Le isole di Murano e Burano come Napoli, solo per citare uno dei casi più recenti. Come già deciso la scorsa estate nella città campana, anche i due isolotti veneziani potrebbero presto conoscere uno stop alle nuove aperture di attività commerciali. Una stretta in arrivo, anche in considerazione del fatto che negli ultimi anni sono sorti tantissimi esercizi in uno spazio relativamente ristretto e limitato. Il Comune di Venezia sta seriamente pensando di applicare uno stop definitivo alle nuove aperture di bar, ristoranti e pubblici esercizi nelle isole di Murano e Burano. Basti pensare come le due isole complessivamente contino circa 7000 abitanti, con il numero di esercizi commerciali che ha sfondato quota 260.
Murano e Burano, stop all‘apertura di nuovi esercizi commerciali?
Se da un lato a comandare è il libero mercato - tanto più in una città che del turismo ha fatto la sua prima economia - dall’altro lo stravolgimento del tessuto sociale ed economico è sotto gli occhi di tutti. Tanto più in realtà piccole come quelle delle due isole della laguna nord, meno di 7 mila abitanti nel complesso, dove il numero di pubblici esercizi (inclusi quelli del Lido di Venezia) ha raggiunto quota 261 locali.
Venezia: Burano e Murano dicono stop a nuovi bar e ristoranti?
È questa quindi la soluzione a cui sta lavorando il Comune di Venezia. E in particolare è la soluzione a cui sta lavorando l'assessore al Commercio Sebastiano Costalonga. Nei fatti sarebbe una sorta di replica di quanto già previsto nel 2018 per Venezia: fissare una data superata la quale non è più possibile presentare domanda di nuove aperture.
Venezia, troppi esercizi commerciali sulle isole. Il Comune valuta una soluzione
Da cinque anni a questa parte, infatti, in città e nell’isola della Giudecca sono consentiti solo i trasferimenti di licenza da un’area all’altra della città. Le aperture ex novo, invece, sono relative solamente alle richieste presentate prima dell’entrata in vigore della norma. Inoltre il Comune per le due isole pare stia pensando anche a una norma volta a garantire un limite di tempo entro il quale completare i lavori all'interno dei locali, per evitare ritardi troppo dilatati nel tempo.
In Italia ci sono troppi locali?
Come detto si tratterebbe di un provvedimento, se verrà confermato, simile a quanto già deliberato a Napoli pochi mesi fa. Nel centro storico della città campana, infatti, è stato fissato uno stop agli esercizi di somministrazione di food and beverage. La disposizione è estesa anche alle attività di produzione, preparazione o vendita di prodotti alimentari, e al contempo non sarà permesso l'ampliamento di attività simili già esistenti. Tra il 2019 e il 2022 il tasso di crescita di queste attività è stato del 10% annuo, prevalentemente inerente ad attività ristorative legate all'asporto.
Di fatto a Napoli un locale su 8 è situato nel centro storico. Il discorso è, però, valido per tutto il Paese: con 330 mila esercizi commerciali l'Italia detiene un record europeo di certo poco invidiabile. Senza parlare, poi, dei locali che inaugurano per poi chiudere nel giro di poco tempo: negli ultimi cinque anni sono stati aperti in Italia ben 31.000 nuovi locali, tra ristoranti e bar. Tra il 2012 e il 2015 il numero di ristoranti e caffetterie è cresciuto del 10%, ma nello stesso periodo circa il 75% di quelle serrande sono state abbassate per non riaprire più.