Il sistema delle recensioni e dei commenti online su ristoranti e hotel (e non solo) è corrotto per un vizio d’origine: l’anonimato. Questa è la ragione principale per cui Italia a Tavola è sempre stata in prima linea nella battaglia contro TripAdvisor e le altre piattaforme di commenti, non ultimo Google. Per anni abbiamo chiesto alle istituzioni di intervenire di garantire la libertà di opinione, eliminando corruzione e imbrogli, a tutela dei consumatori e dei pubblici esercizi. E l’unica soluzione possibile è solo quella di “mettere in chiaro” (con nome e cognome) chi esprime giudizi su imprese o soggetti privati. Fornendo oltretutto la prova di avere usufruito del servizio di che, giustamente, poi si può commentare.
Nonostante alcune sanzioni (l’ultima del 2019, di 100mila euro, del Consiglio di Stato a TripAdvisor per diffusione di notizie ingannevoli), dalla politica non è però mai giunta alcuna iniziativa per sanare distorsioni del mercato che sono invece pesantemente sanzionate, o vietate, in altri Paesi europei. C’è voluta la tragedia del lodigiano, col suicidio della ristoratrice Giovanna Pedretti (travolta proprio dal perverso meccanismo delle recensioni e degli odiatori senza controllo) perché qualcuno scendesse finalmente in campo. E in prima linea c'è oggi la ministra del Turismo, Daniela Santanchè, unico politico che a oggi ha promesso di regolamentare il settore. Bene, finalmente, si potrebbe dire. L'importante è non fermarsi però ad annunci generici di controlli che, per la complessità del mondo web, sono quasi impossibili da realizzare.
Perchè non metterci la faccia nel fare commenti liberi sul web?
Non bastano i controlli contro le recensioni false, deve sparire l'anonimato
Ma cosa si può fare concretamente?
Se si concorda che non sono più rinviabili regole certe per azzerare il fenomeno criminale delle recensioni a pagamento, pro o contro qualche ristorante od hotel, o per attaccare un privato cittadino mettendolo alla gogna, bisogna agire con decisione. Non dimentichiamo che ci sono almeno il 15% di commenti fasulli sulle varie piattaforme, mentre crescono a livello esponenziale i post degli "odiatori". Se poi consideriamo che c’è chi userà l’Intelligenza Artificiale per “orientare meglio” i consumatori (a vantaggio del portale), la situazione rischia di diventare ancora più grave, rendendo sempre più irrilevante quello che conta, il giudizio vero dei consumatori.
È ormai intollerabile che persone scorrette spargano maldicenze e falsità gratuite per danneggiare qualcuno (magari i concorrenti) grazie all’anonimato che è il paravento di ogni nefandezza. Sui social si deve poter dire tutto quello che si pensa, ma “mettendoci la faccia”. Troppo comodo lanciare il sasso e nascondere la mano...
L'anonimato nei commenti sul web copre operazioni criminali e concorrenza sleale
Contro i commenti fasulli servono profili autentici sui social
Ad ogni account deve quindi corrispondere un profilo autentico: lo Spid invece che la carta di identità elettronica sono lo strumento oggi disponibile a tutti e senza questi non si dovrebbe potere avere un profilo sui social e lasciare commenti.
Inoltre, si deve dimostrare di avere ricevuto un servizio mostrando una fattura o uno scontrino: senza queste prove non si dovrebbe poter criticare o elogiare. Non dimentichiamo che su Amazon solo chi ha comprato un bene può lasciare i commenti sotto quell’articolo… E ciò rende affidabili quelle recensioni.
Non si tratta di impedire di fare critiche legittime, che anzi sono utili a ristoratori o albergatori corretti a cui non può non stare a cuore la soddisfazione del cliente. La questione centrale è di essere certi di leggere commenti autentici. Così guadagneranno fra l’altro autorevolezza le stesse piattaforme di recensioni. Vanno evitate le troppe situazioni di ricatto od estorsioni che si creano proprio grazie all'anonimato.
Servono norme chiare contro anonimato e odiatori sul web
Per fare questo serve una normativa seria e chiara che contrasti una volta per tutte il dilagare delle recensioni false o i post degli odiatori seriali, che tanti danni hanno creato nelle società “libere” abolendo l'anonimato. Per questo serve che la politica decida una volta per tutte se vuole tutelare davvero consumatori e imprese o lasciare che a guadagnare siano multinazionali, truffatori e haters. E nei casi peggiori, in attesa di una legge ad hoc, va previsto anche l’oscuramento dei siti condannati per non aver controllato la pubblicazione di informazioni false e insulti.
Se davvero Daniela Santanchè vuole sfidare le multinazionali delle fake news dovrà puntare ad abolire l'anonimato e avrà il pieno sostegno delle persone oneste che per fortuna restano la maggioranza di questo Paese. E Italia a Tavola sarà anche in questo caso in prima linea per sostenere questa battaglia di civiltà.
Non dimentichiamo che l’abuso della menzogna, che fa a pugni con la concorrenza e il libero mercato, ha purtroppo accomunato negli anni sia i consumatori, sia alcuni gestori che hanno utilizzato recensioni farlocche (spesso a pagamento) per spingere il proprio locale o danneggiare quello dei concorrenti. Questa è un’amara verità che più volte abbiamo denunciato trovando un consenso generale che i politici non hanno però mai trasformato in atti concreti.
L'anonimato sui social protegge odiatori ed hackers
Non lasciamo che Giovanna Pedretti sia morta invano
E non si può certo pensare che l’indignazione e il dolore per la conclusione dell’imbarazzante questione del post omofobo (più o meno fasullo, o semplicemente rilanciato dopo mesi di silenzio) possano da soli risolvere il gravissimo problema delle fake news. Non bastano certo i soliti impegni verbali dei politici. La misura è ormai colma e se non vogliamo che il caso di Giovanna Pedretti, ristoratrice seria e impegnata nel sociale, sia solo uno spunto per le ennesime strumentalizzazioni e polemiche fra destra e sinistra, occorrono fatti concreti e coraggiosi. Non lasciamo che sia morta invano.
Va fissato un principio indiscutibile: chiunque acquista un bene e servizio ha il diritto di esprimere il suo grado di soddisfazione. La legge deve fare in modo che questo sia autentico, spontaneo, genuino e, soprattutto, rispettoso di chi fornisce un servizio importante alla collettività. Non si possono invece più accettare recensioni in malafede e finalizzate a screditare o accreditare in modo fraudolento un ristorante o un hotel. O peggio, denigrare una persona, magari minorenne. Ciò vale per qualunque social e, non dimentichiamolo, anche per la politica.