Molteplici le riflessioni e gli spunti che sono emersi dal talk “Cambiare prospettiva: da gelatiere a imprenditore” a cura di Fipe, la Federazione italiana pubblici esercizi, che si è tenuto nella Vision Plaza a Sigep (alla fiera di Rimini). Al centro della tavola rotonda l'imprenditoria del futuro legata in particolare al mondo del gelato. Un universo che comprende 38mila imprese con 5 miliardi di euro di consumi e 90mila addetti nel comparto. Quattro imprenditori “illuminati” del settore come Vincenzo Ferrieri di Cioccolati Italiani, Alberto Marchetti dell'omonima azienda, Paolo Brunelli della gelateria Brunelli e Andrea Fassi del Palazzo del Freddo si sono confrontai sul tema: si può essere insieme gelatiere e imprenditore?
A Sigep la Fipe-Confcommercio ha puntato i riflettori sulla figura del gelatiere
Fipe a Sigep: è possibile essere contemporaneamente gelatiere e imprenditore?
Il dibattito è partito con la provocazione di Andrea Fassi che ha sostenuto che non si può essere in produzione e al timone dell'azienda allo stesso tempo: se si sta in laboratorio non ci si può occupare di altre cose. Servono competenze, spazi e tempi diversi. La parola è passata poi agli altri relatori che hanno messo in evidenza come, all'interno della stessa azienda, si possono avere nel tempo diversi ruoli: dalla produzione si può passare alla formazione, e poi alla gestione dell'azienda. Due facce della stessa medaglia per le aziende del gelato che devono affrontare diverse sfide: produrre un buon prodotto (che è fondamentale, ma non più sufficiente a garantire la “sopravvivenza”), gestire i fornitori, il personale, occuparsi dei conti e della comunicazione.
Una complessità dovuta anche alla stagionalità di un prodotto che richiede scelte oculate per garantire l'apertura continuativa delle attività, ridimensionando le spese in inverno e inventando nuove occasioni di consumo che destagionalizzano i consumi, come ha fatto Alberto Marchetti con Zabà. Occorre inoltre fare i conti con la sostenibilità che non è “una moda”, ma un'esigenza. Non basta essere plastic free: la sostenibilità deve essere intesa a 360 gradi come asset aziendale che va presidiato. Come welfare aziendale, rispetto dell'ambiente e sostenibilità umana, garantendo al personale ritmi che consentano di vivere bene.