Uno spettro si aggira per il pianeta, si chiama overtourism. Spaventa le amministrazioni locali, che non sanno come far fronte alle orde di turisti invasati che invadono le città d’arte e le mettono a soqquadro, spaventa i Governi che non sanno distinguere tra le orde di immigrati illegali e quelli che arrivano con i pullman e i voli low cost (sono vestiti nello stesso modo, hanno gli stessi cellulari, pretendono la stessa qualità di accoglienza e ospitalità), spaventa i residenti che non trovano più posto nei parcheggi, sono costretti a fare la fila nei negozi, vedono aumentare in maniera esponenziale i piccoli crimini urbani (scippi, furti, vandalismi), sono costretti a recuperare i turisti che si sono spinti in montagna sui sentieri più impervi con le infradito o sono stati catturati dal maestrale mentre pagaiavano al largo ignari su fragili gommoni rischiando di finire sull’altra sponda del mare.
E’ come la sindrome del dito che punta la luna. Tutti guardano il dito, pochi la luna. L’over tourism è un falso problema. Il vero problema è la capacità di governare di chi teoricamente è stato eletto per governare ma poi si è perso davanti ai problemi complessi e articolati che ciò significa. Governare significa determinare le regole, condividerle, e poi farle rispettare. Governare significa ascoltare i bisogni dei cittadini e poi trovare il modo migliore per assolverli. Governare significa acquisire i valori della civiltà dell’accoglienza e dell’ospitalità e poi trasformarla in progetti e realizzazioni.
Overt Turismo, problema reale o di sola mala gestione?
Negli anni settanta in Italia sulle strade morivano ogni anno oltre 6mila persone, soprattutto sulle autostrade, soprattutto per incidenti frontali. Oggi, a fronte di un traffico motorizzato che è triplicato in quantità, i morti sono la metà, pochissimi sulle autostrade. Che cosa è accaduto? E’ stato introdotto l’asfalto drenante che ha eliminato il muro d’acqua sollevato soprattutto dai camion durante i nubifragi che rendevano un azzardo mortale qualsiasi manovra di sorpasso, sono stati installati i sistemi di controllo dell'eccesso della velocità, calcolata tenendo conto del tempo impiegato dagli automobilisti per viaggiare su tratte delimitate da due portali posizionati a una distanza variabile tra loro, sono stati posizionati i jersey, dispositivi di sicurezza modulare di calcestruzzo o plastica, per delimitare le corsie centrali che di fatto hanno annullato il rischio degli scontri frontali. In altre parole, la sicurezza attiva e passiva degli automobilisti è stata incrementata in maniera significativa grazie a scelte politiche drastiche quanto utili. Lo stesso discorso si potrebbe fare sull’abbattimento della mortalità infantile o su quella provocata dalle pandemie grazie all’introduzione delle vaccinazioni obbligatorie. Problemi millenari risolti grazie alla scienza e alla volontà politica dei governanti.
Se applicheremo gli stessi criteri all’over tourism, il problema verrà contenuto e forse perfino superato. Le città d’arte, come le destinazioni turistiche nel loro complesso, sono luoghi delimitati territorialmente e come tali gestibili. Si calcola quante persone oltre ai residenti possono accedere nelle varie destinazioni garantendo la qualità della vita dei residenti, ma anche la qualità dell’esperienza turistica degli ospiti e poi si delimiteranno gli accessi sulla base delle prenotazioni. Chi non prenota, se non è residente, non potrà accedere a Firenze, come a Venezia, come a Cortina d’Ampezzo. Verificarlo, con tutta l’informatica diffusa che esiste, per esempio tramite la tecnologia delle smart road e delle smart mobility (Anas lo ha appena installato sulla statale Alemagna che collega Belluno con Cortina d’Ampezzo e prosegue verso San Candido), sarà uno scherzo da ragazzi. Non è dittatura, è civiltà, è rispetto dei diritti dei residenti, come degli ospiti in visita.
Si potrà estendere l’obbligo di prenotazione a pacchetti turistici che comprendano oltre agli alberghi, anche i musei. In fin dei conti è quanto accade nei parchi a tema da sempre, in particolare dagli anni Novanta, da quando l’informatica è diventata uno strumento utile quanto immediato come applicazione. Vuoi andare a vivere l’esperienza e le emozioni di Disney Paris? Ti costa, motivo per il quale lo devi programmare in anticipo, ma poi il parco a tema ti garantisce un luogo pulito (meglio di un ospedale), sicuro (meglio di una base militare), con una animazione che ti accompagna in ogni momento, anche durante le code (mai sentito un bambino piangere o lamentarsi in fila a Disney), con animazioni progettate per adulti e bambini (dove gli adulti tornano bambini) che garantiscono divertimento, emozioni, esperienze da ricordare. Magari Venezia o Firenze fossero in grado di far divertire adulti e bambini nei loro musei (in genere di una noia mortale) o garantire una adeguata pulizia di strade e marciapiedi.
Il futuro, come è accaduto sulle autostrade, è affidato a una progettazione che innanzitutto garantisca la sicurezza attiva e passiva, degli automobilisti nel primo caso, degli ospiti nel turismo, e poi garantisca una fruizione informata, interessante, divertente dei luoghi e dei prodotti offerti. Si chiama civiltà della logistica, oltre che della progettazione. E’ così che i Romani crearono un impero, l’unico che ha compreso l’intero bacino del Mare Mediterraneo, oltre che della parte occidentale del continente europeo. Il loro segreto? La dolabra, la pala/piccone con la quale le legioni costruirono strade, ponti, acquedotti. Il gladio servì soprattutto per convincere i più riottosi. L’overtourism è un falso problema. Il vero problema è porre il fenomeno del turismo al centro della nuova civiltà che il pianeta sta vivendo. Per l’Italia è il presente oltre che il futuro.