L'inizio della colonizzazione dei granchi blu nel Mediterraneo risale al lontano 1949, quando un esemplare dall'America fu avvistato nelle acque italiane. Da allora, ha trovato una nuova dimora grazie alle acque di zavorra delle navi provenienti dagli Stati Uniti. Questo ospite è diventato un invasore, adattandosi e proliferando a un ritmo allarmante e le conseguenze di questa invasione si sono fatte sempre più gravi nel corso degli anni, spingendo ora il governo a considerare lo stato di emergenza. Sottolineando, poi, che la rapida crescita della popolazione di granchi blu sta mettendo a rischio l'ecosistema lagunare del Mediterraneo.
Il killer del Mediterraneo: il granchio blu
Granchio blu: pescate 450 tonnellate nel 2023 contro gli 87 kg del 2019
La situazione è così grave che il presidente della Regione, Luca Zaia, ha lanciato l'allarme attraverso una relazione inviata al governo. Da maggio a oggi, l'incremento dei granchi blu è stato esponenziale, minacciando ora l'intera economia delle zone lagunari. La situazione richiede misure straordinarie, tra cui il contenimento dell'invasione, il supporto agli operatori locali e la riorganizzazione delle attività di semina. I numeri sono impressionanti: l'incremento della produzione di granchi blu sta devastando la produzione di molluschi, come le vongole e le cozze, che costituiscono una parte significativa dell'industria locale. Nel 2019, solamente 87 chilogrammi di granchi blu sono stati pescati nelle lagune del Veneto. Ma nel 2023, questa cifra ha raggiunto le 450 tonnellate.
Granchio blu: un'idea per fermare la diffusione è quella di trasformarlo in biogas
Oggi, si sta cercando di affrontare il problema in modi innovativi. E un'idea interessante, oltre a quella di esportare l'animale e di inserirlo nei menu dei ristoranti, come riportato dal Corriere della Sera, è quella di trasformarli in biogas, una soluzione che potrebbe offrire una prospettiva per gestire l'eccesso di granchi pescati.