Centomila firme contro il foie gras in Svizzera. Le hanno raccolte gli animalisti di Alliance animale Suisse, depositandole ieri, 28 dicembre, presso la Cancelleria federale del governo elvetico. Nei prossimi mesi, la popolazione sarà dunque chiamata al voto per decidere il destino di quella che è considerata nel mondo una prelibatezza gastronomica, simbolo delle festività di Natale, Capodanno e Pasqua. Qualora prevalessero le istanze animaliste, l’importazione dei foie gras in Svizzera sarà vietata. La sua produzione sul territorio elvetico è invece già bandita, dal 1978.
Raccolte 100 mila firme contro l'importazione di foie gras in Svizzera
Le ragioni degli animalisti al no al foie gras
La raccolta firme di Alliance animale Suisse ha raggiunto l’obiettivo delle 100mila firme a poco più di 3 mesi dal rigetto dell’istanza di divieto all’importazione del foie gras in Svizzera da parte del Consiglio degli Stati di Berna. La Camera alta del Parlamento ha tuttavia proposto modifiche all’etichettatura, per rendere «ancora più chiaro il procedimento con cui si ottiene il prodotto». A esultare per la decisione anche quello che è considerato "il re del foie gras", nonché uno dei suoi più grandi interpreti nell'alta cucina europea: chef Bernard Fournier, simbolo del ristorante Da Candida di Campione d'Italia e membro di Euro-Toques. Per il 67enne, «questa specialità è una questione di cultura e di informazione e, vietandone l'importazione in Svizzera, se ne mangerà di più».
Ma quali sono le ragioni alla base dell'istanza di interdizione all'importazione? «Da più di 40 anni - spiegano gli animalisti della Svizzera Ramanda, guidati a Zurigo da Luc Fournier - la produzione di foie gras è vietata in Svizzera perché l’ingrasso di anatre e oche è causa di grandi sofferenze per gli animali. Purtroppo la Svizzera, con 200 mila chilogrammi di foie gras importati annualmente, è uno dei principali importatori di tale prodotto. Ogni anno, 400 mila anatre e 12 mila oche vengono uccise per rispondere soltanto alla domanda del nostro paese. Per tali motivi non è coerente vietare agli allevatori svizzeri, pena sanzioni, la produzione di foie gras, ma nel contempo autorizzarne l’importazione quando questo viene prodotto all’estero».
Una preparazione di alta cucina a base di foie gras
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Foie gras al centro delle polemiche in Svizzera
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Il foie gras è tra le specialità culinarie delle festività nel mondo
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Foie gras, «Il divieto di importazione in Svizzera non basta»
«Un eventuale divieto di importazione del foie gras e dei prodotti a base di foie gras - continua Alliance animale Suisse - è compatibile con gli obblighi commerciali internazionali della Svizzera. Tutti gli accordi prevedono delle eccezioni per le misure volte a proteggere la morale pubblica e la vita o la salute degli animali. Per esempio, la nostra legge prevede già il divieto di importare pelliccia di foca, di cane o di gatto. La Corte suprema dell’Organizzazione mondiale del commercio (Omc) ha espressamente riconosciuto che la tutela degli animali fa parte della morale pubblica. È inoltre ingiusto, da un punto di vista etico, consumare un prodotto per la cui fabbricazione è necessario maltrattare animali vivi».
Secondo un sondaggio condotto dagli animalisti nell’inverno 2018-2019, il 70% della popolazione svizzera non consuma foie gras. Esistono tuttavia importanti differenze regionali. Solo il 15% degli svizzeri tedeschi consuma tale prodotto, contro il 71% in Svizzera romanda (alias quella francofona) e il 49% in Ticino (il cantone in cui si parla italiano). Al momento, a vietare l’ingozzamento degli animali - tecnicamente chiamato “gavage” - sono una ventina di paesi oltre alla Svizzera. Tra questi Norvegia, Israele e Argentina. In Europa il divieto è stabilito da un trattato che non si applica in Francia, Belgio, Spagna, Ungheria e Bulgaria, dove il procedimento è considerato una "pratica comune".
Gli animalisti svizzeri: «Il foie gras è una malattia»
«Quello che si chiama foie gras - attaccano gli animalisti di Alliance animale Suisse - in realtà è una malattia, la steatosi epatica. Gli animali ingozzati, che crescono quindi in maniera anomala e rapida, registrano una mortalità da 7 a 20 volte superiore rispetto a quelli non sottoposti a tale trattamento. Dopo un certo periodo di tempo la morte è inevitabile, anche se l’ingozzamento si arresta. In seguito a un gavage prolungato di 15-21 giorni non è più possibile salvare l’animale, perché il fegato sviluppa la cirrosi».
Oltre al divieto di importazione del foie gras, la raccolta firme ha raggiunto il “quorum” per il voto della popolazione al bando dell’import in Svizzera di pellicce animali. Le due iniziative sono state condotte in contemporanea dagli animalisti “per motivi organizzativi e finanziari”. Il tutto a seguito della pubblicazione sul Foglio federale del 28 giugno 2022, passaggio decisivo per l’avvio della raccolta. L’obiettivo è stato quindi raggiunto e superato in anticipo rispetto alla scadenza di 18 mesi, grazie all’adesione di circa il 2,2% dei 5.488.371 elettori svizzeri.