Ennesimo caso di clienti insolventi. Dopo i tanti episodi che da agosto in avanti si sono succeduti nel nostro Paese, e all’estero a opera di nostri connazionali, l’ultimo caso si registra in Liguria, precisamente a La Spezia. In un noto locale della città, Ristorante Roma, una coppia di avventori arrivati da fuori Regione si sono concessi una cena a base di prelibatezze di mare, finendo per non pagare il conto a fine pasto. Oltre 250 euro che invece di finire in casa sono rimasti nelle tasche dei due uomini, i quali nonostante siano anche stati scoperti dalla ristoratrice Adriana Incaviglia, non ne hanno voluto sapere di pagare.
A La Spezia altro caso di clienti insolventi
La Spezia, due clienti non pagano la cena. Serve a poco l'intervento delle forze dell'ordine
La vicenda è molto più lineare, per così dire, delle altre che abbiamo denunciato (anche attraverso le parole della Fipe, la federazione dei pubblici esercizi) in passato. Mentre in altre circostanze i clienti insolventi se la sono data a gambe al termine del pranzo o della cena, in questo caso i due sono stati scoperti direttamente all’interno del locale, e nemmeno di fronte all’intervento delle forze dell’ordine (chiamate dalla ristoratrice) ne hanno voluto sapere di pagare. Alla proprietaria del ristorante non è rimasta altra scelta che sporgere denuncia direttamente in Questura, con tutto ciò che ne consegue in termini di tempistiche ora necessariamente dilatate. La speranza di riavere i soldi della cena, oltre alla soddisfazione di aver beccato i due, forse però c'è...
Il ristorante Roma
La ristoratrice racconta la vicenda: «Noi subito insospettiti»
«L’abbiamo capito subito che i due, italiani, non avrebbero pagato - ci dice la ristoratrice Adriana Incaviglia - lavorando da tempo a contatto col pubblico ci sono stati dei segnali che ci hanno allarmato. La coppia non aveva prenotato, ma può capitare, però quando si sono seduti hanno fatto un ordine un po’ eccessivo solo per due persone. Dal modo in cui si guardavano e da come parlavano abbiamo avuto subito il sospetto di ciò che poi si è verificato». Che cosa hanno mangiato i due insolventi? Una cena a base di prelibatezze di mare, tra cui ostriche, muscoli ripieni, polpo, zuppa di pesce, ravioli ripieni di pescato fresco. Per un conto totale che si avvicina a 260 euro.
Lo scontrino della cena incriminata
«Abbiamo passato una bruttissima serata - continua la proprietaria del ristorante - perché insospettiti abbiamo avuto l’ansia per tutto il servizio e alla fine tutto si è avverato. Quando è arrivata l’ora di pagare uno è uscito per andare a fumare, l’altro alla cassa ha detto di aver dimenticato il portafoglio in stanza, promettendomi di andarlo a prendere lasciandomi il suo passaporto come ‘garanzia’. Al che io ho chiamato le forze dell’ordine, il tutto con gli altri clienti ancora in sala o alla cassa per pagare, ma quando sono arrivate hanno preso le loro generalità e i miei dati, avvisandomi che non avrebbero potuto fare nient’altro. Mi hanno detto di andare in Questura e sporgere denuncia, ed è quello che ho fatto».
Adriana Incaviglia, la ristoratrice truffata
La ristoratrice lancia l'allarme: «I due ancora in giro e l'hanno fatto di nuovo»
«Quello che è grave - prosegue Adriana - è che i due l’indomani hanno fatto lo stesso, a pranzo, in una friggitoria qua vicino per un conto da 100 euro, come mi ha raccontato il proprietario. Mi ha detto di aver chiamato anche lui la pattuglia, che le forze dell’ordine li aveva portati in Questura ma evidentemente ne sono usciti subito, in quanto poche ore dopo la coppia stava mangiando in una kebabberia del posto. Probabilmente sono ancora in giro a mangiare truffando i locali. Ho anche le loro foto, ma non le posso pubblicare per segnalarli».
L'appello della ristoratrice: «Colleghi, per combattere questi comportamenti dobbiamo essere uniti»
Un appello poi ai colleghi, a quelli che già hanno dovuto subire un fatto analogo (e magari non hanno denunciato per la "vergogna" di esser stato truffati) e di quelli che in futuro potrebbero passare lo stesso guaio: «Denunciate, raccontate, non c’è nulla di cui vergognarsi. Dobbiamo cercare di combattere questo malcostume sempre più diffuso. Se tutti insieme agiamo, anche attraverso le associazioni di categoria, forse qualcosa riusciamo a ottenere. Io non mi vergogno di ciò che è successo, non mi sono sentita fregata, mi sono sentita presa in giro da tutto il sistema perché non ho avuto nessun appiglio al quale potermi affidare per evitare questa situazione, nonostante avessi avuto subito il sospetto dell’insolvenza. Sapevo dall'inizio come sarebbe andata a finire, ma non avevo le armi per poterlo evitare. Mi sono sentita inerme di fronte a questa situazione e non ho potuto fare altro che svolgere il mio lavoro, come sempre».
L'appello ai colleghi: 'Denunciate fatti analoghi'
Clienti insolventi, il ristoratore ha speranza di riavere i soldi della cena?
«Come abbiamo detto - ci informa il team di A Cena con Diritto, pagina specializzata e curata da esperti di diritto della ristorazione - il ristoratore può querelare il cliente per insolvenza fraudolenta come previsto dall’art. 641 del codice penale. Si tratta tuttavia di reato non perseguibile d'ufficio, ma solo a querela di parte e che non prevede nemmeno l’arresto in flagranza né il fermo, e non sono applicabili le misure cautelari personali».
Cosa prevede la legge in questi casi?
«Se intervengono le forze dell'ordine queste potranno procedere alla sola identificazione del soggetto, o dei soggetti coinvolti, e raccogliere, anche in forma orale, la querela del ristoratore. Si potrà arrivare quindi ad un processo penale a loro carico che in caso di condanna consentirà al ristoratore di procedere in sede civile al recupero del credito, sempre che i condannati non risultino privi di fonti reddituali».
Clienti insolventi, la condanna della Fipe: «Malcostume inaccettabile»
Elio Stoppani, presidente Fipe
Torna quindi di stretta attualità, anche se di fatto lo è sempre stata, la condanna a comportamenti del genere da parte della Fipe. Contattato in merito all'ormai tristemente lunga striscia di casi del genere, ecco cosa ci aveva detto il presidente della Federazione Elio Stoppani: «I ristoratori hanno poche tutele in tal senso. La posizione della Federazione non può che essere di critica e condanna, non solo per un problema di carattere economico che comunque ha la sua importanza, ma per un diffuso quanto inaccettabile malcostume... Questo degrado sociale costante dei valori porta le persone a essere autorizzate a fare di tutto e di più, compiendo comportamenti arroganti, poco etici e soprattutto criminali. La nostra posizione, quindi, non può che essere di condanna».