Agli occhi dei meno esperti potrebbe sembrare un gioco di proroghe, il classico all’italiana, per rimandare e rinviare decisioni su un qualsiasi argomento. Ed in effetti sarebbe così, se non fosse per l’Europa che senza parlare sta dettando i tempi di una decisione attesa da anni.
La questione è quella spinosissima dei balneari, sul piatto il futuro di 30mila imprenditori che lavorano nel settore che interessa turismo, mare e ambiente, che pagano (poco) canoni di locazione e pagano di tasca propria anche tante opere necessarie, costi che però va detto e sottolineato, possono variare in modo anche estremamente significativo da una zona all’altra e non sempre sono proporzionati al numero di presenze e profitto economico derivante da posizione e giro d’affari. Già questo può far capire come gli interessi sul piatto siano diversi e difficili da mettere in equilibrio sulla bilancia. Ma lo spettro di una gara quello mette tutti d’accordo e sembra proprio non piacere a nessuno.
Gli stabilimenti balneari in Italia: serve una nuova regolamentaizone
Governo al lavoro: gli ultimi aggiornamenti
Facendo il punto sulle ultime decisioni del governo – e senza incedere in polemiche inutili - , la giornata di ieri ha portato alla decisione di istituire un tavolo interministeriale in cui dialoghino tutte le parti interessate, istituzioni e categorie.
Il fattore tempo intanto resta determinante: l’ipotesi della proroga delle concessioni demaniali per i balneari che scadranno il prossimo 31 dicembre, sembra una eventualità diventata ormai remota, mentre sarebbe prossima la decisione di estendere di alcuni mesi la proroga della delega al governo per la riforma del settore, che prevedeva entro il 27 febbraio di emanare i decreti attuativi della riforma delle concessioni.
L’obiettivo del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, è infatti quello di definire una soluzione strutturale alla questione - dunque definitiva - che deve rispettare anche la direttiva europea Bolkenstein.
Ora, in attesa del tavolo interministeriale, restano congelati gli emendamenti presentati da Lega e Forza Italia al decreto Milleproroghe per estendere la scadenza delle concessioni fissata – come detto – al 31 dicembre.
Fratelli d’Italia ora è alla ricerca di una soluzione cosciente del fatto che a Bruxelles si aspettano l’avvio delle procedure per la messa a gara da parte del governo italiano, ma non solo, le preoccupazioni sono anche altre.
L’Europa alla porta
A spiegarle chiaramente è il ministro per gli Affari Europei, le Politiche di Coesione e il Pnrr – Piano nazionale di ripresa e resilienza -, Raffaele Fitto che chiarisce come, nonostante la liberalizzazione delle concessioni balneari di per sé, non sia un obiettivo esplicito del Pnrr, è una riforma contenuta in un ddl (disegno di legge), quello sulla Concorrenza, che è tuttora sotto osservazione della Commissione. I funzionari di Bruxelles stanno infatti valutando l’effettivo conseguimento dei “traguardi” del secondo semestre del 2022: e nell’analisi dei 55 obiettivi, il ddl Concorrenza è oggetto di obiezioni e richieste di chiarimenti, che Palazzo Chigi starebbe fornendo alla Commissione. «Se noi ci mettiamo a smontare, sia pure su un aspetto marginale ai fini del Pnrr, una riforma che a Bruxelles sta ricevendo molte notazioni critiche, ci inimichiamo i nostri giudici» ha spiegato il ministro.
L'Europa e i fondi del Pnrr a rischio
Da sottolineare inoltre, che la posizione del Bel Paese sui balneari è particolarmente delicata: infatti è sotto procedura d’infrazione da anni da parte dell’Unione Europea.
L’orologio scorre, i tempi stringono, le decisioni incombono e serve una soluzione, o meglio un’alternativa concreta all’eventualità gara che ad oggi sembra essere l’unica plausibile.