«Non potevamo farcelo scappare». Con questa dichiarazione, il direttore editoriale del Gambero Rosso, Laura Mantovano - in occasione della presentazione del libro “L'altro Massari” svoltasi lo scorso 24 novembre, nella sala Tre Bicchieri del Gambero Rosso - ha commentato simpaticamente l'idea della pubblicazione di un'antologia che narra e interpreta 80 primi piatti della tradizione italiana, a firma del grande maestro della pasticceria, appena insignito del premio Tre Torte d'Oro dalla Guida Pasticceri e Pasticcerie 2024, Iginio Massari. «Un libro nato davvero per caso» ha raccontato Laura Mantovano che, in duetto con il pastry chef più famoso d'Italia, ha condotto la conferenza stampa romana che si è svolta con un alternarsi di racconti di storie di vita, aneddoti e dialoghi col pubblico presente in sala.
Iginio Massari (credits: Lido Vannucchi)
“L'altro Massari”, una raccolta di ricette dei suoi primi piatti del cuore
Una presentazione tanto informale quanto emozionante, nella quale Massari ha rivelato il suo alter ego, L'altro Massari, appunto. Il maestro, qualche tempo fa, aveva confidato al direttore editoriale del Gambero Rosso di avere scritto 20 anni fa (e completato) una raccolta di ricette (poi lette e rilette) dei suoi primi piatti del cuore, senza nascondere il desiderio che un giorno diventasse un libro. Desiderio che non aveva mai assecondato prima, consapevole del fatto che nell'immaginario collettivo il suo background è molto lontano dal mondo della cucina (non è nota ai più, infatti, la lunga esperienza di Iginio Massari come ristoratore, con la sua insegna Carlo Magno, della bassa Val Trompia alle porte di Brescia, di cui è socio dal 1993. Così come non è così noto il fatto che Iginio sia figlio d'arte, in qualche modo: la madre aveva un bar trattoria, mentre il papà era direttore di una mensa). Desiderio che, dopo 20 anni, allo scoccare dell'ottantunesimo compleanno del maestro, si traduce in un volume pubblicato da Gambero Rosso.
Cosa aspettarsi dal libro “L'altro Massari”
Un libro elegante, classico e minimal al tempo stesso: una cover nera con un'immagine del volto del maestro in cui non sono leggibili i segni del tempo ma che certamente racconta un vissuto intenso, strutturato, e una grande esperienza. Una riflessione sul cambiamento dei canoni gastronomici e sui nostri costumi alimentari, sull'importanza dei cereali e sul valore della dieta mediterranea, apre il volume che ha come obiettivo primario tramandare e dunque mantenere in vita l'essenza delle nostre origini e delle nostre tradizioni con l'auspicio che questo millennio porti alla riscoperta di una cucina del gusto, della qualità e della tradizione, quella mediterranea, appunto. Il libro continua con la parte pratica, un excursus sulle basi della cucina, condensate in un piccolo manuale, che aiuta a confrontarsi - o ad approfondire - i fondi, i brodi, le salse, per chiudersi poi con un glossario dedicato a erbe e aromi. Ma il cuore del libro sono le ricette, corredate da osservazioni personali e digressioni storiche.
La copertina del nuovo libro di Iginio Massari
Protagonisti? I primi piatti. «I piatti che rappresentano la nostra italianità nel mondo. I piatti che evocano la famiglia, il focolare, la memoria» ha raccontato Massari. E questo suo legame passionale con i primi “dei ricordi” di sapori e di profumi della sua infanzia viene fuori in ogni pagina del libro. «I piatti, come la pasta che, a differenza di altri alimenti che per la loro preparazione sembrano essere soggetti a processi alchemici, pur essendo arte ha il dono di essere di facile apprendimento. Un'arte che si può coltivare ogni giorno e ci fa sentire anche un po' inventori e artisti».
Pasticceria o primi piatti: cosa sceglie Iginio Massari?
Ma qual è la vera identità del maestro? Qual è il mondo che davvero sente appartenergli? Cosa sceglierebbe, messo di fronte a un bivio, tra il mondo dei primi e quello della pasticceria? «Il mio destino nella pasticceria è stato scritto sin da subito - ha raccontato Massari - quando da bambino caddi dentro una bacinella di crema messa a raffreddare da mia madre per fare il gelato. Allora capii cosa volevo fare da grande. Detto questo, però, per me i primi piatti non sono solo una passione, rappresentano un legame molto profondo con il mio passato, con la mia infanzia. Sono un grande amore. E dunque mi sento molto fortunato per il fatto che la vita mi ha regalato la realizzazione di qualcosa che ho desiderato da sempre. Quindi reputo che il mio vero privilegio, oggi, sia poter affermare che scelgo entrambe le cose. Perché amo entrambe le cose».