fondazione Campagna Amica, FMC negli Stati Uniti, Grønt Marked in Danimarca e Bondens Marked in Norvegia. Con già 250.000 agricoltori e famiglie coinvolte, l'obiettivo è promuovere uno sviluppo economico e sociale sostenibile, con un focus sulla filiera corta, il sostegno all'agricoltura familiare e la conservazione della biodiversità.

In Italia si spende di più per ottenere meno cibo

L'inflazione alimentare e la riduzione dei compensi agricoli hanno portato a un contenimento dei consumi alimentari a livello nazionale. Gli italiani spendono di più per ottenere meno cibo, mentre i produttori agricoli lottano per coprire i costi di produzione. La Coldiretti sottolinea l'importanza di aumentare i fondi per l'agroalimentare nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza per sostenere la filiera e garantire un approvvigionamento alimentare stabile.

Indice Fao: prezzi del cibo in ribasso rispetto al 2022

Per quanto riguarda i cereali, nel mese di novembre si è registrato un incremento dell'1,5% nei prezzi, trainato dalla crescita dei costi di grano, mais, riso e orzo. Questo aumento riflette, in parte, le interruzioni logistiche che hanno ostacolato le spedizioni dai principali paesi esportatori. Tuttavia, nel corso dell'intero anno, l'indice è rimasto del 15,4% al di sotto della media del 2022, segnalando una buona offerta nei mercati globali. Per quanto riguarda gli oli vegetali, al contrario, l'indice ha registrato una diminuzione dell'1,4% rispetto a novembre. Questo calo è stato influenzato dagli acquisti contenuti di olio di semi di palma, soia, colza e girasole. In particolare, l'olio di soia ha risentito di un rallentamento della domanda nel settore del biodiesel e delle condizioni meteorologiche favorevoli nelle principali aree di coltivazione del Brasile. Nel complesso, per l'intero anno 2023, l'indice è stato inferiore del 32,7% rispetto al livello dell'anno precedente. Lo zucchero ha subito una diminuzione del 16,6% rispetto a novembre, toccando il minimo di nove mesi, sebbene rimanga ancora in aumento del 14% rispetto a dicembre 2022. Il crollo dei prezzi dello zucchero è stato principalmente guidato da una produzione intensiva in Brasile e da un minore utilizzo della canna da zucchero per la produzione di etanolo in India. Infine, per la carne, l'indice Fao ha segnato un decremento dell'1% rispetto a novembre, portando il livello complessivo a un calo dell'1,8% rispetto a dicembre 2022.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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