La natura incontaminata, l'aria pulita e la possibilità di lunghe passeggiate in alta quota può sembrare un'opportunità alla portata di tutti. Ma cosa succede alle persone celiache quando devono fermarsi per una sosta in un rifugio, magari alla ricerca di un pasto gustoso in compagnia degli amici o della famiglia? Secondo i dati che vengono pubblicati ogni anno nella Relazione al Parlamento, di cui l'ultima riporta una fotografia a dicembre 2021, i celiaci diagnosticati risultano essere 233.147, di cui il 34% appartenente alla popolazione maschile (78.248) e il 66% a quella femminile (154.899).
I dati reali però sono ben diversi e potrebbero addirittura triplicare, raggiungendo quota 600.000 persone, se si considera che la celiachia colpisce circa l'1% della popolazione e che quindi la maggior parte di coloro che soffrono di questa patologia non ha ancora ricevuto una diagnosi. A questi, si aggiungono i tanti turisti celiaci stranieri che visitano il nostro Paese, attratti dalla fama dell'Italia di essere “il paradiso dei celiaci”.I numeri della celiachia sono in continua crescita e, se si considerano le distanze in alta quota e la difficoltà di raggiungere i rifugi, è facile intuire come il servizio senza glutine in montagna sia più importante che mai. Nessuno si sente escluso e, allo stesso tempo, il consumatore celiaco sa di poter vivere al meglio le escursioni, condividendo momenti di convivialità insieme agli altri, senza il pensiero di doversi portare cibo idoneo e non contaminato da casa. Ma c'è di più: i pasti in malga possono fare fronte al dispendio energetico dovuto all'attività escursionistica, senza mai dimenticare il gusto e il piacere della tavola.
Ecco perché l'Associazione Italiana Celiachia, che da oltre 40 anni è al fianco dei consumatori celiaci, ha dato vita al programma programma AFC - Alimentazione Senza Glutine Fuori Casa; un circuito di ristoranti, locali e strutture ricettive che garantiscono la non contaminazione e la sicurezza durante la preparazione e somministrazione dei pasti per i celiaci, grazie al rispetto di vincoli, standard, linee guida e controlli periodici da parte di AIC. Per un rifugio può non essere semplice garantire una cucina senza glutine, perché la posizione e le dimensioni dei locali di molte strutture rendono difficoltose le fasi di approvvigionamento, immagazzinamento e produzione. Ecco quindi che diventa importante avvalersi dell'aiuto di AIC e dei Tutor dislocati su tutto il territorio nazionale, che svolgono consulenze continue e aiutano i rifugisti a gestire al meglio tutte le fasi del loro lavoro, per offrire un servizio gluten free idoneo, sicuro e gustoso.
Tutti i benefici delle strutture di Network AFC
Le strutture coinvolte dal Network AFC in Italia sono già oltre 4000 e godono di tutta una serie di benefici: oltre alla consulenza dei Tutor in materia di cucina senza glutine, sono previsti corsi di formazione per il personale, che è più consapevole, aggiornato e in grado di offrire un servizio preciso, sicuro e di qualità. La cucina senza glutine però non è solo servizio etico e inclusivo, ma bensì un'importante opportunità economica e di crescita per le attività che operano in montagna. Infatti, AIC offre grande visibilità tra la comunità di celiaci, con un conseguente miglioramento dell'immagine e della reputazione dell'attività, con possibilità di emergere rispetto alla concorrenza che non eroga lo stesso servizio.
Infatti, ogni anno AIC pubblica una Guida cartacea, la prima e unica guida italiana alla ristorazione gluten-free, distribuita in più di 30.000 copie in tutta Italia, disponibile anche online sul sito web e sulla App AIC Mobile, disponibile sui principali app store. Aderisci al circuito AFC dell'Associazione Italiana Celiachia: scopri come avere tutte le informazioni e i contatti che ti servono!