E come per magia questa estate 2023 è passata dalla stagione degli scontrini pazzi, dei rincari e balzelli tra bar e ristoranti, a quella in cui i clienti hanno iniziato a non pagare il conto delle proprie abbuffate. In meno di un mese vari casi sono diventati di dominio pubblico e, in ordine temporale, l’ennesima fuga da parte di ospiti fraudolenti si è registrata a Terni. Vittima stavolta della levata a gambe di tre uomini è stata l’Antica Macelleria Pucci, indirizzo particolarmente conosciuto nella provincia umbra che propone, oltre al servizio di macelleria appunto, anche take away e cucina. Il tutto è stato denunciato via social (ma anche dovutamente alle forze dell’ordine) attraverso un post Facebook dal profilo del locale stesso. «Doveva capitare prima o poi e infatti è capitato» hanno scritto, riferendosi agli altri casi registrati nelle ultime settimane.
Terni, clienti non pagano 130€. Il locale ironico: «Doveva capitare prima o poi»
«Doveva capitare prima o poi, e infatti è capitato in una fresca sera di fine estate – recita il post della Macelleria Pucci – quando tre turisti italiani scrocconi si sono allontanati alla chetichella, approfittando della confusione, senza pagare il conto. “Quelli del tavolo 17” ci hanno tirato un bel pacco da 130€ e lasciato un selfie delle loro gesta. Confidiamo tuttavia in una recensione riparatrice a cinque stelle tipo “si mangia molto bene e non si spende niente” o anche “rapporto qualità/prezzo eccellente"».
Immagine dalla pagina Facebook del locale
Tanti i commenti di solidarietà da parte degli utenti social, con molti a chiedere di rendere pubblici i volti dei clienti fraudolenti, così da poterli adeguatamente riconoscere e segnalare. Ricordiamo, però, come se venissero postate le foto senza censura (come ha invece intelligentemente fattoil locale), sarebbe lo stesso esercizio commerciale a rischiare da un punto di vista legale.
Non pagare il conto al ristorante, per insolvenza fraudolenta si rischiano 2 anni
Come ci spiega anche la pagina Instagram Cena Con Diritto, specializzata nell’affrontare tematiche legali in ambito ristorativo e curata da autori di testi legati al diritto della ristorazione, nei casi in cui il cliente lasci il locale senza saldare il conto si può parlare di insolvenza fraudolenta (prevista dall’articolo 641 del Codice Penale), che scatta quando il cliente ordina e consuma simulando di essere in grado di poter pagare.
Cosa si rischia per insolvenza fraudolenta?
L’articolo in questione recita testualmente: «Chiunque, dissimulando il proprio stato d’insolvenza, contrae un'obbligazione col proposito di non adempierla è punito, a querela della persona offesa, qualora l'obbligazione non sia adempiuta, con la reclusione fino a due anni o con la multa fino a euro 516». «L’incognita è che l’intento fraudolento deve essere dimostrato dal titolare e non è sempre facile farlo – ci informano – In questi casi il ristoratore non può fermare il ristoratore fuggitivo perché altrimenti ci sarebbe il reato di sequestro di persona e non può nemmeno chiedere documenti di riconoscimento perché è un compito riservato alle forze dell’ordine. In questi casi la cosa migliore è contattare i pubblici ufficiali. Essendo quello con il ristoratore un rapporto contrattuale il mancato pagamento costituisce l’inadempimento per il quale l’esercente può agire legalmente».
Clienti non pagano il conto: 5 casi in pochi giorni. E se venissero resi noti i volti?
Perlomeno tra quelli diventati di dominio pubblico, in meno di un mese già siamo al quinto caso di questo tipo. Dai turisti italiani fuggiti da un ristorante in Albania, con tanto di Ambasciata Italiana a Tirana a saldare il conto, ai ragazzi siciliani insolventi a Malta (stavolta è direttamente intervenuto il padre di uno di loro). A Tropea due clienti se la sono data a gambe per le vie del borgo calabrese al termine di una cena (in questo caso il ristoratore ha pubblicato le immagini della videosorveglianza, senza oscurare i volti), mentre più di recente a Napoli due turiste hanno lasciato il ristorante e, assieme a lui, un conto non pagato.
Video di sorveglianza: vietato rendere pubblici i volti
Alla luce dei fatti, di fronte a un’abitudine tanto triste quanto criminale e maleducata, lanciamo una provocazione. Perché non autorizzare gli esercenti vittime di questi atteggiamenti a rendere noti i volti sui social di questi personaggi, così da renderli virali attraverso condivisioni che, sicuramente, scatterebbero in massa? In tal modo, siamo abbastanza certi, si scoraggerebbero comportamenti di questo tipo, e il timore di conseguenze simili sarebbe un bel deterrente verso quei personaggi (anzi, criminali) spinti dalla voglia di fare i furbetti al ristorante.
Clienti insolventi, la Fipe: «Condanna assoluta e solidarietà ai ristoratori»
Di recente abbiamo contattato il presidente della Fipe (Federazione Italiana Pubblici Esercizi) Lino Enrico Stoppani, proprio per avere una considerazione dell’associazione su questo triste trend che sta prendendo piede.
Lino Enrico Stoppani, presidente Fipe
Riproponiamo le sue parole, ancor più valide e di attualità alla luce dell’ultimo caso di clienti fuggiaschi a Terni: «I ristoratori hanno poche tutele in tal senso. La posizione della Federazione non può che essere di critica e condanna, non solo per un problema di carattere economico che comunque ha la sua importanza, ma per un diffuso quanto inaccettabile malcostume. Siamo reduci da un periodo in cui i pubblici esercizi, anche per loro errori, sono stati messi a pubblico ludibrio per la questione dei sovrapprezzi, ora mi piacerebbe che lo stesso livello di attenzione mediatica e critica venisse data verso tali episodi. Questo degrado sociale costante dei valori porta le persone a essere autorizzate a fare di tutto e di più, compiendo comportamenti arroganti, poco etici e soprattutto criminali. La nostra posizione, quindi, non può che essere di condanna»