D’accordo le vacanze in Albania pur di risparmiare qualcosa, ma farlo così ci sembra eccessivo. Nelle ultime settimane si è registrato un forte flusso di turisti italiani verso le coste albanesi. I motivi? I prezzi decisamente alti, per tanti fuori portata, per qualche giorno di relax nel bel Paese, con analoghe possibilità “low cost” per una vacanza in Albania. Risparmiare con intelligenza sì, ma non come ha fatto un gruppo di turisti italiani in un ristorante di Berat (il suo nome, Guva), città storica dell'entroterra albanese. Cosa hanno fatto? Sono fuggiti a cena terminata, senza pagare il conto. Ma a "risolvere" la questione ci ha pensato l'Ambasciata Italiana a Tirana, che ha saldato la somma su indicazione del premier Giorgia Meloni.
Albania: turisti fuggono dal ristorante senza pagare
Albania, turisti fuggono dal ristorante: ripresi dalle telecamere
I quattro turisti italiani sono fuggiti da un locale al termine della cena, lasciando il conto non pagato. La mossa dei furbetti è stata però catturata dalle telecamere di sorveglianza poste fuori dal ristorante.
La scena è emblematica: i quattro si dirigono verso l’uscita e, una volta all’esterno, scattano via dileguandosi per le vie del borgo. Il proprietario del locale, intervistato dai media albanesi, si è detto esterrefatto per quanto accaduto, rivelando poi anche la somma che i turisti avrebbero dovuto pagare: 8.451 lek, pari a circa 80 euro (di fatto, 20 euro a testa). Nell’estate degli scontrini pazzi, c’è chi decide di non pagare anche una cena a dir poco economica. Dopo poche ore dalla denuncia dell'accaduto, è arrivato l'intervento dell'Ambasciata Italiana a Tirana.
Albania: l'Ambasciata italiana salda il conto del ristorante
«Su indicazione del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, abbiamo provveduto a saldare il conto lasciato non pagato da un gruppo di turisti italiani presso un ristorante della città di Berat». Lo ha reso noto l’Ambasciata italiana a Tirana. «Gli italiani rispettano le regole e saldano i propri debiti e ci auguriamo che episodi di questo genere non si ripetano», sottolinea l’Ambasciata